La vita non è tragedia, ma (tristemente) mera commedia.
Uscito ieri nelle nostre sale e già vincitore del Leone d’Oro, Jokerspiazza il pubblico mondiale con il suo stile più unico che raro. Una pellicola che spacca la critica in vari frammenti, ciascuno con la propria ragione.
I suoi eccessi, l’interpretazione magistrale di Joaquin Phoenix e la regia impeccabile di Todd Phillips catapultano il film fuori dai cinecomics “canonici”, portando un personaggio della DC all’attenzione dell’intero pianeta.
Ci sei riuscito, Arthur: ora tutti ti hanno notato.
Joker: la minaccia negli USA
La morale di Joker (checché se ne pensi) è chiara e netta: una violenta denuncia verso una società corrotta, malsana, e quasi perfino più malata del protagonista. Motivo per il quale negli Stati Uniti si è arrivata ad una vera e propria minaccia.
In alcune sale americane infatti è stato posto un severo divieto nei confronti di cosplayer e/o fan truccati con le sembianze del Joker dipinto in questa innovativa versione. Sembrerebbe infatti che il film potrebbe scatenare brutali azioni di massa.
“Merito” di queste precauzioni sono da imputare anche ad alcune famiglie di Aurora, cittadina del Colorado dove è avvenuta la celebre strage nel 2012 durante una proiezione de Il cavaliere oscuro – Il ritorno. Molti degli abitanti si sono infatti definiti preoccupati della pericolosa situazione che si sarebbe potuta generare all’uscita del lungometraggio di Phillips.
Il cinema dove James Holmes sparò e uccise 12 persone il 20 luglio 2012 ad Aurora.
La Warner Bros. ha così diffuso un comunicato in cui condanna aspramente l’utilizzo delle armi da fuoco, ma ciò non ha impedito all’esercito americano di organizzarsi preventivamente, per impedire ulteriori ondate di violenza durante la distribuzione di questo nuovo film, e così anche la polizia di Los Angeles. Neanche a farlo apposta, nell’occhio del ciclone c’è sempre una pellicola tratta dall’universo DC Comics.
Gotham, 1981?
Sì, è questa l’ambientazione del film, ma salvo alcuni iconici particolari temporali e fumettistici (trasmissioni tv, abiti, la presenza di Bruce Wayne e dell’Arkham Asylum, eccetera) sembrerebbe tutt’al più una città come tante, in un periodo come tanti. Gotham vive una profonda crisi sociale, che è sull’orlo dell’esplosione. Quale città non ne ha mai avuto uno?
Tagli ai fondi di assistenza ai cittadini, condizioni igienico sanitarie al tracollo, si convogliano in una reazione a catena inarrestabile, una bomba che aspettava con ansia l’accensione della propria miccia.
La violenza dilaga a macchia d’olio e gli scontri sono ormai all’ordine del giorno: perché proprio un clown dovrebbe essere simbolo del movimento rivoluzionario?
Per una semplice quando deliziosa motivazione: per far ridere. E no, non è un modo come un altro per denigrare la sua figura, anzi. Mi spiegherò meglio.
Il pagliaccio nato per far felici le persone
Salvo il caso a parte di It (che escludo per ovvie ragioni), nessuno avrebbe davvero paura di un clown: nessuno riesce a prenderlo sul serio, nessuno ne accusa la minaccia o tanto meno la sua importanza.
Arthur è “solo” un clown, un pagliaccio che deve far ridere, senza se e senza ma. La sua esistenza proviene da semplice contorno negli spettacoli, una denigrata spalla, un tappabuchi nei cambi di scena del circo, un passatempo.
Eppure, come si suol dire, ride bene chi ride ultimo.
Joker reincarna la figura sottovalutata e ignorata che riesce finalmente ad avere la sua voce: una voce rotta e soffocata da una irrefrenabile risata, ma anche una lacrima amara. Arthur è una persona sola, malata certamente, ma per cui il pubblico nutre una sincera compassione e perfino comprensione.
Phillips riformula la nemesi di Batman con un’attualità struggente e straziante, parafrasando (seppur sempre in modo totalmente differente) alla lontana il Joker di Heath Ledger firmato Nolan.
Lo spettatore sembra ad un certo punto tifare per lui, dimenticando quasi l’impostazione comunque folle ed irrazionale del personaggio cucito sulla pelle di Phoenix. Se vi siete sentiti sinceramente coinvolti dalle vicende del film, siete allora anarchici, sadici o tanto meno folli?
E’ quindi questa la violenza tanto temuta dagli Stati Uniti? Assolutamente no. Tra film e realtà c’è sempre un abisso invalicabile, ma fa di certo riflettere come un personaggio crudele, spietato e privo di ogni freno inibitore riesca a conquistare la scena con cerone, capelli verdi e una goccia di sangue alla volta.
Scrittrice free lance, ammette senza alcun problema di essere appassionata di erotismo, in tutte le sue forme, sfumature e colori. Fate l'amore non fate la guerra, diceva qualcuno. Ebbene, non è poi così male come idea, dopotutto.