Un filtro che era già molto discusso.
Grindr (famosa dating app specifica per utenti appartenenti alla comunità LGBTQ+) annuncia su Twitter una vera e propria “rivoluzione”.
Per solidarietà al movimento Black Lives Matter (BLM, ovvero letteralmente Le Vite Nere Contano) e a seguito delle proteste che stanno imperversando tutt’ora negli Stati Uniti contro la brutalità delle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini afroamericani, Grindr ha annunciato di rimuovere nel prossimo aggiornamento della app il filtro “etnia”.
In realtà, sembrerebbe che il gesto sia stato dettato da una piccola “gaffe”: infatti, il 29 maggio Grindr avrebbe twittato un semplice: “Chiediamo giustizia. #BlackLivesMatter”. Il problema è che molti avevano accusato la app di totale incoerenza, e così, il tweet è stato rimosso, per far spazio ad una scelta che ha sicuramente messo d’accordo tutti (seppur con le opportune lamentele sul gravoso ritardo di questa modifica).
E’ comunque degno di nota il dettaglio che vede questo annuncio proprio durante il Pride Mounth 2020 (ogni giugno infatti si commemora la fine dei moti di Stonewall del 1969). Leggiamo infatti sul profilo Instagram della app:
“Come possiamo iniziare un mese di festeggiamenti quando così tanti di noi si fanno male? Come possiamo celebrare l’orgoglio senza riconoscere che non avremmo nemmeno un mese di orgoglio se non fosse per le coraggiose persone nere, marroni, trans e queer la cui rivolta contro la polizia di Stonewall ha dato vita al moderno movimento per i diritti LGBTQ+ ?”
L’etnia per Grindr (e non solo)
Questo filtro banalmente permette agli utenti iscritti alla app di fare una ulteriore scrematura dei profili, differenziandoli anche in base alla loro etnia.
In realtà, proprio la app nel 2018 era stata oggetto di lamentele poiché, nella sua campagna contro il razzismo, aveva invece lasciato assolutamente invariato il filtro. In merito Landen Zumwalt (ex capo delle comunicazioni di Grindr) aveva dichiarato:
“Anche se credo che il filtro sull’etnia promuova il comportamento razzista nell’app, altri gruppi di minoranze usano il filtro perché vogliono trovare rapidamente altri membri della loro comunità di minoranza”.
E’ innegabile che le parole di Zimwalt abbiano sicuramente un fondo di verità, che cioè in effetti il filtro di Grindr abbia permesso a piccole minoranze etniche di avvicinarsi, ma l’ipotesi di una qualche funzione “razzista” di certi filtri (forse) non è totalmente erronea o sconclusionata.
Stando infatti ad uno studio condotto nel 2014 da OkCupid si è scoperto, ad esempio, che le donne bianche avevano molte meno probabilità di essere interessate a uomini neri o asiatici: razzismo o semplicemente “chi si somiglia si piglia?“. A voi l’ardua sentenza.
Sta di fatto che la scelta odierna di Grindr potrebbe in effetti (nel suo piccolo, ovviamente) fare la differenza anche per altre applicazioni di incontri che mantengono tutt’ora il filtro etnico (The League e Hinge, per dirne due).