E no, non si tratta dei messaggi subliminali Disney.
Negli anni della seconda seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti intensificarono notevolmente gli investimenti in materia di propaganda per dare di sé stessi un’immagine idealizzata agli occhi del mondo, in quel momento sconvolto dalla minaccia nazista.
Tali investimenti non si interruppero con la fine del conflitto, ma anzi aumentarono, visto l’avvento del comunismo e l’efficacia dimostrata nel promuovere l’american way of life (ndr, stile di vita statunitense, basato sui principi di vita, libertà e ricerca della felicità) in scuole, fabbriche e persino nei campi di battaglia.
Walt Disney, da sempre accanito sostenitore del valore artistico e didattico dell’animazione, fu uno dei principali protagonisti di questa ondata mediatica, producendo numerosi corti educativi in accordo con il governo.
I corti educativi negli anni ’40
Tra il 1945 e il 1951, i corti didattici Disney divennero uno standard nelle scuole americane, toccando ogni ambito possibile, inclusa l’educazione sessuale.
Il più rappresentativo di questi corti – tanto essere conservato nella National Film Registry – è The Story of Menstruation del 1946, diretto da Jack Kinney e prodotto in collaborazione con la Cello-Cotton Company (ora Kimberly-Clark), azienda specializzata in prodotti cartacei a uso medico, tra cui assorbenti e tamponi.
Nel corto la voce narrante di Gloria Blondell (già presente in cartoni con protagonisti Paperino e altri noti personaggi Disney), introduce e accompagna le spettatrici attraverso le varie fasi del ciclo mestruale: dalla secrezione ormonale dell’ipofisi all’impatto sulla vita di tutti i giorni, offrendo alcuni consigli pratici su come affrontarlo al meglio.
Nonostante la breve durata di 10 minuti, The Story of Menstruationspicca per l’accuratezza scientifica e la capacità di trattare un tema delicato e potenzialmente imbarazzante con molto tatto, non eccedendo mai in immagini fuori luogo e mantenendo fino alla fine un tono piacevolmente rassicurante.
A fronte di questi notevoli pregi, il corto riflette una visione del ruolo di genere femminile anacronistica, asserendo che le donne debbano nascondere i turbamenti dovuti al ciclo mestruale mantenendo un aspetto e un comportamento piacevole per chi gli stia intorno, indipendentemente dallo sconvolgimento ormonale.
Inoltre, la voce narrante rassicura le donne sul poter svolgere qualsiasi attività loro vogliano anche durante il ciclo, ma non include tra queste il lavoro salariale, ancora osteggiato all’epoca.
Gli anni ’60: l’educazione sessuale dopo la Summer of Love
Si stima che The Story of Menstruation sia stato visionato da oltre 105 milioni di studenti e tradotto in 25 lingue, ma anche gli adulti avrebbero beneficiato di corti Disney incentrati sull’educazione sessuale.
E’ il caso di Family Planning del 1968, diretto da Les Clark e dedicato al controllo delle nascite, fortemente incoraggiato dal governo USA in seguito all’esplosione demografica post-bellica e alla crescente liberazione sessuale. Fu tra l’altro in quegli anni che la pillola contraccettiva divenne di largo utilizzo.
Family Planning si distingue per la presenza del già citato Paperino, utilizzato come cornice narrativa per illustrare letteralmente le difficoltà socio-economiche derivanti dall’eccessiva crescita demografica, alternando uno stile fortemente stilizzato tipico dei cartoni animati educativi e illustrazioni forti dal taglio realistico, rappresentanti anche la morte di bambini per fame.
Sebbene i suoi contenuti siano invecchiati sensibilmente meglio di The Story of Menstruation, Family Planning soffre di un comparto tecnico decisamente inferiore. Di fatto, le scene animate meglio sono quelle con Paperino, mentre alla famiglia indiana utilizzata come esempio all’interno del corto (vero fulcro della narrazione), viene riservato un trattamento decisamente più “al risparmio”, complice anche il tracollo economico di Disney in seguito alla morte di Walt, avvenuta appena due anni prima.
Al tema della contraccezione si affiancò presto quello delle malattie sessualmente trasmissibili, in particolare l’AIDS (che verrà riconosciuto ufficialmente sono nel 1981) e la Gonorrea.
Queste ultime divennero il tema centrale di un altro corto di Les Clark: VD Attack Plan.
L’impostazione utilizzata è diametralmente opposta ai precedenti corti Disney. Ai toni pacati e amichevoli, favoriti da un character design dalle linee sinuose, si oppone uno stile esuberante e sensazionalistico, il tutto raccontato dal punto di vista della malattia. I personaggi e i loro movimenti sono infatti sgraziati e scattosi, così da stimolare la repulsione immediata degli spettatori a scopo dissuasivo e poter lavorare ulteriormente al risparmio.
La voce baritonale e autoritaria di Keenan Wynn cerca di stimolare, attraverso la psicologia inversa, un senso di ribellione nei confronti della malattia, sfruttando il percepito aumento dell’esuberanza giovanile in seguito alla nascita del punk rock. Identificando la malattia come un’autorità, si pensava di poter spingere le nuove generazioni a ripudiarla.
Dalle scuole ai parchi divertimento: Disney e The Making of Me
Nel 1989 Disney creò un’intera attrazione del Disney World dedicata all’educazione sessuale per famiglie. Proiettato all’interno del padiglione Wonders of Life, il cortometraggio The Making of Mefu realizzato in tecnica mista e diretto da Glenn Gordon Caron, con la partecipazione dell’attore comico Martin Short in qualità di cicerone.
Il tema centrale è il concepimento, con le parti relative ai rapporti fisici ed emotivi in live-action mentre quelle più focalizzate sulla componente biologica in animazione tradizionale, contraddistinte dal ritorno a uno stile più amichevole e tondeggiante.
Ad alleggerire ulteriormente i toni sono l’ampio uso di allegorie visive e l’umorismo da commediaromantica. Questi rendono sì l’argomento trasversale tra adulti e infanti, ma anche scientificamente meno accurato.
Tuttavia il corto Disney non fu esente da critiche che spinsero i gestori del parco ad affiggere un disclaimer all’ingresso dell’attrazione.
Conosciuto internettianamente con il nickname "Mr Vendetta" - ispirato all'omonimo film di Park Chan-wook, non al maledetto fumetto di Alan Moore - questo strano essere ha assunto le forme più disparate: blogger, vlogger, redattore, finanche gestore di gruppi Telegram e Facebook. E dire che nella vita voleva fare i soldi.