La così detta truffa del principe nigeriano, variante della truffa alla nigeriana o 419 scam (in riferimento all’articolo del codice penale nigeriano che punisce tale crimine), è la più nota e antica tipologia di truffa sul web.
Essa prevede che il truffatore, sotto le mentite spoglie di un nobile nigeriano in difficoltà, contatti tramite mail un ignaro utente (ndr, chiamato nell’ambiente “mugu“, parola nigeriana che indica il pollo da spennare) affinché gli metta a disposizione il proprio conto corrente, sul quale promette di traferire un’ingente quantità di denaro.
In cambio, il proprietario del conto riceverebbe una percentuale che va dal 10 al 40% della somma. L’ignaro prestanome dovrà quindi versare una certa cifra sul conto corrente del truffatore – in genere qualche migliaio di dollari – così da permettergli di sbloccarlo ed effettuare la transazione.
L’identità fittizia del truffatore può variare: un ministro che vuole portare fondi fuori da un paese, l’organizzatore di una lotteria, un banchiere e molte altre figure di spicco. Tutte con un’unica costante: la nazionalità nigeriana.
Nonostante questo tipo di raggiro sia ormai stato sdoganato dalla maggior parte degli utenti, diventando un vero e proprio meme, i meno ferrati cascano ancora nel tranello. Si calcola che nei soli Stati Uniti d’America vengano persi dai 100 a 200 milioni di dollari annuali a causa della truffa, mentre la media britannica si aggira intorno ai 150 milioni di sterline.
In realtà, le radici della truffa del principe nigeriano risalgono addirittura al medioevo. Tuttavia, quello che risulta esserne il vero e proprio prototipo, la truffa del prigioniero spagnolo, venne documentato solo nel 1828 dall’investigatore, avventuriero e criminale francese Eugène-François Vidocq nelle sue Memorie.
In questa variante analogica, il truffatore inviava una lettera battuta a macchina a una persona particolarmente facoltosa, fingendosi un ricco prigioniero spagnolo e promettendo una lauta ricompensa in cambio del pagamento della sua cauzione.
Casi analoghi si verificarono anche in Germania, negli anni ’20, e raggiunsero la massima diffusione negli anni ’80, periodo in cui cominciarono a registrarsi i primi casi a sud del Mediterraneo.
Nella seconda metà degli anni ’70 la Nigeria versava in una condizione di grave instabilità. L’ex-colonia inglese alternava governi claudicanti a golpe militari più o meno riusciti, fino all’avvento di Olusegun Obasanjo, ufficiale d’alto rango dell’esercito che venne nominato capo di stato nel 1976.
Obasanjo promosse una politica di sviluppo basata sull’esportazione di petrolio, attirando così l’attenzione di investitori esteri ammaliati dalle possibilità di un facile guadagno grazie allo sfruttamento di un paese in via di sviluppo. Allo stesso modo, alcuni truffatori nigeriani videro nell’avidità occidentale la loro fortuna.
Negli Stati Uniti d’America cominciarono quindi ad arrivare ondate di lettere da parte di sedicenti rappresentanti della Nigerian National Petroleum Corporation, intenzionati ad appropriarsi degli ingenti capitali delle banche USA.
A facilitare enormemente il lavoro dei criminali fu l’altissimo tasso di corruzione del paese, che permetteva ai truffatori di inscenare dei veri e propri teatrini, creando documenti falsi, costumi e feste in luoghi di lusso atti a rendere credibili le loro proposte agli occhi delle vittime. Il tutto con la complicità di veri funzionari pubblici.
Da qui a spacciarsi per membri dell’aristocrazia pre-rivoluzionaria il passo fu breve.
La truffa del principe nigeriano ottenne il nome con cui è internazionalmente nota proprio in questo periodo, scatenando le ire del governo nigeriano. Quest’ultimo si rivelò però incapace di arginare il fenomeno, tanto da essere costretto a comprare spazi pubblicitari sui quotidiani statunitensi al fine di sensibilizzare le possibili vittime e salvare la reputazione del paese.
Con gli anni ’90 e la massiccia diffusione di Internet la truffa del principe nigeriano moltiplicò la sua diffusione. Inviare una e-mail oltreoceano era di gran lunga più economico che spedire una lettera cartacea, incoraggiando chi prima non poteva permetterselo a entrare nel giro di truffe, in particolare i giovani.
Non a caso è tra il 1995 e il 1998 che venne attuata la più remunerativa truffa alla nigeriana della storia.
Emmanuel Nwude, noto criminale nigeriano, riesce con i suoi contatti governativi a intrappolare in un tragico circolo vizioso Nelson Sakaguchi, banchiere e direttore del Banco Noroeste di Sao Paulo, Brasile. Convincendolo di stare investendo nella costruzione di un aeroporto, Nwude sottrae al Banco 242 milioni di dollari in tre anni (ndr, all’epoca il Banco poteva contare su un capitale di 500 milioni di dollari).
Chi inviò il fax che diede inizio al calvario di Sakaguchi fu Bless Okereke, un giovane delinquente nigeriano assoldato da Emmanuel Nwude e da lui fatto successivamente assassinare.
La truffa del principe divenne assai popolare presso la sottocultura giovanile nigeriana nei primi anni del ‘2000, con decine di ragazzi che si recavano quotidianamente negli internet cafè appositamente per scrivere mail truffaldine, spesso per conto di organizzazioni ben più ampie e strutturate.
Simbolo della popolarità della pratica fu il singolo hip hop I Go Chop Your Dollars del cantante e attore Nkem Owoh, a sua volta arrestato per truffa nel 2007.
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Nel nuovo millennio venne inoltre coniato il secondo nome della truffa: 419 scam.
L’estremo tentativo di arginare il problema da parte del governo nigeriano fu la fondazione, nel 2003, della Economic and Financial Crimes Commission, la quale scoprì che quella del principe nigeriano era solo una piccola parte della criminalità informatica del paese.
Sebbene gli USA siano la meta preferita delle mail scam, nel 2004 vi fu un tentativo di invasione della rete russa, con la massiccia comparsa di mail in cirillico atte a sfruttare i temi caldi e gli eventi più significativi della vita politica russa.
L’ondata russa perse però velocemente di importanza, complice la poca diffusione della lingua e la scarsa densità di popolazione, spingendo gli scammer a concentrarsi sull’occidente, molto più accessibile alla lingua inglese.
Un’indagine del Los Angeles Times ha ricostruito la storia di una di queste giovani reclute, rivelando che gli Stati Uniti sono la preda favorita dagli scammer per via dell’alto valore del dollaro americano e dei numerosi contatti che i truffatori hanno al di là dell’Atlantico, i quali possono facilmente approcciare le vittime fingendosi ambasciatori o altri ufficiali governativi.
Dal punto di vista etico, per i truffatori vige la retorica degli americani che fanno la bella vita e tutto sommato non verrebbero danneggiati più di tanto dalle truffe.
Tuttavia spesso queste ultime si concludono con il suicidio, la perdita del lavoro, la rovina economica e persino gli omicidi delle vittime che, giunte in Nigeria per concludere i propri affari, si accorgono di essere stati truffati e cercano di sottrarvisi.
Nonostante questa tipologia di cybercrimini si sia estesa anche in altre parti del continente africano, la Nigeria resta il soggetto preferito all’interno delle false mail.
Il motivo, secondo quanto scoperto dalla scrittrice sudafricana Lauren Beukes, autrice del libro Zoo City, risiede nell’effettuare una sorta di scrematura. Essendo la truffa del principe nigeriano riconosciuta a livello mondiale, la maggior parte delle mail vengono totalmente ignorate.
Ciò significa che a rispondere sono solo persone potenzialmente molto facili da truffare, poiché assolutamente ignare del pericolo e dell’esistenza di questo tipo di truffe.
Altro elemento fondamentale per la scelta della Nigeria è lo storytelling.
Spesso le mail in questione vengono accuratamente redatte con un tono enfatico, cercando di far apparire il lettore come una figura importante e necessaria all’interno dello scacchiere internazionale, rendendolo protagonista di una storia grandiosa dalla quale uscirà per altro arricchito.
In più, i costanti tumulti all’interno dei paesi africani, spesso condivisi da giornali internazionali, consentono di adattare la narrazione all’attualità, rendendola di gran lunga più credibile (ndr, per esempio le numerose mail di finti rifugiati provenienti dall’Iraq durante la seconda guerra del Golfo).
La fondazione di 419eater.com, il più grande forum dedicato alle truffe alla nigeriana, ha permesso di raccogliere numerose storie di persone truffate, insieme a testimonianze delle contromisure che vengono prese dagli utenti.
I membri del forum hanno infatti inventato una pratica chiamata scam baiting, che consiste nel fingersi degli ingenui creduloni per convincere i truffatori a ritrarsi in pose e atteggiamenti ridicoli per dimostrare la veridicità delle loro storie. L’obiettivo è fargli perdere più tempo possibile così che ne abbiano meno da dedicare alle loro vere vittime e perdano interesse nello scamming.
Vice ha utilizzato tale tecnica per convincere un ignaro scammer a posare con una maschera di Barack Obama e una bandiera degli Stati Uniti alle spalle. L’immagine è poi divenuta una vera e propria copertina di un numero della testata.
Nel 2018 è stato inoltre arrestato Michael Neu, 67enne della Louisiana che da anni faceva da intermediario per i trasferimenti in denaro dalle vittime ai carnefici delle truffe alla nigeriana.
Tali casi dimostrano quanto quello che da molti viene percepito come un semplice meme, sia in realtà uno degli esempi più estesi e concreti di criminalità organizzata sul web, fatta di riciclaggio di denaro, furti, estorsioni, minacce e (tristemente anche) morti.
Conosciuto internettianamente con il nickname "Mr Vendetta" - ispirato all'omonimo film di Park Chan-wook, non al maledetto fumetto di Alan Moore - questo strano essere ha assunto le forme più disparate: blogger, vlogger, redattore, finanche gestore di gruppi Telegram e Facebook. E dire che nella vita voleva fare i soldi.
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