Chiunque avrà visto almeno un episodio della famosissima famiglia in giallo di Springfield: i Simpson.
Tutti conosciamo il tipico tema musicale dei Simpson ma dopo decenni, sembra ormai prossima la fine della serie. A cosa si deve però il suo successo? Perché alcuni episodi sono stati analizzati frame per frame? Qui di seguito vi illustrerò allora la storia dei Simpson e nello specifico della famiglia di Homer, Marge, Lisa, Bart e Maggie Simpson.
ATTENZIONE
La presenza di teorie complottiste all’interno dell’articolo ha il solo scopo esclusivamente conoscitivo e divulgativo: nessuna delle teorie è stata condivisa o confermata da fonti ufficiali.
1986: la genesi dei Simpson
Questo l’anno in cui il fumettista Matt Groening decide di dedicarsi all’animazione, creando di suo pugno i Simpson. Ne svilupperà anche dei fumetti (Simpson Comics), ma la sua vera fortuna partirà nella primissima messa in onda dello show il 19 aprile 1987 (arriverà in Italia solo qualche anno dopo). Agli albori, i primissimi 48 episodi avevano la durata di scarsi due minuti (1987-1989): avevano infatti la sola funzione di stacco tra le pause pubblicitarie del Tracey Ullman Show, uno spettacolo comico trasmesso in quegli anni dalla Fox.
Seppur i disegni siano decisamente sporchi e perfino approssimativi, sarà proprio questa versione il vero trampolino di lancio per la serie. Una storia racconta infatti che Groening avesse offerto agli animatori della Fox dei semplici bozzetti creati pochi minuti prima dell’incontro coi produttori.
Immagine di uno dei primi episodi dei Simpson
Il disegnatore aguzzò l’ingegno, utilizzando per i suoi personaggi principali i nomi reali della sua famiglia (mamma Margaret, padre Homer, le sorelle Maggie e Lisa e zia Patty). Le bozze avrebbero poi dovuto essere sistemate dal team di animazione, cosa in realtà mai realizzata.
Perché i Simpson hanno la pelle gialla?
Nessun significato nascosto o oscuro dietro quello della pelle gialla nei Simpson: quella colorazione avrebbe infatti permesso la visione dello show anche durante interferenze o zapping troppo rapidi.
1989-1990: la prima (vera) stagione
Visto il successo dei brevi episodi pilota, la Fox concedette un’altra possibilità alla famiglia di Springfield offrendole 13 episodi da 20 minuti: questo fu l’inizio della vera e propria svolta.
In questa stagione infatti venne non solo introdotta la storica sigla, creata dal maestro Danny Elfman in… soli due giorni, ma anche coniati capisaldi come la gag del divano, o le frasi trascritte alla lavagna da Bart. Sarà il nono episodio della stagione “Nati per essere sfrenati” a vincere perfino un Emmy per il miglior programma animato.
Il “D’Oh” di Homer fu inventato dal doppiatore originale Dan Castellaneta, ispirato alle figure di Stanlio ed Ollio. Ad oggi, questa espressione figura nell’Oxford Dictionary, ed è un marchio registrato Fox.
Gli speciali di Halloween
Altro must have della serie si rivelò essere una brillante intuizione: creare episodi speciali dai toni horror-ironici proprio per la ricorrenza di Halloween. A partire dalla seconda stagione, infatti, in ogni rinnovo della serie è presente un episodio (contenente mini storie) parodistico, con sottofondo tutta Springfield.
Fin dalla primissima edizione “La paura fa Novanta I” del 1990, i Simpson hanno avuto modo di rinnovarsi in continue citazioni ad horror e film cult, come: La Mosca, L’alba dei morti viventi, Dracula, Il Corvo, Nightmare, Venerdì 13, L’esorcista, o perfino la gag del divano riadattata per l’occasione da Giullermo Del Toro.
Frame dell’episodio Homer³ del 1996
Chi non ha mai seguito assiduamente i Simpson, non può non aver visto uno speciale di Halloween almeno una volta. Vera perla della serie è l’episodio Homer³ (1996) che vede Homer realizzato in una pionieristica computer grafica.
David “Watch Futurama” Cohen
Nell’episodio del 25 ottobre 1998 si legge nei titoli il nome di: David “Watch Futurama” Cohen. Perché? L’anno dopo sarebbe stato l’esordio di Futurama, e Matt Groening voleva essere certo di creare un secondo prodotto di successo per la Fox, il cui produttore esecutivo era proprio Cohen.
Una serie così longeva e famosa non può di certo esimersi da teorie, ipotesi ed intuizioni surreali sulla presenza o meno di specifici simboli e riferimenti negli episodi. O almeno, così sembrerebbe dal sito Reddit. Ecco quindi alcune delle principali trovate sul web.
Bart in realtà è Matt Groening
Il fatto che l’autore abbia appunto utilizzato riferimenti autobiografici per la serie fomentò l’ipotesi che Bart rappresentasse proprio il fumettista, cosa provata (pare) dall’episodio 18 della stagione 13 “Papà Incacchiato”, dove il ragazzino decide di creare un cartone focalizzato su Homer, con bozzetti che ricordano proprio gli originali di Groening del 1987.
Un frame tratto dal metacartone di Bart “Papà Incacchiato”
Marge è colei che ha sparato a Burns
Episodio di per sé già molto discusso, era diviso infatti in due parti: episodio 25 della 6° stagione ed episodio 1 della 7° stagione. “Chi ha sparato a Mr. Burns?” vedeva infine Maggie Simpson impugnare per puro caso la pistola e ferire così il milionario Montgomery Burns. Nella stagione 18 Homer poi ne assumerebbe la colpa, ma la teoria della moglie Marge come potenziale assassina ha retto comunque per anni su internet.
Nonno Abe Simpson viaggia nel tempo
Sarà proprio uno degli episodi di Halloween a fomentare la teoria “La paura fa Novanta V, Tempo e punizione” in cui Homer viaggia nel tempo, ascoltando i consigli di suo padre Abe in merito.
Homer sa perfettamente di essere un cartone
L’ipotesi sarebbe nata da un cambiamento nella psiche (non troppo complicata di Homer) a partire dalla stagione 5. In quella precedente infatti, il padre di famiglia incontra Dio in persona, a cui chiede il senso della vita episodio 3 della stagione 4. La teoria affermerebbe che in realtà Homer, grazie a quell’incontro, scopre di non essere nient’altro che un personaggio immaginario.
I Simpson prevedono il futuro
L’ipotesi complottista che primeggia sicuramente tra tutte le altre vede negli episodi dei Simpson vere e proprie previsioni del futuro. Ci sono esibizioni di Lady Gaga di 5 anni in anticipo, si vede il leggendario pesce a tre occhi Blinky del 1990 pescato 21 anni dopo nei pressi della centrale nucleare di Embalse (in provincia di Córdoba, Argentina), ma non solo. Il tutto raggiunge l’apice con l’episodio che vede Trump vincitore alle elezioni presidenziali. Ben 15 anni prima.
Lo “Springfield effect” venne coniato proprio grazie alla serie come un loop spazio temporale in cui tutti perseverano nella stessa età. Questa la teoria che dimostrerebbe come mai ad esempio Maggie è perennemente neonata. Ma una seconda ipotesi motiverebbe il tutto con un… lungo coma per Homer.
Il lento e progressivo declino
E’ piuttosto complicato individuare quale sia stata la causa scatenante del progressivo calo di spettatori dello show, ma sicuramente, un rinnovo trentennale della serie può danneggiare l’inventiva iniziale.
Ai Simpson gli si deve di essere sempre stati sul pezzo, con costanti riferimenti alle problematiche del momento, ma alla lunga, simili espedienti stancano e rendono deleterio il lavoro del team di sviluppo creativo.
Gli ultimi ascolti del programma parlano chiaro: 1,44 milioni di persone, con un 3 per cento di share. Numeri che mai la serie aveva raggiunto prima, se pensiamo che nell’epoca d’oro degli anni 90 raggiungevano i 20 milioni senza alcun problema.
Nel 2018 il personaggio di Abu Nahasapeemapetilon (l’indiano gestore del Jet Market di Spingfield) finì in una tormenta mediatica che lo vedeva irrispettoso nei confronti della cultura indiana. Le stesse accuse, mosse dal comico Hari Kondabolu col documentario The Problem with Apu, ebbero risposta proprio nel successivo episodio dei Simpson, che mostrò come il politically correct e l’eliminazione dei cliché possa danneggiare lo sviluppo anche solo di una fiaba.
Il personaggio di Apu Nahasapeemapetilon in compagnia di Bart.
Un secondo neo lo si deve ad una involuzione dei personaggi principali: dagli anni 2000 in poi, Homer diventò quasi perfino cinico nei confronti dei suoi figli, mentre Lisa sembrò man mano costantemente influenzabile dalle mode passeggere del tempo (cosa inconcepibile per una anticonformista come lei). Piccoli dettagli e differenze che col tempo hanno contribuito ad appiattire lo show, rendendolo banale e molto lontano dall’ironia originale.
Motivo di tale cambiamento è da riscontrare anche nella modifica proprio allo storico team: Groening stesso a partire dalla fine degli anni Novanta si dedicò assiduamente a Futurama, James L.Brooks (co-autore) era stato progressivamente meno coinvolto fin dal 1995, stesso destino anche per lo sceneggiatore Sam Simon (ma per divergenze creative) nel 1993. In seguito, a partire dalla sesta stagione in poi, alcuni degli autori più importanti, come Conan O’Brian, lasciarono definitivamente la serie.
A cercare di rilanciare il brand, ci fu il lungometraggio del 2007 che in effetti riuscì a sbancare al botteghino con ben 74 milioni di dollari d’incasso: degna di nota è infatti l’iconica scena di Spider Pork. Fu purtroppo un successo temporaneo, un falò che si sarebbe spento di lì a breve nello scorrere inesorabile delle stagioni successive.
I Simpson – Il film
Parlando di Homer e dei nostri adattamenti italiani, proprio l’Italia ha vissuto il lutto della storica voce di Homer, Tonino Accolla, scomparso nel 2013. Seppur sostituito (anche discretamente) da Massimo Lopez, gli spettatori italiani non riconoscono purtroppo in lui il mitico doppiaggio di Accolla.
Lo show ai giorni nostri è stato ormai largamente superato da prodotti come I Griffin e Bob’s Burger. Eppure, nessuno può negare come I Simpson siano (e saranno per sempre) icone dell’animazione e cultura moderna, a cui nuovi show non possono far altro che ispirarsi e trarne spunto.
Scrittrice free lance, ammette senza alcun problema di essere appassionata di erotismo, in tutte le sue forme, sfumature e colori. Fate l'amore non fate la guerra, diceva qualcuno. Ebbene, non è poi così male come idea, dopotutto.