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Internet e i Gatti: storia di una coppia vincente
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2 anni agoon
Come e quando i gatti sono riusciti a conquistare l’Internet.
Il 28 novembre 2017, gli sviluppatori del gruppo canadese Dapper Labs lanciarono un gioco rivoluzionario, utilizzando per la prima volta il nascente sistema blockchain di Ethereum nel campo videoludico.
Protagonisti del gioco dei simpatici gattini virtuali, collezionabili, scambiabili, riproducibili tramite “accoppiamento” ma, soprattutto, unici. E l’assoluta unicità era la seconda grande novità che portava con sé il gioco: il concetto di NFT era appena stato sviluppato, e proprio ai gattini era toccato l’onere di sperimentare questa innovativa tecnologia.
Erano nati i CryptoKitties.
Scopo del gioco, semplicemente aggiudicarsi un Kitten, o magari più di uno, così da farli “accoppiare”, generando nuovi gattini NFT da poter eventualmente rivendere o collezionare.
Nel primo mese di lancio, l’interesse per i CryptoKitties si rivelò tale da congestionare il network di Ethereum in modo così massiccio da renderlo inutilizzabile, mentre le transazioni sulla blockchain raggiungevano il loro picco massimo mai registrato. Un successo che spinse il team a creare una blockchain apposta per ospitare i crypto gattini e il loro enorme seguito, Flow.
Il gioco debuttò con un guadagno di 60 milioni di dollari nel primo trimestre. Tali cifre sono generalmente tipiche del settore dei casinò online, dove le persone spendono e prelevano le vincite nei loro portafogli elettronici. È interessante notare che anche i casinò online hanno giochi a tema felino, perché conquistano davvero facilmente il cuore delle persone.
I gattini avevano fregato tutti, ancora una volta.
Ma come siamo arrivati a questo punto?
Sebbene sia un’impresa biblica descrivere ciò che sono stati i gatti per il web e tutte le loro gesta, la loro è una storia che vale la pena raccontare, almeno negli eventi più significativi. È una storia che parla di ironia, cheesburgers, barattoli, cetrioli e bronci, di cui il successo travolgente dei CryptoKitties é solo la punta dell’iceberg.
Un infausto inizio: i Bonsai Kittens
Così come ci sono stati alla nascita del Web3, alla genesi del World Wide Web e all’inizio del nuovo millennio, i gatti c’erano. E gettarono il mondo, come loro consuetudine, nel caos più totale.
Tanti avvenimenti si sono susseguiti durante la data del 20 dicembre nel corso dei secoli: nel 69 d.C., Tito Flavio Vespasiano divenne imperatore di Roma, nel 1812 vennero pubblicate le fiabe dei fratelli Grimm, nel 2009 Barak Obama si insedia nella casa Bianca come primo presidente di colore degli USA, ma è il 20 dicembre 2000 a restare impresso nella mente di molti come data di uno degli avvenimenti più sconvolgenti della storia moderna, di cui ancora oggi si sente l’eco: lo scandalo dei Bonsai Kittens.
L’omonimo sito introduceva l’utente all’antica arte della “coltivazione” dei gatti in barattolo, perché crescessero assumendo la forma del contenitore in cui erano infilati, con tanto di foto, tutorial e fittizi riferimenti storici. Proprio come le piante Bonsai.
“Forzando fisicamente la crescita di una forma di vita si può fargli acquisire la forma del vaso che la contiene.”
Si spiegava in un tutorial presente sul portale, ritenendo che le ossa dei gattini di una settimana fossero tanto elastiche da adattarsi facilmente alla forma del contenitore.
Fin dal primo giorno di pubblicazione, l’impatto bonsaikitten.com fu immenso.
Il sito trovò spazio sia su cruel.com (dopo solo due giorni) che su rotten.com, generando ondate di sdegno persino tra i loro visitatori.
Neanche la conferma che il sito fosse stato creato da alcuni studenti del MIT (Massachusetts Institute of Technology) con dichiarato intento goliardico riuscì a placare il tumulto intorno allo scherzo, tanto che persino la Humane Society e, in seguito, l’FBI – oltre alle organizzazioni animaliste come PETA e OIPA, in Italia – intervennero con delle indagini per raffigurazione di crudeltà su animali, salvo poi constatare che nessun gatto fosse stato effettivamente maltrattato per la realizzazione del sito.
Sembra infatti che anche le immagini di gattini pressati all’interno dei barattoli, siano state realizzate con l’aiuto di programmi di fotoritocco.
Per anni ha però continuato a circolare un’agguerrita email di denuncia, condivisa di forum in forum o come catena di Sant’Antonio; difficile dunque risalire al mittente originario:
“C’è un sito su Internet contro il quale dobbiamo protestare, affinché sparisca per sempre.
Un giapponese che vive a New York sta creando e vendendo gatti, che si chiamano BONSAI CATS (Gatti Bonsai).
Fino a qui sembra che non ci sia nulla di strano, ma…ai gatti viene somministrato un restringente muscolare, dopodiché vengono inseriti in ampolle di vetro, VIVI!!! E lì dentro vivono per tutta la vita, sigillati.
Respirano attraverso un piccolo buco e gli danno da mangiare attraverso un tubicino. Le ossa del gatto si adattano alla forma dell’ampolla perché quando vengono inseriti sono ancora molto piccoli. Questa cosa terribile va molto di moda a New York, in Indonesia e in Cina. Potrai constatarlo sul sito
http://www.bonsaikitten.com
Per poter protestare, questa lista deve contenere almeno 500 nominativi.
Per favore, copia questo messaggio a un messaggio bianco (Copia-Incolla),
allega il tuo nome alla fine della lista e invialo a tutte le persone che conosci. E soprattutto, se questa email ti arriva con già 500 nominativi inseriti nella lista, o quando li avrà raggiunti, inviala subito a questo indirizzo email: anacheca@hotmail.com
Grazie“
A seguire, i nomi e le città delle persone che avevano aderito alla protesta.
Una delle email inviate al sito recitava, invece, con la passione che solo un amante dei gattini può avere (tradotta e adattata, ndr):
“Ma voi siete malati! Quale diamine è il vostro problema. So dove vivete e l’intera società umana sta venendo a prendervi. Siete persone orribili… Dovete f******mente morire! ANDATE A FA***LO, FIGLI DI P****NA, VI BRUCERÒ LA CASA!”
Gli internauti non l’avevano presa ovviamente bene, ma qualcun altro, dallo spirito decisamente più imprenditoriale, sì.
Il non più esistente ThinkGeek.com ne approfittò per mettere in vendita dei peluche di Bonsai Kittens, barattolo compreso, mentre omegagrafix.com ospitò una pagina parodistica che vendeva “ornamenti natalizi di Bonsai Kittens”.
In tutti gli anni in cui se ne è parlato, bonsaikitten.com non ha mai aggiornato o cambiato il proprio sito, ma si è spostato da un server all’altro per sopravvivere alle periodiche ondate di protesta, sempre impugnando “la propria libertà di espressione”, anche legalmente, per giustificare l’esistenza del sito.
È quindi stato soltanto merito dell’indignazione se il portale ha continuato a vivere, riaccendendo e spegnendo periodicamente una fiamma che ha ormai consegnato alla storia questo grottesco scherzo.
In principio erano i LOLcats
Se l’incidente dei Bonsai Kittens sembrava aver dato il via alla conquista del web in modo a dir poco turbolento, tracce dell’impero felino risalgono ad addirittura prima degli anni 2000.
Il periodo tra il 1998 e i primi anni 2000, infatti, è stato caratterizzato dalla diffusione dei primi blog “scritti da gatti”: Sparkle cat prima e Max The PsychoKitty dopo. Il primo blog di un gatto, sophie.net, risale al 1998.
Ma i primi a rendersi davvero conto del potenziale, ancora poco sfruttato, di questi simpatici amici pelosi, sono stati probabilmente i caotici utenti di 4chan che, a partire dal 2005, cominciarono a far circolare delle immagini di gatti ripresi in momenti bizzarri, con delle semplici scritte ironiche in bianco, con contorno nero e in font Impact. Tutte rigorosamente in broken-english o, termine coniato apposta, lolspeak.
Si diede così il via all’epoca dei LOLcats.
Nello stesso periodo si designò un giorno della settimana dedicato al postare dei LOLcats, fissato al sabato. Il giorno fu così battezzato Caturday, che Urban Dictionary definisce “la più grande festività di internet” (e come dargli torto, ndr).
Partito – o almeno ne è il primo esempio registrato – il 12 dicembre del 2006, negli anni il Caturday ha generato migliaia di contenuti esilaranti, iconici, quasi mitologici, alcuni entrati nella storia (come “I can has cheezburger?” di cui parleremo dopo, ndr) fino a varcare i confini del web ed entrare nella quotidianità del “mondo fuori”, tanto che ormai il Caturday è un termine entrato nell’uso comune, di cui tanti che lo utilizzano ignorano le origini.
È un’epoca d’oro in cui la fantasia sfrenata dei partecipanti del Caturday rende i gatti protagonisti di imprese epiche, come la battaglia tra longcat e tacgnol. Si creano vocaboli fantasiosi per identificare specifiche tipologie di gatti o di azioni (long boi, chonk, blep ecc), si generano vere e proprie mitologie e profezie religiosamente condivise da tutti i partecipanti da un capo all’altro del mondo; viene persino coniato un intero, nuovo tipo di linguaggio.
Senza rendersene conto, in quegli anni l’umanità ha creato una nuova cultura, in un mondo nuovo come quello dell’Internet. E sono stati i gatti ad ispirarla.
L’opera più imponente legata alla tradizione del Caturday, però, è la LOLcat Bible, un progetto mastodontico avviato nel luglio 2007 da Martin Grondin, che prometteva di tradurre l’intera Bibbia cristiana in LOLspeak, con protagonisti i gatti delle famose macros. In questa particolare versione del testo – per alcuni – sacro, il Ceiling cat era il Dio magnanimo in conflitto col malvagio Basement cat.
Un esempio di un passo della LOLcat Bible:
“Oh hai. In teh beginnin Ceiling Cat maded teh skiez An da Urfs, but he did not eated dem. Da Urfs no had shapez An haded dark face, An Ceiling Cat rode invisible bike over teh waterz.”
È interessante notare come sia unanimemente accettato il pensiero che i gatti non sappiano parlare correttamente.
Ma non solo ironia: gli utenti di 4chan, infatti, hanno anche contribuito attivamente all’identificazione di un ragazzo – Kenny Glenn – che aveva abusato del proprio gatto Dusty in un video postato su YouTube il 15 febbraio 2009, non senza errori di identificazione (inizialmente fu indicato un certo Mike Glenn, causando non pochi problemi allo sfortunato omonimo).
Alla fine, il vero colpevole saltò fuori, perseguitato a lungo da utenti di 4chan, Reddit, Anonymous e mezzo web unito, con siti dedicati a Dusty, canali youtube e vere e proprie operazioni di salvataggio.
Il vero Kenny Glenn fu identificato, geolocalizzato e segnalato alle autorità competenti, non prima di essere punito con centinaia di ordini di pizze al suo domicilio.
Un periodo di cambiamenti ed evoluzioni, il primo decennio del 2000, in cui l’Internet stava inesorabilmente mutando forma e fine. Nel 2005, una nuova piattaforma chiamata YouTube, avrebbe permesso agli utenti di rendere pubblici video girati da loro stessi in modo gratuito, esattamente come avere un canale televisivo personale.
Il 2005 é quindi anche l’anno del primo video su YouTube di un gatto, postato proprio da uno dei fondatori, Steve Chen, per il lancio della piattaforma.
Pajamas and Nick Drake, questo il titolo del video, ritraeva il gatto di Steve che giocava allegramente con una corda, con Hazey Jen II di Nick Drake in sottofondo. Il numero di visualizzazioni potrebbe sembrare deludente per un tale reperto, ma è proprio la valenza storica di quei pochi secondi a rendere quel video così speciale.
L’anno seguente, il 2006, sarà però l’anno del primo video virale della piattaforma con protagonista un gatto – e i suoi antagonisti, un branco di cuccioli di Golden Retriever: il famigerato Puppy vs. Cat. Il semplice video di un minuto circa, ha registrato circa 16 milioni di visualizzazioni e 7.000 commenti.
Nel 2007, Erik Nakagawa si impegnò invece a creare un luogo in cui raccogliere le migliori macros (immagini con testo, ndr) dedicate ai gattini, a seguito del successo di uno dei più celebri LOLcats di sempre, di sua creazione: I can has cheezburger? Con protagonista un simpatico e paffuto British Shorthair recuperato da una pubblicità di cibo per gatti russa. Era l’11 gennaio 2007.
L’omonimo sito/archivio é stato per anni sulla cresta dell’onda come sito più frequentato al mondo, riuscendo a raggiungere oltre un milione e mezzo di visite al giorno. Un successo tale che una compagnia di Seattle acquistò il blog per 2 milioni di dollari, nel luglio dello stesso anno, rendendolo la compagnia madre (Cheezburger) che si occupa, tra gli altri, di MemeBase, Fail Blog e Know your Meme.
Ben Huh, ex CEO del sito, ha dichiarato che ai tempi dell’acquisto del sito “Non avevamo idea di cosa diavolo stessimo facendo”. Ed è proprio la magia dei gattini: un giorno stai guardando la foto di un gattino in cerca di adozione su un social, e il pomeriggio stesso quel gattino sta dormendo sulle tue gambe senza tu abbia la minima idea di come abbia fatto a finire lì.
Lo stesso incantesimo in cui sono caduti gli internauti di tutto il mondo.
“Sophie sostiene che ogni gatto dovrebbe avere il proprio sito internet” si legge nella home del simpatico portale “sophie.net”; più che un desiderio, una previsione, resa sempre più concreta dai mezzi che, con l’avvento del Web2, hanno ormai sostituito quasi del tutto blog, siti e forum: i social network.
I gatti e il Web2: i nuovi influencer
Se la nascita del Web è stata caratterizzata da avvenimenti storici per lo più goliardici, il Web2, così come per gli esseri umani, è segnato da un nuovo fenomeno: quello degli influencer.
Un’epoca di sovraesposizione mediatica in cui individui comuni riescono a crearsi seguiti considerevoli, che ha coinvolto anche gli animali. Molti gatti restano famosi per i meme, ma altri diventano virali per via delle loro caratteristiche estetiche (sia positive, come particolare bellezza, che negative, come malformazioni), divenendo di fatto gatti influencer e testimonial di cause sia umanitarie che animali.
A cavallo tra il passaggio dai forum ai social network, nel 2010 Chris Torres cominciò ad inserire nei suoi fumetti un personaggio ispirato al Blu di Russia che aveva adottato poco tempo prima.
Nel 2011, per raccogliere fondi destinati ad enti benefici, decise di chiedere al suo pubblico cosa avrebbe dovuto disegnare; i primi suggerimenti che arrivarono furono piuttosto eterogenei, ma non abbastanza da impedire a Chris di disegnare un personaggio con i primi elementi proposti: il suo gatto, un arcobaleno e un dolce da colazione.
Così nacque Nyan Cat, uno strano gatto dal corpo fatto di pop-tart rosa (biscotti precotto della Kellog, ndr) circondato da un arcobaleno, anche se la sua versione che tutti conosciamo sarebbe venuta alla luce soltanto il giorno dopo.
Chris, di fatto, racconta di aver sognato quella stessa notte il suo disegno in versione pixel art e, ancora una volta, proprio come sotto un bizzarro incantesimo, si alzò dal letto per rendere reale la versione di Nyan Cat che gli era apparsa in sogno. Sei ore dopo, il video in versione definitiva, in pixel art animata, fece il proprio debutto su Tumblr, cambiando per sempre le sorti del web.
Dopo una quantità incalcolabile di meme, canzoni, gadget e contenuti digitali di ogni tipo, e più di 200 milioni di visualizzazioni al ricaricamento su Youtube, l’NFT di Nyan Cat viene venduto, nel febbraio del 2021, per circa 600.000$, sancendo definitivamente il suo potere a dieci anni dalla sua nascita.
Quello che sembra essere un evento fortunato, aprirà in realtà la strada ad una nuova era di eventi storici nel cat-web.
Nello stesso anno della nascita di Nyan Cat, Taylor Armstrong litiga ferocemente con Kyle Richards in una puntata di “Real Housewives of Beverly Hills”; non avrebbe mai pensato che un momento di quello scontro – quello in cui la bionda Taylor inveisce quasi piangendo contro Kyle – sarebbe diventato uno dei meme più diffusi degli ultimi anni, quasi una decade dopo l’evento.
Nel giugno del 2018, la prima foto del “confused table cat” fece la sua apparizione su Tumblr, accompagnata dall’eloquente didascalia “he no like vegetals.”, che di certo spiegava l’espressione contrita del gatto bianco seduto ad un tavolo con un piatto mezzo vuoto d’insalata davanti.
L’anno seguente, il nome del gatto confuso, protagonista dell’immagine, fu rivelato essere Smudge, presente su Instagram con un suo profilo verificato da più di un milione di followers.
Fu soltanto nel maggio del 2019, però, che avvenne la magia: le due foto, così diverse e apparentemente senza alcun collegamento, apparvero affiancate per la prima volta grazie all’utente di Twitter “MISSINGEGIRL”, generando una reazione a catena da Reddit a Facebook, luogo dove il meme ha consacrato il proprio indiscusso dominio mainstream.
Un altro gatto riuscì poi a sfruttare la fama di quel meme per lanciare la propria carriera: Thurston Waffles, che comparve in una versione del meme al posto del gatto Smudge, totalizzando, con il video originale, oltre 700mila visualizzazioni.
Thurston Waffle, altro pilastro del regno felino internettiano, divenuto famoso per il suo drammatico miagolio, ci ha lasciati anch’esso nel settembre del 2022, alla veneranda età di 15 anni.
Ma il gatto forse più famoso dell’internet è stato, senza dubbio, Tardar Sauce, altresì nota come Grumpy Cat.
Era un giorno tranquillo il 23 settembre del 2012, quando Bryan Bundesen decise di postare su Reddit una foto della snowshoe di sua sorella, Tabatha Bundesen, probabilmente aspettandosi qualche reazione, ma di certo non la deflagrazione mondiale che provocò quel semplice scatto.
La buffa espressione imbronciata della gattina ebbe da subito un successo immediato tra i gli utenti di Reddit: entro 48 ore dalla pubblicazione del post originale, sul sito avevano cominciato a circolare oltre 300 immagini ispirate al nuovo “Grumpy cat” (ce n’erano già stati altri, ma nessuno che fosse riuscito a raggiungere lo stesso successo ndr).
Qualcuno osò addirittura insinuare che le foto fossero ritoccate e Tardar Sauce non avesse davvero quell’aspetto, così un primo video di conferma fu pubblicato su YouTube, raggiungendo oltre il milione e mezzo di visualizzazioni nelle prime 36 ore.
I numerosissimi meme che ne scaturirono furono ben presto condivisi da testate come Buzzfeed, Huffington Post, attori e brand che, come Purina Friskies, ingaggiarono Tardar Sauce come testimonial dei loro prodotti, fino a vedersi dedicato un intero film, “Grumpy cat: worst Christmas ever”, rilasciato nel novembre del 2014, e persino una bevanda al caffé, il… Grumpuccino.
Insieme a Lil bub, altro celebre gatto influencer, è probabilmente il gatto con più apparizioni tv e copertura mediatica dentro e fuori l’internet.
La sua morte, avvenuta nel 2019, è stata riportata dalle maggiori testate come CNN, BBC e il Time, a riprova dell’immensa fama raggiunta dallo scorbutico felino, guadagnata sul web e sfociata senza freno nel mondo reale.
Dalla “Crazy Cat Lady” alla rivalsa sociale dei gattari
I gatti sono eccentrici, enigmatici, imprevedibili. La nostra aspirazione è comprenderli, ma nel farlo proiettiamo la nostra emotività in esseri pressoché inespressivi e desideriamo disperatamente che dietro l’indifferenza con cui ci trattano, in realtà nascondano lo stesso amore che proviamo per loro.
Nel corso dei secoli, i gatti sono stati investiti dei poteri più vari e contraddittori: per gli egizi erano divinità, per i giapponesi demoni, gli europei sono sempre stati confusi al riguardo, sfruttando la domesticazione in alcuni periodi e tacciandoli di stregoneria in altri.
Un tempo malvoluti – soprattutto dagli uomini, che identificavano comunemente i gatti come animali che poco si addicevano alla virilità – erano quasi ritenuti sinonimo di “disagio”. Si riteneva chi accudiva i gatti come sfigati, mentalmente instabili, poco sociali, per via della loro natura sfuggente, a differenza dei cani, ritenuti invece gioiosi e fedeli.
Poi, come ogni storia a lieto fine, i cavalieri del web hanno rovesciato questo stereotipo a suon di macros.
Nonostante, statisticamente, siano presenti più contenuti dedicati ai cani – circa 10 milioni in più – che ai gatti, tutta internet sembra aver incoronato i felini come sovrani incontrastati del Web, considerando che non esiste – né mai è esistita – una controparte canina che abbia raggiunto una notorietà quantomeno simile a quella di gatti come Grumpy Cat.
Un successo che sembra aver sorpreso persino l’inventore stesso del World Wide Web, Tim Berners-Lee, che durante un AMA (“Ask Me Anything”, ovvero un “Chiedetemi di Tutto“) del 2014 su Reddit, alla domanda “Qual è la cosa per cui non avresti mai pensato che internet sarebbe stato usato, ma che poi è diventata la ragione per cui le persone lo usano?”
Rispose, per la sorpresa di molti, “Kitten.”.
L’assoluta novità del World Wide Web ha avuto l’effetto di una scoperta primordiale: un luogo libero, inesplorato, senza regole e potenzialmente infinito, un nuovo continente che ha permesso agli internauti di sentirsi impuniti, di esprimere comportamenti compromettenti nel comfort dell’anonimato. Quasi subito l’internet è stato utilizzato per diffondere contenuti grotteschi, scabrosi, immorali.
Per la prima volta, l’accesso al proibito era stato reso così semplice ed immediato che non si è potuto non abusarne.
Portali come “rotten.com“, il successo delle creepypasta, il porno che veniva scambiato tra fratelli e amici, ha generato una reazione uguale e contraria in cui la controparte si è identificata negli esseri più teneri a noi vicini: i gattini.
Non è un caso se i contenuti con gatti ripresi in momenti imbarazzanti, o in generale non proprio edificanti, siano quelli di assoluto successo. Dissacrare l’immagine algida del gatto è qualcosa che ci rincuora, ci diverte ed intenerisce. Ci fa dimenticare delle cicatrici che i “cat-parents” (ovvero i padroni) portano con orgoglio e degli esserini morti che gli portano innocentemente in dono.
Amare i gatti richiede più impegno e più pazienza che amare i cani. Tutti i gatti sono accomunati, grossomodo, dalle stesse caratteristiche: goffi, indifferenti, affezionati a modo loro, fortemente indipendenti, ma anche agili ed eleganti. Prendersene cura vuol dire comprendere e rispettare la loro natura, non sempre allineata a quella umana.
I cat-parents possono riconoscere i tratti più peculiari del proprio gatto nei gatti negli altri, immortalati in meme o video divertenti, sentendosi parte di un gruppo.
Questo è il modo in cui la community di cat-parents si tiene unita ed è riuscita a conquistare anche il nuovo mondo virtuale.
Fastidiosamente curiosa, devota alle 7 arti e al true crime. Scrivo meglio di come parlo e l’unica cosa che amo più dei gattini è il ctrl+Z.
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