Le squadre SWAT (Special Weapons And Tactics) sono unità di polizia speciali impiegate in situazioni che i normali agenti non sono in grado di gestire, come salvataggio di ostaggi, terrorismo o sospetti barricati. In generale, le SWAT rappresentano un’immagine conosciuta in tutto il mondo e le loro imprese sono state raccontate in ogni tipo di media: nella televisione, nei film e anche nei videogiochi.
Negli anni Novanta però, la popolarità della polizia americana affondò ai minimi storici dopo che una rivolta causò decine di morti a Los Angeles. In questo momento terribile per l’immagine delle forze dell’ordine, ci fu un uomo in particolare che decise di usare i media per riabilitare la polizia, e nello specifico, la SWAT.
La nascita della SWAT e la guerra alla droga
La prima squadra SWAT nacque come conseguenza di quello che successe nel distretto di Watts di Los Angeles nel 1965, quando Marquette Fry fu arrestato per guida in stato di ebrezza. Secondo gli abitanti della città però, l’arresto dell’uomo non aveva a che fare con il suo tasso alcolemico nel sangue, ma con il colore della sua pelle.
La polizia fu totalmente incapace di gestire il caos dei giorni che seguirono l’arresto: strade completamente bloccate dai manifestanti, negozi saccheggiati, edifici incendiati e cecchini appostati sui tetti. Mentre il numero delle vittime continuava a salire ogni giorno, fu presa la decisione di far intervenire la guardia nazionale, che solo dopo aver lasciato 30 morti per le strade di Watts riuscì finalmente a sedare la rivolta.
L’imbarazzante inefficienza della polizia non passò inosservata a Daryl Gates, un ispettore del dipartimento di Los Angeles, che decise di trovare una soluzione, creando la prima unità SWAT della storia.
Daryl Gates, fondatore della SWAT e poi capo del Dipartimento di Polizia di Los Angeles
La Special Weapons And Tactics consisteva in 15 squadre da 4 uomini ciascuna, e sarebbe stata impiegata in quelle situazioni ad alto rischio che la normale polizia non poteva gestire. In poco tempo, molti altri dipartimenti di polizia ripresero l’idea di Daryl Gates, a tal punto che ancora oggi quasi tutte le città americane con più di 50.000 abitanti hanno un’unità SWAT (ndr, per dare un’idea della scala: Pisa e Trapani, non esattamente delle metropoli, hanno rispettivamente 90.000 e 70.000 abitanti).
Negli anni Sessanta, poco dopo la loro fondazione, le unità SWAT vennero effettivamente usate nelle operazioni per cui erano state ideate: salvataggio di ostaggi, terrorismo, rapine in banca. Le cose però iniziarono a cambiare quando nel 1971 Nixon decise che “il nemico pubblico numero uno” in America era l’abuso di droghe. Le unità SWAT iniziarono così ad essere impiegate nei raid antidroga e in operazioni a basso rischio.
Il calo di popolarità di Daryl Gates e della SWAT
Nel 1991, quasi trent’anni dopo l’arresto di Marquette Fry, la storia si ripeté.
A Los Angeles, un gruppo di agenti bianchi massacrò il tassista afroamericano Rodney King mentre era disarmato e non stava opponendo alcuna resistenza. Lo stesso Daryl Gates (ora diventato capo del dipartimento), rispose alle accuse di razzismo sostenendo che il pestaggio di Rodney King, per quanto grave, fosse solo un episodio isolato. Secondo Gates, non c’era nessun pattern che corrispondesse ad una violenza sistematica contro le minoranze.
Quando l’anno dopo, nel 1992, gli agenti responsabili del pestaggio furono completamente assolti, la comunità nera di Los Angeles diventò furiosa, e niente poté impedire l’inizio di una seconda rivolta. Solo dopo 60 vittime e l’intervento dell’esercito e dei marines, la città poté tornare alla “normalità”.
Agenti di polizia nelle strade di Los Angeles durante la rivolta del 1992
Per Gates, si trattò nel momento più basso della sua carriera: le sue unità SWAT si erano rivelate inutili, e la polizia non era mai stata così impopolare.
La serie di Police Quest
Fu proprio in quel momento di profonda impopolarità che Daryl Gates nel 1993 (appena un anno dopo gli eventi di Los Angeles) decise di produrre Police Quest: Open Season, gioco che rappresentava gli agenti della polizia di Los Angeles come dei coraggiosi cavalieri senza macchia e senza paura, pronti a proteggere i più deboli da qualsiasi minaccia.
Police Quest era, in realtà, una saga videoludica iniziata ufficialmente nel 1987, ed erano già usciti ben tre giochi prima di Open Season: eppure, la serie rimane tutt’ora piuttosto sconosciuta ai più.
Solo nel 1999 la casa Sierra Entertainment (già creatrice dei precedenti Police Quest) pubblicò un titolo che era destinato ad un maggiore successo (ndr, e che potrebbe risultare più familiare ai lettori): Police Quest: Close Quarters Battle, anche detto SWAT 3, primo capitolo di Police Quest ad avere una visuale in prima persona.
In SWAT 3, il giocatore è il comandante di una squadra SWAT e il suo compito è proteggere Los Angeles in una serie di missioni di intensità sempre maggiore: si comincia con un sospetto barricato fino a disinnescare una bomba nucleare per salvare decine di leader mondiali.
L’unità SWAT in particolare fu ampiamente glorificata non solo in questo titolo ma anche nel suo sequel, SWAT 4. E a dimostrazione dello scopo (probabilmente secondario) propagandistico di questi giochi è degno di nota un importante dettaglio: le armi e le tattiche utilizzate sono effettivamente realistiche, ma le tipologie di missioni affrontate lo sono sicuramente meno.
Ad oggi infatti l’80% delle operazioni SWAT sono meri mandati di perquisizione: solo meno del 10%delle chiamate SWAT corrisponde a ruoli che gli competono.
Come detto in precedenza, dopo l’inizio della guerra alla droga di Nixon, la SWAT non venne più impiegata nei casi davvero necessari, dove c’è bisogno di interrompere un crimine violento il più velocemente possibile, ora vengono usate molto liberamente anche contro chi è solo sospettato di avere a che fare con la produzione o la vendita di droghe.
SWAT 3, uno dei capitoli più famosi della serie di Police Quest.
Eppure in SWAT 3 le missioni della campagna sono ben diverse, molto più “nobili” rispetto a dei semplici raid antidroga: ad esempio, bisogna arrestare un cecchino intento a sparare ai civili su un’autostrada, oppure salvare un ambasciatore straniero rapito da un gruppo terroristico, disinnescare una bomba, e così via. Insomma, verranno proposte al giocatore missioni molto più eroiche di un “banalissimo” mandato di perquisizione.
Ad ogni modo, una storia come quella di Daryl Gates e di Police Quest è sempre utile per ricordare come anche i giochi apparentemente più “innocenti” possano nascondere dei retroscena insospettabili.