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Jiggle Physics, ovvero: la fisica delle tette nei videogames

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Jiggle, Jiggle, Jiggle!

La Jiggle Physics (o Breast Physics) è la celeberrima feature presente in svariati videogames per permettere al seno (più o meno) prosperoso delle protagoniste una propria fisica appunto, a tratti realistica sì ma spesso a dir poco spassosa. Letteralmente jiggle significa oscillazione (del seno): sia lodata la computer grafica.

Piccolo disclaimer per i lettori: a scrivere l’articolo è una tette-dotata, che è fermamente convinta che determinate scelte di marketing vadano prese per quello che sono ovvero semplice e sano fanservice. Per evitare ogni sessismo, vi rimando alla petizione in cui fu chiesto di apportare una fisica anche al sesso maschile di un personaggio videoludico molto famoso. Godetevi quindi la lettura nel pieno spirito in cui questo articolo è stato scritto: intrattenimento ed ironia.

Le origini della jiggle physics

Il primo videogame in cui universalmente viene riconosciuta l’apparizione di un seno rimbalzante è il titolo del 1992 Fatal Fury 2. Il gioco stava vivendo la fortissima competizione col noto Street Fighter, e così, per dare un po’ di brio al tutto, decise di puntare tutto sul fanservice, donando al personaggio Mai Shiranui un petto con varie oscillazioni.

Fu solo l’inizio del delirio: da allora, svariati videogames basati sul combattimento decisero di arricchire il seno delle proprie eroine con l’animazione. Basti pensare alla saga Dead or Alive, che ha fatto della jiggle physics il suo tratto distintivo fin dal 1996 (ma ha anche dei difetti). Indimenticabile il capitolo: Dead Or Alive Xtreme Beach Volleyball. 

Come funziona (per i nerd)

Il principio che si cela dietro l’oscillazione del petto femminile in computer grafica è straordinariamente semplice: si tratta infatti dell’applicazione della dinamica del corpo molle, il campo della grafica virtuale che si concentra sulla riproduzione delle fisiche del movimento e delle proprietà degli oggetti deformabili. In un gioco con grafica 3D non a caso, i modelli di personaggi sono composti da uno speciale scheletro di “ossa” collegate tra loro con giunture e ricoperte da una “pelle” di poligoni strutturati.

Queste ossa virtuali non sono per forza anatomicamente corrette, ma sono necessarie per far muovere qualsiasi cosa all’interno di un videogame, senza nessuna eccezione per il seno (che a dirla tutta non contiene affatto ossa). E così, gli animatori di videogiochi (seguendo le regole imposte dal motore di gioco) fanno muovere le varie “articolazioni” delle ossa per poter rendere realistico un momento, o quasi. 

Per rendere effettiva la leggendaria jiggle physics però, le ossa del seno che entrano in gioco sono decisamente particolari: sono dotate infatti di “molle” che fanno rimbalzare il seno non appena il resto dello scheletro si muove. L’impostazione e la forza di queste molle determina la forza del rimbalzo del seno.

In alternativa, il movimento del seno può essere regolato da uno specifico software personalizzato, ma ciò richiede molto più tempo ed è quindi più raro della tecnica delle molle, che sono una funzionalità ormai largamente integrata in molti videogames.

Se qualcuno temesse poi che l’argomento sia ben poco serio, sappiate che esistono decine di articoli scientifici focalizzati sulla fisica del seno nella computer grafica, come Jubblies, mammaries and boobs : Discourses of breast physics in video games. / Rogers, Ryan; Liebler, Carol.

I videogames con jiggle physics: tra lamentele e gloria

Tra i videogames che hanno (o almeno così pare) la struttura a molla di cui sopra nel proprio motore di gioco troviamo*: Mortal Kombat, Soulcalibur, Resident Evil, Ninja Gaiden, Dragon’s Crown, Skullgirls, e perfino Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, senza dimenticare ovviamente le infinite mod fan-made che hanno permesso vita propria al seno dei personaggi videoludici.

*Attezione: stiamo menzionando ovviamente solo videogames dove è presente il movimento, non tutte le più famose tette videoludiche. 

Eppure, un seno esageratamente movimentato (stenta a credersi ma) può causare anche problemi.

Nel 2015 Street Fighter V  fece parlare di sé poiché il seno della famosissima Chun-Li si muoveva a mo’ di gavettone impazzito nel momento in cui la ragazza appariva nella schermata di selezione del secondo giocatore. All’inizio Capcom motivò il tutto con un bug, ma alla fine fu “costretta” a rimuovere l’animazione con una patch.

jiggle physics

Perfino Fortnite finì in una vera e propria bufera mediatica nel 2018 poiché, all’uscita della stagione 6, aveva incluso la jiggle physics in un suo personaggio, Calamity. Epic Games si era poi detta mortificata per l’accaduto, dichiarando che si trattasse di un imbarazzante errore di programmazione assolutamente non intenzionale. L’animazione venne infatti rimossa poco dopo.

Per chi invece fosse alla ricerca di un videogioco incentrato su questa fisica, degno di nota è Boob-Grabbing Simulator che permette una vera e propria simulazione di “palpeggio” attraverso l’Oculus Rift. Per gli intenditori del genere anime consigliamo infine l’intramontabile saga nipponica di combattimento Senran Kagura, che dal punto di vista di fanservice offre ben pochi limiti.

La Boob Jam

Nel 2013, l’ennesimo videogioco fu criticato per l’in-naturalezza del seno di un personaggio femminile: si trattava di Lightning Returns: Final Fantasy XIII dove proprio la protagonista Lightning si era fatta notare per le proprie generose forme.

In una sessione di domande e risposte con gli sviluppatori del gioco, qualcuno chiese esplicitamente (è il caso di dirlo) se il seno di Lightning fosse stato ingrandito volutamente per questo gioco (considerando che lei era già apparsa in altri capitoli di Final Fantasy, ma con un petto più modesto). Ridacchiando, gli sviluppatori confermarono di aver effettivamente aumentato il seno di Lightning da una coppa C a una coppa D. Il tutto corollato da una rigorosa jiggle physics, ovviamente. 

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Di tutta risposta, la scrittrice di videogiochi Jenn Frank aveva annunciato su Twitter di essere al lavoro su un videogame di nome Final Reality, e che avrebbe riguardato “il modo in cui ho spalmato accidentalmente tonnellate di deodorante su tutto il mio sinistro [seno] “.

Un minuto dopo, ha twittato poi: “E se invece potessi guardare un personaggio di un videogioco sexy anche andare a comprare reggiseni, piangere dolcemente quando non riesce a trovare quello che si adatta e [perfino] andare a fare le mammografie?“. Il messaggio di Jenn era assolutamente ironico, ma evidenziava un fulcro importante della questione: e se tutta questa attenzione per il seno femminile nei videogames avesse anche un fine divulgativo o perfino di sensibilizzazione?

 

Queste le premesse che condussero la scrittrice a creare Boob Jam, un progetto videoludico che avrebbe esplorato il seno femminile a 360° gradi. Sottoforma di “jam”, ogni partecipante poteva prendervi parte con un proprio gioco focalizzato sul proprio modo di vedere il seno, anche con gli occhi di una persona transgender o di chi ha subito una mastectomia. In pratica, tutte le sfumature del seno, escludendo il concetto prettamente sexy e sensuale.

Insomma: siete ancora convinti che un bel paio di tette ballonzolanti in un videogame siano così male? Tranquilli, sappiamo che nessuno lo ha mai pensato davvero.

 

 

 

 

 

 

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Scrittrice free lance, ammette senza alcun problema di essere appassionata di erotismo, in tutte le sue forme, sfumature e colori. Fate l'amore non fate la guerra, diceva qualcuno. Ebbene, non è poi così male come idea, dopotutto.

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