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Sock Six: la nuova opera di David Firth

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Firth e la celebrazione di Halloween (a modo suo).

Sock Six è il titolo del nuovo contrometraggio curato da David Firth, autore della celebre webserie Salad Fingers e di altri vari corti ugualmente inquietanti e dissacranti come Cream. 

Sock Six è stato presentato in anteprima sul canale YouTube dell’autore alle 19:00 di oggi, giusto in tempo per la ricorrenza di Halloween, ed ha una durata di circa quindici minuti.

Il sequel di Sock 5

Sock Six è stato definito dallo stesso Firth come sequel del cortometraggio del 2012 “Sock 5: Three Skins Without Men“.

Il precedente corto vedeva dapprima due bambini intenti a sottostare al volere di una spietata testa mozzata, per poi focalizzarsi sul personaggio di un uomo che custodisce gelosamente tre pelli umane ma, citando il titolo, senza proprietari.

Come si scoprirà da un dipinto che li ritrae (presente in una villa abitata da quelli che sembrerebbero degli esponenti del ceto nobiliare e aristocratico), quelle pelli appartengono ai tre uomini senza pelle, personaggi piuttosto scurrili che bazzicano in un bar alla ricerca di ordinazioni impossibili.

La testa si impossesserà poi del corpo della bambina, e dovendo acquistare un’arma, conoscerà un armaiolo: i due intavoleranno una conversazione tanto insensata quanto estremamente profonda.

L’armaiolo però capisce in qualche modo le intenzioni suicide della testa, e si reca nel bosco, dove ritrova i corpi dei bambini uccisi e la testa lo implora di ucciderlo a sua volta, prima che la narrazione collassi nella follia più distorta, che raggiunge l’acme con la scena di un cane che è intento a cantare mentre tutti i personaggi  presentati nel corto lo ascoltano con attenzione.

Sock Six: la trama nel dettaglio

Sock Six si apre in un paesaggio desolato, pieno di alberi spogli. Man mano, l’inquadratura si avvicina a vari edifici decadenti, soffermandosi poi in quello che sembrerebbe essere un ristorante dall’insegna formata da vari simboli.

All’interno, come unico cliente e protagonista della storia, c’è un uomo dai capelli rossi: vorrebbe ordinare, ma quello che sembrerebbe essere un cameriere, gli dice che per farlo, deve parlare con Alan.

Il protagonista si china così verso un buco nel muro per poter parlare con Alan, ma il cameriere lo rimprovera nuovamente, dicendo che otterrà quello che vuole senza dover dire nulla.

Dei tentacoli spuntano dalla feritoia e porgono all’uomo un piccolo busto, formato però solo da un naso e una bocca che sembrerebbe femminile, e che si limita a mugugnare. Il protagonista fa per baciare quelle labbra seducenti, ma viene interrotto da una signora che si siede al suo stesso tavolo.

Gli spiega che ha scelto quel posto perché è l’unico dove non è ancora morto nessuno e ne era assolutamente certa perché teneva il conto dei decessi: in quel momento, stava contando anche lui. Eppure, a morire è la stessa signora, come fulminata da un’infarto: il cameriere dice però di non crederle, perché stava semplicemente recitando.

Il corpo viene portato via dai tentacoli della feritoia ed al suo posto, vi escono due gemelli, che chiedono al protagonista di seguirlo immediatamente all’auto, senza dargli altre spiegazioni.

Cambio scena: i gemelli guidano un auto appunto, dove siete anche il protagonista, una mucca e un altro personaggio che si limita a “minacciare” l’uomo dai capelli rossi con strani versi. I due gemelli hanno un alterco riguardo la pessima collaborazione dell’uomo, mentre il protagonista cerca più volte di fargli notare che si trova nell’auto con loro, e che in realtà non ha opposto alcuna resistenza.

Nel percorso in auto, la mucca ruba al protagonista il busto, dicendo che ora è suo e così, lo bacia languidamente. I personaggi intanto raggiungono un luogo dove tanti altri umanoidi molto simili ai gemelli stanno prendendo fuoco: i due gemelli fermano l’auto e una volta scesi, iniziano a bruciare anche loro, fino a sciogliersi.

Il protagonista scopre che la mucca si chiama Craig grazie alla targhetta che porta al collo: la mucca spiega che il suo nome deriva dalla propria madre ebrea, e poco dopo, i due consumano un rapporto sessuale. 

Craig e l’uomo dai capelli rossi guidano l’auto, dove notiamo che dietro la testa della mucca c’è la stessa feritoia del ristorante di poco prima. La mucca riceve dai tentacoli della carne, ma quando inizia a mangiarla, il protagonista le fa notare che è carne di manzo: gli risponde che non le importa minimamente.

Anche al protagonista viene offerta della carne che inizia a mangiare, ma quando Craig gli spiega che potrebbe essere carne umana, l’uomo è costretto a fermare l’auto per vomitare.

Il protagonista propone alla mucca un gioco: scegliere una roccia numerata tra la 1, 2, 3, 5 e 6. Craig, notando subito la mancanza di un numero, sceglie la roccia numero 4: il protagonista però, mentre ride convulsivamente, tocca la roccia per farla esplodere, causando la morte di Craig.

Una volta morta la mucca, il protagonista si bacia appassionatamente col busto. Arriva poco dopo la polizia, e due agenti chiedono all’uomo di aprire il cofano dell’auto, dove viene ritrovato il corpo della mucca a pezzi.

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Il protagonista viene condotto in quello che sembrerebbe un carcere, ma invece di una cella, l’uomo si ritrova in una stanza provvista esclusivamente di un water e di un cartello che recita che è necessario “avere un permesso” per essere lì. Una volta mostrato un foglietto riportante il permesso (letteralmente) ad una telecamera (apparsa dalla stessa identica feritoia mostrata fino a quel momento), il protagonista si rannicchia dietro al water.

Arriva una donna gravemente sfigurata, che, una volta assicurata che l’uomo abbia il permesso, si siede al gabinetto: l’uomo dai capelli rossi inizia a farle un questionario, dove figurano domande anche estremamente intime legate al suicidio e alle abitudini sessuali della donna, ma lei non sembra turbata in alcun modo e risponde molto gentilmente.

Alla fine delle domande, il protagonista chiede se la donna vuole che sua madre sia presente al momento dell’esito del test: la ragazza chiede se può avere la sorella, che è come una madre per lei.

Dalla finestra, appare una figura avvolta dalle fiamme che si rivolge alla donna chiamandola Jeremy: lei gli spiega di essere in realtà Carol, ma Sue (questo il nome della sorella affacciata alla finestra) dice che è Jeremy solo quando gli fa comodo. La donna gli risponde di essere Carol oggi, ed è l’unica cosa che conta, adesso.

A quel punto, il protagonista fa per annunciare il risultato, ma Sue dice di non esserne interessata e che la donna sarebbe sempre stata la sua sorellina, anche se avrebbe dovuto lasciarsi Jeremy alle spalle: Carol le risponde che non è così semplice.

L’uomo dai capelli rossi fa sapere alla donna che il risultato del test è al 100% negativo e che dovrebbe esserne lieta, ma Carol non risponde e lo scenario si trasforma lentamente in una lunga strada.

Fine e titoli di coda.

Una possibile interpretazione

Cercando di trovare una qualche logica nell’ennesimo viaggio onirico a cui David Firth sottoporne lo spettatore, sembrerebbe che in Sock Six Alan (la feritoia) rappresenti l’inconscio, elemento fortemente presente nelle opere dell’autore ma mai prima d’ora in modo così evidente.

Alan infatti è una costante in ogni scena di Sock Six, e sembra effettivamente far apparire dinnanzi al protagonista tutto ciò di cui ha bisogno in quel momento, anche senza che lui debba esplicitamente chiederlo, comprese cose che lui non avrebbe mai desiderato razionalmente, come la carne umana.

Tutti i personaggi devono sottostare ad Alan, anche a costo di bruciare vivi nei loro stessi desideri (come i gemelli) o rimanere brutalmente uccisi improvvisamente (come la signora al ristorante).

Il protagonista è sicuramente la maggiore vittima degli eventi eppure, non si fa alcuno scrupolo di uccidere crudelmente Craig, ridendo perfino: è in quel momento che l’uomo dai capelli rossi raggiunge la follia più totale, dopo aver ucciso una mucca che molto probabilmente lo ha stuprato. Con quell’assassinio, il protagonista ha attuato la sua vendetta personale, dopo aver represso i propri istinti e desideri troppo a lungo.

Proprio il tema della sessualità è fortemente delineato in Sock Six, rimarcato sia dal busto che dalla stessa mucca Craig, che condividono col protagonista vari momenti intimi. Il busto altri non è che la personificazione di un preciso ricordo del protagonista, legato probabilmente a sua madre (menzionata anche da Craig), rendendo quindi il protagonista affetto dal complesso di Edipo.

La mucca Craig invece potrebbe rappresentare in effetti il compagno violento della madre del protagonista, ripugnante a tal punto da violentarlo.

L’uomo però ritorna nuovamente ad essere passivo ed accondiscendente una volta raggiunto il carcere, più simile ad un manicomio rovesciato. Rovesciato poiché lui, da pazzo, è l’unico ad avere il permesso di poter valutare la follia dei pazienti, che potranno lasciare l’edificio solo se effettivamente malati di mente e non il contrario.

Il test viene inoltre eseguito su un gabinetto, proprio per mettere effettivamente “a nudo” i soggetti.

Carol infine è l’unica che dice all’uomo coi capelli rossi di non voler fare sesso con lui: la donna si trova infatti nel manicomio poiché vittima di una profonda depressione causata dalla perdita di Jeremy (marito o fratello della donna).

La pacatezza di Carol potrebbe infatti dipendere dal fatto che abbia sostenuto quello stesso test altre volte: quando infatti il protagonista rivela alla donna di essere libera di uscire, Carol non riesce ad essere felice della cosa, tutt’altro.

Ma queste, non sono altro che mere ipotesi, ed invitiamo ovviamente i lettori a delineare la propria personale interpretazione in merito a Sock Six.

 

 

 

 

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Jolandanta

Scrittrice free lance, ammette senza alcun problema di essere appassionata di erotismo, in tutte le sue forme, sfumature e colori. Fate l'amore non fate la guerra, diceva qualcuno. Ebbene, non è poi così male come idea, dopotutto.

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