The Hedgehog è un cortometraggio del 2013 diretto da Chris Lee e Paul Storrie ed incentrato su un bambino travestito da Sonic che gioca ad interpretare il suo riccio videoludico preferito.
Il gioco però si trasforma lentamente in un viaggio introspettivo nella fragilità umana, nell’esistenza e nella solitudine, il tutto in un contesto assolutamente privo di dialoghi.
Il cortometraggio ha vinto tra il 2014 e il 2015 numerosi premi tra cui Best Short Film e Best Director al One Reeler Short Film Competition ed una nomination come miglior cortometraggio al London Short Film Festival oltre a trovare ottima accoglienza in festival dedicati alle produzioni del genere come:
British Shorts Film Festival;
Manchester International Short Film Festival;
Flatpack Film Festival;
Kerry Film Festival;
Liverpool Lift-off Festival;
Greenhorn Short Film Festival.
Ma perché è diventato così famoso sul web? Cerchiamo di scoprilo in questo approfondimento.
The Hedgehog: la storia
Il corto si apre con il bambino in costume (Peter Brookes), intento a raccogliere linguette dorate di metallo (proprio come gli anelli di Sonic) che conserva nel suo marsupio blu. Fin da subito però, è facile notare come il ragazzino appaia visibilmente stanco, con occhi gonfi ed umidi come se fosse costantemente sull’orlo di piangere (o lo avesse già fatto).
Di fatto, sembrerebbe che il suo fisico minuto gli impedisca di essere veloce e agile come Sonic, e questo è motivo di frustrazione per il ragazzo.
All’improvviso, la sua apparentemente monotona routine viene interrotta da un uomo (Philip Herbert) in sella ad uno scooter rosso che libera un uccellino in gabbia.
Il piccolo Sonic decide così di seguire lo sconosciuto fino alla sua abitazione, dove però l’uomo sta per impiccarsi.
Le interpretazioni multiple
Scelta oculata dei registi è stata quella di privare gli interpreti di qualunque battuta nel copione, un dettaglio che ha permesso così a ciascuno spettatore di delineare per The Hedgehog la propria libera interpretazione.
Una delle teorie più accreditate su Reddit vedrebbe nella figura dell’adulto quella di un padre che per svariati motivi ha perso suo figlio e che in un certo senso ha permesso al ragazzo in costume di entrare in casa propria per far in modo che almeno qualcuno potesse accorgersi della sua scomparsa.
L’uomo era bloccato in una vita infelice, proprio come l’uccellino nella gabbia che aveva liberato precedentemente.
Una seconda teoria vede invece nell’uomo lo stesso ragazzino Sonic, come se l’uomo rimpiangesse la sua infanzia e rivedesse un se stesso passato nei suoi ultimi istanti di vita: il legame tra i due sarebbe infatti nel peluche del riccio blu che il ragazzo trova in casa. Ed in effetti non può trattarsi di una semplice coincidenza.
C’è chi invece ha interpretato il peluche come un collegamento basato sulla loro solitudine, simile seppur differente.
Degno di nota però è il particolare del motorino rosso, che in un certo senso fa sembrare l’uomo come una trasposizione della storica nemesi di Sonic ovvero il Dr. Eggman/Robotnik, seppur privo dei suoi iconici baffi. Vederla in questo modo potrebbe in effetti ricongiungersi con l’idea che bambino e adulto condividano la stessa identità poiché l’unico nemico del protagonista è… se stesso.
La parola ai creatori di The Hedgehog
Ad eliminare ogni dubbio in merito a The Hedgehog sono stati gli stessi registi Lee e Storrie, dichiarando che senso stesso del corto è stato quello di raccontare la dipendenza da videogiochi anche senza mostrare nessuno giocare fisicamente ad una console:
“Sebbene ci affidassimo al pubblico per riconoscere Sonic the Hedgehog e creare così la connessione istantanea con i giochi, era importante per noi che il film funzionasse a livello emotivo anche senza conoscere il videogioco”.
In merito poi all’aspetto dei due protagonisti, il tutto è stato spiegato come assolutamente voluto: il bambino vorrebbe vivere le sue piccole e innocenti avventure da Sonic per sempre (incastrato in una “sindrome di Peter Pan”), in un mondo fantastico, eppure, deve far fronte con la cruda e spietata realtà, guidato dal suo stesso cattivo della storia.
Per questa ragione, i due hanno deciso di girare The Hedgehog in 16mm, in un contesto muto e a tratti onirico, per dipingere nel migliore dei modi un mondo virtuale degno di un videogioco. Chiave stessa di un videogame (o meglio, della maggior parte) è l’idea di avere sempre una seconda possibilità una volta giunti al game over.
Eppure, l’uomo visto nella pellicola, imprigionato nel mondo reale, non ne avrà mai più una, in una morale tanto spietata quanto quasi perfino necessaria.
Scrittrice free lance, ammette senza alcun problema di essere appassionata di erotismo, in tutte le sue forme, sfumature e colori. Fate l'amore non fate la guerra, diceva qualcuno. Ebbene, non è poi così male come idea, dopotutto.