Sin dalle sue origini su 4chan, “Go for a Punch” è sempre stato un anime dal background misterioso, così misterioso che al giorno d’oggi l’idea più gettonata a riguardo sarebbe che esso non sia addirittura mai esistito.
La prima menzione dell’anime comparve in una particolare risposta ad un thread (ndr: discussione iniziata da un singolo utente e legata ad uno specifico argomento nelle community online) nella sezione dedicata all’ambito di animazione giapponese chiamata /a/, in cui si chiedeva: “Quale è la cosa più strana che avete visto sul deep web?”
Screen dell’iconico thread originale (ormai archiviato) che diede origine a Go for a Punch, in cui l’utente descrisse attentamente nei dettagli le caratteristiche dell’anime.
La famosa risposta descriveva un macabro pezzo di lost media (ndr: termine usato per indicare contenuti digitali scomparsi generalmente dall’internet, rendendone molto difficile il ritrovamento), specificatamente un anime in cui sarebbero stati mostrati diversi eventi cruenti commessi dalle protagoniste; la violenza descritta venne accompagnata da una forte sensazionedi terrore misto a tristezza da parte di chi dichiarava la visione del filmato.
Tutto ciò diede inizio ad un effetto domino decisamente inaspettato, che portò alla ricerca di questo fantomatico media nominato dal video originale “Go for a Punch”.
Stralci di una trama enigmatica
Nella fatidica risposta (col senno di poi abbastanza infame, ndr) l’anon (abbreviazione di anonymous user, utente anonimo) menzionò di essersi imbattuto in esso sul “deep web” e intrigò la community a tal punto che altri utenti iniziarono a riscontrare una somiglianza in alcuni ricordi frammentati da cui tracciare una trama e delineare alcuni particolari per iniziare il ritrovamento.
L’anime era ambientato in un grande bagno senza porte né finestre; all’interno un gruppo di ragazze molto giovani discutevano di come in quella situazione strana non sarebbe stato possibile uscire da quel luogo. Dopo un po’ di tempo (forse giorni), a quanto descritto la disperazione, l’isolamento e la fame portarono le ragazze al suicidio ma le modalità descritte a tal proposito furono particolarmente brutali.
Data la natura di questo lost media, la presenza di contenuti visivi è irrisoria se non totalmente assente. Di conseguenza per avere un minimo punto di riferimento, bisogna affidarsi ad immagini fatte da artisti come “SouredApple” (raggiungibile su Twitter).
La morte più sottolineata e descrittacon chiarezza dalla maggior parte dei post sarebbe quella di una tra le ragazze avente un “hime cut”, ovvero un’acconciatura composta da una frangia frontale con ciocche laterali dritte lunghe fino alle guance per quanto riguarda il volto, mentre il resto dei capelli lunghi ma lisci e stirati lungo la schiena. Di colore biondo molto chiaro, secondo il racconto lei avrebbe chiesto ad un’altra ragazza di aiutarla ad annegarsi in uno dei lavandini.
Altri dettagli aggiuntivi riguardavano l’animazione in uno stile estetico simile a quello di Hayao Miyazaki, la particolare assenza di musica di sottofondo e le voci delle doppiatrici risultavano molto giovani.
All’interno della community formatasi attorno a “Go for a Punch”, il contributo generato dai fan ha alle volte causato falso allarmismo o autoreferenzialità indotta nei confronti di ciò che poteva essere scambiato per effettivo materiale originale.
Oltre a questi particolari rievocati dagli utenti, altre risposte descrissero l’esperienza dopo la visione con un senso di profonda depressione e inadeguatezza, di conseguenza cercando di avvisare sui contenuti disturbanti.
Tali risposte però rappresentarono soltanto un ulteriore incentivo a continuare per la community (come spesso è notabile su internet, ndr), tanto che nacque una prima ondata di scherno verso di essa, vista come un gruppo di illusi pronti a credere ad ogni cosa letta su 4chan.
La pista di “Dragonhead”
Dopo il post iniziale, la caccia era aperta. Un nome con cui ancora oggi questo filmato è conosciuto è “Saki Sanobashi”, ma tale appellativo è stato attribuito all’opera solamente dopo una singola risposta alla fonte originale e non sembra veramente derivare da alcuna indagine approfondita.
Una delle prime opere ad essere ricondotte a Go for a Punch è stata il manga post-apocalittico horror “Dragonhead” di Minetaro Mochizuki; tale correlazione venne popolarizzata da un thread dell’utente Fabianskii (@evoslayer) su Twitter in cui, dopo aver deciso di approfondire una ricerca su Saki Sanobashi, spiegò di aver trovato e inoltrato il link di quella da lui ritenuta una clip dall’anime.
Terza copertina di “Dragon Head”, come mostrata nel thread di Fabianskii, in cui è raffigurata la protagonista Ako e il cui aspetto coincide con quello descritto per una delle ragazze di Go for a Punch, a parte qualche dettaglio.
Purtroppo la suddetta clip non è disponibile in alcun modo al giorno d’oggi, anche perché il link proviene (come prevedibile, ndr) da YouTube e ci si può aspettare che uno spezzone di un filmato gore animato non fosse ben accettato dalle regole della piattaforma.
Dopo il post di “Fabianskii” e molteplici discussioni sul subredditdedicato, la cosiddetta “pista di Dragonhead” dimostrò di non avere informazioni concrete o quanto meno interessanti da offrire alla ricerca, considerando che probabilmente Go for a Punch non poteva essere collegato ad un contenuto mainstream come un semplice manga.
La seconda pista: “Lady in the Sea of Blood”
Dopo una prima cerchia molto ristretta di appassionati incalliti, l’esposizione data dallo youtuber “Whang!” verso l’anime introvabile ha portato ad un accrescimento di interesse per una nuova community con spazi dedicati, come ad esempio diversi server Discord che ancora oggi tentano nell’impresa (purtroppo con un risultato apparentemente misero, ndr).
Una delle scoperte più importanti fatte dal nuovo gruppo di utenti riguarda un altro filmato, questa volta stranamente live-action. Il nome è “Lady in the Sea of Blood” e nello specifico di genere exploitation, ovvero che mette da parte la ricerca artistica per mostrare un’esibizione esplicita di varia natura, in cui una ragazza giovane inizia a perdere sangue dalla propria bocca per poi spogliarsi su un pavimento pieno di sangue.
Ma cosa collega questo filmato e “Saki Sanobashi“? Il sito in cui questo video venne pubblicato contenevaaltri filmati simili, infatti a seguito di un’intervista ad uno dei moderatori si scoprì una correlazione tra esso e “darkanimeinc”.
La disperazione della community portò ad una prolungata ispezione su questo nuovo nome, il quale era uno “shock site“, ovvero un sito di raccolta per contenuti violenti, a tema anime eroguro (ndr: corrente dai contenuti violenti ed espliciti che rasentano il nonsense e il grottesco, spesso datati per via della nuova ondata di censura verso il genere ma tutt’oggi attivo) ancora esplorabile ma solo tramite la “wayback machine” (sito di archiviazione internet contenente vecchie versioni di molti siti online).
Un solo utente, tale “Chris Able”, darà testimonianza della presenza diGo for a Punch sul sito, per poi abbandonare la community successivamente perché “annoiato” dai loro comportamenti (ndr: anche se bisogna far notare che l’abbandono avvenne dopo essere stato interrogato sulla legittimità del suo post), lasciandola dispersa e ancora più confusa.
I problemi della travagliata ricerca
Il motivo per cui questa odissea sia stata così stranamente complicata e che non abbiaportato a nulla non è riconducibile ad un’unica causa; infatti, esistono molteplici motivi per cui lo scetticismo ad un certo punto abbia preso il sopravvento e l’idea più accettata sia stata che Go for a Punch non sia nemmeno mai esistito.
Ripercorrendo i passi fatti fino a quel momento, la community fece caso alla frequenza con cui così tante persone avessero iniziato a segnalare di averlo individuato o di aver “finalmente trovato Saki Sanobashi”, a tal punto da risultare un vero e proprio meme (nel senso negativo del termine in questo caso, ndr), poiché traparodie e ipotetici “avvistamenti” si riuscì a sottintendere che oramai la ricerca era diventata più uno zimbello che una missione di recupero presa seriamente.
La serie di Media Isekai su Saki Sanobashi è divenuta emblematica sotto questo punto di vista, essendo arrivata ad un totale di 55 episodi completamente riguardanti “avvistamenti” dell’anime.
Infine, l’aggiunta di diversi post creati da utenti con lo scopo di fare debunking (ovvero la pratica di confutare e smentire le ipotesi) condusse alla fine della community “ufficiale” legata al progetto di recupero, facendo continuare il progetto in sottogruppi più piccoli e non riconosciuti dalla maggioranza.
Un epilogo piuttosto irrisolto
Go for a Punch può essere considerato come una prova di quanto l’internet possa essere vasto, o di quanto sia facile mentire online su piattaforme come 4chan e non solo.
Non esiste una conclusione a questa storia, ognuno può pensare ciò che preferisce in base alla informazioni raccolte sull’esistenza di questo “anime del deep web”; non si può negare però il sospetto di persone che l’abbiano gonfiata a tal punto da mistificarla, probabilmente comportandosi solamente da troll.
Saki Sanobashi è uno strano caso di leggenda metropolitana di internet e con gruppi come il Team Saki, il cui obiettivo è quello di creare una versione fanmadedichiarata dell’anime, ci si può solo chiedere se almeno quello vedrà mai la luce del sole.