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Majora’s Mask, una leggenda su dolore e speranza

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Majora's Mask

L’oscuro simbolismo dietro Majora’s Mask messo a nudo

Correva l’anno 2000 quando, dopo l’enorme successo di Ocarina of Time, Nintendo decise di rompere gli schemi con l’uscita del più misterioso e tetro fra i capitoli di The Legend of Zelda: Majora’s Mask.

majora's mask

Box-art nord-americana del giocoProtagonista di numerose teorie e Creepypasta, il fascino tenebroso di questo titolo è ciò che ne ha fatto un cult.

Il mondo di Majora’s Mask

La storia segue le vicende di Link, l’eroe del tempo, figura principale anche del capitolo precedente. Poco dopo gli eventi di Ocarina of Time, il protagonista è stato separato da Navi, la fatina che lo accompagnava nelle sue avventure.

Durante la ricerca della sua compagna, l’eroe viene derubato dal folletto Skull Kid. L’inseguimento del ladro lo porterà in un mondo parallelo: la terra di Termina.

Il giovane farà la conoscenza dell’enigmatico venditore di maschere, il quale spiegherà come nel luogo in cui ci troviamo sia in corso un grave pericolo: il nostro assalitore è in possesso della maschera di Majora, un artefatto malefico e potente capace di corrompere l’anima di chi lo indossa.

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Il venditore di maschere

Il piano del nostro avversario è semplice: far precipitare la Luna sulla regione sterminandone la popolazione.

La caduta avverrà in tre giorni e, per fermarla, il protagonista dovrà ottenere delle maschere che gli permetteranno di trasformarsi in un Deku, in un Goron e in uno Zora, tre delle specie che popolano lo scenario di gioco.

Amore e morte, i temi di Majora’s Mask:

In Majora’s Mask ricorrono continuamente allusioni a morte, dolore e tragedia; questo tono lugubre è mantenuto durante tutta l’avventura dalla presenza costante della Luna che, macabra, si avvicina sempre di più.

Basta alzare lo sguardo al cielo ed il gioco si cimenta in un inquietante memento mori: ci ammonisce riguardo alla necessità della morte, all’ineluttabilità del fato.

Majora's Mask

La luna, visibile in qualsiasi momento e da qualsiasi spazio aperto

Durante il viaggio il giocatore è spinto ad empatizzare con i suoi abitanti, ognuno dei quali avrà bisogno di aiuto per superare una qualche difficoltà. Proprio questa empatia è un altro dei temi fondanti del titolo.

L’espressione di ciò raggiunge il suo apice nelle maschere: esse sono legate alle anime in pena di tre defunti e Link, indossandole, si fa carico dell loro dolore permettendo così agli spiriti di riposare in pace.

Il motore stesso della trama di Majora’s Mask gira attorno alla sottile relazione fra morte e amore: le persone soffrono ma non temono per la loro vita in sé, quanto piuttosto per quella dei loro cari e per la fine dei legami e delle esperienze che hanno condiviso.

La leggenda dei giganti ed il dolore di Skull Kid

Ad un certo punto del gioco viene raccontata una leggenda secondo cui il mondo fosse una volta protetto da quattro giganti. Questi erano legati a Skull Kid da un’amicizia risalente a tempi immemori:  ciononostante, un giorno decisero di abbandonare il povero folletto per dedicarsi al ruolo di protettori della loro terra.

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Illustrazione della leggenda dei giganti

Oltre  a definire le motivazioni del nostro antagonista, questo mito vuole spiegare come l’unione sia alla base della felicità: sono i nostri affetti e la reciproca comprensione a renderci felici, e senza di essi siamo persi.

Il dolore della solitudine è incarnato addirittura dalla maschera indossata dal folletto: ha la forma di un cuore ma è coperto di aculei che ne rappresentano le ferite.

Ha uno sguardo ostile ed è viola perché corrotto dall’odio e dalla tristezza. Rappresenta la sofferenza del suo portatore e al tempo stesso ciò che ci attenderebbe se non avessimo nessuno.

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Skull Kid con indosso la maschera di Majora

Questo gioco tinto di nero rivela una natura luminosa: è una continua rievocazione temi dell’unione, dell’empatia e dell’affetto. Nella sua interezza è volto ad istruire il giocatore sul quanto sia importante l’amore.

Termina e l’elaborazione del dolore

Il mondo di gioco è costituito da quattro diverse regioni congiunte da una città centrale, ognuna di queste cinque aree è abitata da un popolo differente.

Ogni area è colpita da una maledizione che ne mette in pericolo la popolazione. Avremo modo di notare come in ogni luogo le vittime affronteranno la minaccia in maniera distinta, ricalcando quelli che sono i cinque stadi di elaborazione del lutto.

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La mappa di Termina

La città centrale di Cronopoli è il punto di partenza per l’Eroe del Tempo. Popolata da esseri umani, è qui che cadrà la Luna, ma i cittadini cercheranno di negare fino all’ultimo che ciò possa avvenire. Gli abitanti della città rappresentano la negazione della causa del dolore.

La seconda area che visiteremo sarà la Palude Meridionale, regno dei Deku. La loro principessa è scomparsa e le acque del posto sono state avvelenate. Frustrati per la loro incapacità di risalire all’origine del problema, i Deku daranno la colpa di tutto a un innocente, manifestando il secondo stadio dell’elaborazione: quello della rabbia.

Il viaggio prosegue verso nord, sul monte di Testanevosa. L’inverno sembra non finire mai e la tribù dei Goron ha perso il suo leader Darmani, morto indagando sul motivo del mancato arrivo della primavera. Pur non essendo in grado nemmeno di provare a salvarsi, i Goron disperano nell’attesa dell’arrivo di un eroe che li aiuti. Si tratta questa volta della fase del patteggiamento.

Majora's mask

Link nelle sue quattro trasformazioni. Da sinistra a destra: Deku, Goron, Zora e divinità furiosa

Muovendosi verso ovest, Link finirà sulle rive della Grande Baia, nelle cui acque vivono gli Zora. Queste creature stanno metabolizzando la loro crisi attraverso la depressione: mentre un surriscaldamento dell’ambiente marino li sta per portare all’estinzione, loro si dimostrano inermi e rassegnati.

L’ultima regione del mondo di Majora’s Mask coincide con l’ultimo gradino dell’elaborazione del lutto: l’accettazione. Il Canyon di Ikana pullula di redivivi che tuttavia sembrano quasi inconsapevoli della loro stessa morte. Il giocatore dovrà aiutare questi zombie a rendersi conto della loro condizione, così da poterla accettare e tornare nelle loro tombe.

Majora’s Mask e la paura della morte

Nelle fasi finali dell’avventura scopriremo che Skull Kid era solo una pedina: la maschera di Majora dimostrerà di essere senziente e lo farà manifestandosi nella forma di un demone interessato solo a distruggere.

Majora non è altro che un’effige che incarna la morte ed il timore che la precede, ma è davvero qualcosa di così spaventoso?

La risposta ci sarà rivelata all’interno della Luna, ultima area esplorabile. Una volta raggiunta, ci ritroveremo in un immenso prato in cui giocano cinque bambini mascherati.

majora's mask

L’interno della Luna

Attraverso il dialogo con i primi quattro, il gioco pone al giocatore domande esistenziali legate al valore dell’amicizia, alla definizione della felicità, alla relatività della giustizia e alla natura del concetto di identità.

Potremo decidere di consegnare a queste strane figure tutte le maschere in nostro possesso, prove delle amicizie che abbiamo stabilito durante il viaggio, così da poter parlare con il nostro nemico.

L’ultimo bambino, Majora stesso, ci proporrà di giocare a “buoni contro cattivi”. Noi saremmo i cattivi e in quanto tali dovremmo fuggire. Per farlo ci verrà consegnata un’ ultima maschera descritta come la combinazione di tutte le precedenti e dei loro poteri: quella della Divinità Furiosa.

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Link nella forma della Divinità Furiosa. Dietro di lui i bambini lunari

Majora ritiene di essere il buono. Dal suo punto di vista è Link che interferisce col ciclo naturale delle cose per sconfiggere la morte.

Noi però non dobbiamo temere la fine ed il demone non fa altro che ricordacelo: il luogo calmo dove ci troviamo e l’uso delle innocenti figure infantili servono a dirci che la morte non è affatto malvagia, deve bensì essere accettata perché è questo che vuol dire crescere.

Persino la trasformazione nella Divinità Furiosa è legata a questo importante messaggio: sebbene ci consentirà di annientare il nostro ultimo nemico, essa non renderà immortale nessuno.

Ogni maschera rappresenta un legame e l’ultima di esse altro non è che la loro somma, l’insieme di tutto ciò che abbiamo condiviso con chi ci è stato accanto, la gemma più preziosa che da un vero valore alle nostre esperienze ed alle nostre vite.

Noi umani non potremo mai sconfiggere la morte ma insieme possiamo superarne la paura.

 

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Nerd incallito e nintendaro fino al midollo, sono niente di più che un tizio capace di mettere in fila due parole. Scrivo per urlare al mondo le mie passioni

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