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Randonautica: coordinate casuali per esperienze paranormali

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Randonautica: giocare con la realtà generata a livello quantico.

Nell’estate 2020, in piena pandemia Covid-19, l’applicazione “Randonautica” divenne estremamente virale. Oltre dieci milioni di utenti si trovavano sui differenti social networks per scambiarsi esperienze e coordinate. La pagina reddit dell’applicazione, “r/randonautica“, venne sommersa da centinaia di testimonianze giornaliere.

Tik Tok pullulava di esploratori urbani, giovani e giovanissimi.

Il 20 giugno 2020, un gruppo di ragazzi si imbattè in una piccola valigia abbandonata lungo la spiaggia di Duwamish Head, nella costa occidentale di Seattle (Washington). Colti dall’euforia del momento immaginarono di aver trovato un ricco bottino, magari una valanga di soldi. All’apertura di questa valigia, però, trovarono qualcos’altro.

Il video, pubblicato su TikTok dall’utente “ughhenry”, mostrava come all’interno non vi siano soldi, bensì resti di due cadaveri completamente smembrati ed in evidente stato di decomposizione. Giunta la polizia, dichiararono come a mandarli esattamente in quel punto sia stata proprio Randonautica.

Cos’è Randonautica?

Randonautica nacque nel febbraio 2020 dalla mente di Joshua Lengfelder, un’artista circense. Nel 2019, entrò in contatto col mondo della “scienza di confine”, in inglese definita “fringe science”.

Quest’ultima rappresenta una branca di estremizzazione delle teorie e ricerche attorno a svariate discipline accademiche, facente uso di metodi poco tradizionali con sostenitori ben distanti dai canoni ufficiali della comunità mondiale, siano essi scienziati riconosciuti o meno.

Partendo dalla base di un bot telegram chiamato Fatum Project, Lengfelder maturò l’idea di sviluppare un software capace di fornire all’utente coordinate spaziali del tutto casuali che possano indurre l’avventuriero ad uscire dalla propria “realtà di comfort e confrontarsi con nuovi scenari.

Il logo di Randonautica, oggi sostituito da una versione più stilizzata, reca la figura di un gufo intento a osservare da una prospettiva differente.

Secondo il creatore dell’app, ciascuno affronta la propria vita attraverso un “reality tunnel” (let., “tunnel della realtà”). Tale teoria, coniata dallo psichiatra Timothy Francis Leary, sostiene che ciascuno di noi possieda una percezione del mondo del tutto personale e soggettiva alle proprie esperienze e convinzioni.

Tradotto: “L’app di Randonautica è stata creata al fine di incoraggiare le persone ad avventurarsi oltre la loro monotona routine giornaliera, utilizzando un generatore quantistico casuale di numeri per ottenere una vera e propria coordinata imprevedibile dove dirigersi”.

Di conseguenza Randonautica si impegna a spezzare questo tunnel della realtà, fornendo una ventata di casualità attraverso i “quantum random number generator“, o “qRNG” (lett., “generatore di numeri casuali quantistici“). Essi rappresentano una forma di entropia computazionale che garantisce una natura prettamente randomica nelle coordinate fornite.

Il prodotto di un qRNG è sempre una singola coordinata che prende il nome di “punto quantico. Data la natura entropica di questa fonte, ciascun qRNG potrà generare centinaia, o migliaia di punti quantici, che potranno essere raggruppati in “clusters“, o “punti caldi”.

Il grafico, dalla superficie di 20.000 x 20.000 metri, mostra la distribuzione di mille punti quantici, prodotti da un qRNG. Per ciascun punto, è possibile definire aree di maggior densità dette “attrattori” e aree di minore densità definite “vuoti“. L’area in nero rappresenta una “anomalia“.

Questi punti quantici possono essere raggruppati in due tipologie di fenomeni: gli attrattori rappresentano aree particolarmente dense di punti quantici; i vuoti rappresentano l’esatto opposto, aree dove la concentrazione di punti quantici è stranamente bassa.

Le anomalie rappresentano gli estremi superiori di ciascuna delle rispettive classi – dunque l’area più densa o meno densa di punti quantici – mentre i punti ciechi rappresentano aree dove è meno probabile che l’utente possa imbattersi di sua spontanea volontà, come un vicolo o un bosco.

“Mind-Matter Interaction”: accenni storici

Il primo passo dunque per iniziare un’avventura su Randonautica è quello di pensare ad un’intenzione, ossia figurarsi mentalmente un concetto che possa “guidare” il generatore quantico di numeri casuali – attraverso l’interazione mente-materia, verso un fenomeno di interesse per l’esploratore. Le intenzioni possono coinvolgere sensazioni positive come “gioia“, “scoperta“, “serenità“, o concetti più oscuri come “morte“, “paura” e così via.

Citando la pagina informazioni di Randonautica:

MMI è un acronimo per Mind-Matter Interaction (lett. “interazione mente-materia“). Il fenomeno è stato oggetto di studi per decine di anni da parte dei principali centri di ricerca. MMI rappresenta la capacità dei pensieri di influenzare la distribuzione di valori ​​generata dal generatore quantico di numeri casuali.

Per esporre al meglio il concetto di interazione mente-materia bisogna tornare al diciassettesimo secolo, nel bel mezzo della Rivoluzione Scientifica. Due tra i più importanti fisici e matematici nella storia dell’umanità si scontravano all’epoca su un tema tutt’altro che semplice: la natura della luce.

Da un lato, Christiaan Huygens e i suoi sostenitori affermavano che la luce possedesse un’identità ondulatoria, mentre d’altro canto Isaac Newton si batteva per affermarne la natura particellare. Il dibattito scientifico si protrasse per oltre due secoli: nessuna risposta sembrava soddisfare le menti scientifiche.

A sinistra Christiaan Huygens, sostenitore della natura ondulatoria della luce. Sulla destra invece Isaac Newton, promotore della teoria particellare.

L’anno è il 1865 e l’Italia si ritrovava nel pieno dei suoi tumulti storici, nata da appena quattro anni. Un fisico e matematico scozzese, tale James Clerk Maxwell, pubblicava un lavoro dal titolo “A Dynamical Theory of the Electromagnetic Field” (“Una Teoria Dinamica del Campo Elettromagnetico“).

Attraverso un sistema di quattro equazioni, egli dimostrò come i fenomeni elettrici, magnetici e ottici non fossero altro che il prodotto dell’interazione di campi elettromagnetici. Egli descrisse la luce visibile come uno spettro della radiazione elettromagnetica. 

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Tali studi sembravano porre la parola “fine” sul dibattito in merito alla natura della luce, accogliendo ed integrando le precedenti osservazioni in merito svolte da Young (1801), Fresnel (1818) e Foucault (1850). Almeno, sino al 1905.

Proprio in quell’anno, Albert Einstein attaccò il modello di Maxwell attraverso un lavoro che gli varrà il Premio Nobel per la Fisica nel 1921. Einstein descrisse l’esistenza della luce come formata da pacchetti indivisibili e discreti di energia, i quanti di luce, riprendendo le osservazioni svolte da Max Planck ad inizio dello stesso secolo. Tali pacchetti di energia verranno battezzati “fotoni” da Gilbert Newton Lewis nel 1926.

A sinistra James Clerk Marxwell, a destra Albert Einstein. Ad oltre due secoli da quel primo scontro scientifico sul tema, quasi in maniera comica, due tra i più brillanti fisici e matematici di tutti i tempi tornavano sui passi dei loro predecessori. Uno con il suo lascito, l’altro con la nuova teoria che derivò proprio da esso.

La quadratura del cerchio in merito a questo straordinario quesito giunse a seguito di differenti lavori svolti tra il 1922 ed il 1927. Gli studi di Compton in merito all’identità particellare della radiazione elettromagnetica; di De Broglie, circa il comportamento ondulatorio delle particelle, e di Davisson e Gerner confermarono come la luce possedesse una dualità onda-particella, ossia una duplice natura.

Le difficoltà riscontrate nei decenni nel circoscrivere l’identità della luce, e le evidenze scientifiche spesso polarizzate verso una teoria (particellare) piuttosto che l’altra (ondulatoria), furono contestualizzate mediante il principio di complementarietà (Bohr, 1927), il quale afferma come determinate rappresentazioni fisiche di fenomeni atomici e subatomici non possano essere osservate contemporaneamente nello stesso esperimento.

“Mind-Matter Interaction”: in-evidenze scientifiche

Il sito web ufficiale di Randonautica sostiene che il fenomeno delle interazioni mente-materia sia stato “oggetto di studi per decine di anni da parte dei principali centri di ricerca“, eppure su internet non si trova alcuna traccia di tali studi, se non un singolo articolo, ritirato dagli autori, pubblicato su una rivista scientifica oggi chiusa, tale “Physics Essays”.

L’articolo, dal nome (tradotto) “Modulazione psicofisica della visibilità di confine in un sistema ottico distante a doppia fenditura“, intendeva dimostrare l’ipotesi di John von Neumann, secondo cui la mente dell’osservatore è intrinsecamente parte del processo di misurazione di fenomeni quantistici e può dunque alternarne la rilevazione (ndr: questa osservazione è ancora oggetto di discussione).

Le principali problematiche del suddetto studio sono indicate nell’articolo “Ri-analisi indipendente della presunta interazione mente-materia in dati sperimentali a doppia fenditura” pubblicato nel 2019 su PLos One, dal ricercatore N. Tremblay.

Tenendo a mente il concetto di interazione “Mente-Materia”, una tra le figure della cultura pop a cui poter fare immediatamente riferimento è senza dubbio il mutante Magneto, targato Marvel, prima villain e poi membro degli X-Men. Le sue capacità di manipolazione della materia attraverso il magnetismo sono un perfetto esempio di alterazione avanzata della realtà psico-fisica, tuttavia in chiave per l’appunto fittizia.

Il ricercatore francese ha dimostrato non solo che le principali conclusioni tratte nel primo articolo siano frutto di una erronea interpretazione dei risultati statistici che ha condotto a numerosi falsi positivi, ma oltretutto, che qualsivoglia correlazione mente-materia sostenuta nello studio in esame sia statisticamente irrilevante.

In poche parole, le uniche evidenze scientifiche rintracciabili a sostegno di questa supposta interazione mente-materia sono irreperibili, ritirate e smentite in un secondo studio indipendente di pochi anni dopo.

Incontri randonautici del terzo tipo

I randonauti di tutto il mondo si trovano per parlare delle proprie esperienze nel subreddit dedicato all’applicazione: “r/randonautica“. Qui si trovano alcune tra le più strane e particolari testimonianze, dalle più verosimili alle più incredibili, nel vero senso della parola.

Alcune testimonianze, come quella dell’utente reddit “u/CriticalAssociate102“, raccontano di essere stati guidati dall’intenzione “morte” verso un luogo tappezzato da cadaveri di animali brutalmente uccisi; oppure l’utente “u/JuliaSarah14testimonia come l’intenzione di ritrovare un uomo scomparso l’abbia condotta al lago dal quale è stato poi ripescato pochi giorni dopo.

Il subreddit è colmo di questi racconti, ciascuno diverso nella forma eppure simile nel sotto testo che l’autore sembra voler trasmettere: l’applicazione sa.

È davvero così? Probabilmente no.

Per “selection bias” (lett. “bias del sopravvissuto“) si intende un errore logico commesso quando al fine di valutare un determinato fenomeno, si finisce per prendere in considerazione esclusivamente gli elementi che hanno superato un certo processo selettivo, finendo per escludere tutti i restanti.

Questo schema rappresenta l’ipotetica distribuzione dei danni sostenuti da un velivolo militare. In particolare delle aree che, se colpite, consentirebbero un rientro alla base. Il rinforzo delle aree segnate in rosso porterebbe ad un bias del sopravvissuto, poiché i dati più utili giungono da quei velivoli che non hanno fatto ritorno. Di conseguenza, sono le aree prive di punti rossi a rappresentare i punti più critici per la sopravvivenza dell’aeroplano.

In altre parole, la convinzione che Randonautica possieda un qualche potere soprannaturale spinge i suoi utenti a condividere le proprie esperienze online soltanto quando degne di nota, e a non farlo quando delusi dall’esito dell’applicazione. Agli occhi di un osservatore esterno, sembrerà che tutti gli utenti di Randonautica sperimentino avventure straordinarie.

Molti utenti di Randonautica restano delusi quando condotti a luoghi completamente privi di spunti interessanti (ndr: incluso l’autore dell’articolo, dopo diversi giorni di test non troppo tempo fa), sfogandone la frustrazione nei forum dedicati alla discussione. Ovviamente, questo genere di post passeranno in secondo piano e immediatamente scartati da chi cerca una testimonianza avvincente, come quelle descritte più sopra.

Ed ecco decostruito il mistico funzionamento di Randonautica: il desiderio umano di associare significati tangibili ad elementi fortemente stocastici e immateriali. Si unisce il tutto alla fantasia di decine di milioni di utenti in tutto il mondo, portando alla nascita di un fenomeno in cui verità e fantasia si uniscono in unico prodotto – come fu il fenomeno della SCP Foundation nel lontano 2008.

Randonautica è un applicazione gratuita, accessibile a tutti, tradotta in numerose lingue tra cui l’italiano. Ai più curiosi non resta che armarsi di buone intenzioni, letteralmente, e darsi all’avventura.

Chissà non si scopra davvero qualcosa di incredibile.

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Michael Di Maio

Classe ‘97 e di spirito bolognese, scrivo per diletto sulle tematiche che più amo: scienza, tecnologia, cyberpunk e auto molto rumorose.

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