Cinema

Cartoon Network: la storia e le origini

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Viaggio nel canale d’animazione della nostra infanzia (e non solo)

Cartoon Network è un canale televisivo pay-per-view divenuto nel corso degli anni un punto di riferimento per gli amanti dell’animazione occidentale, il più importante del settore, e questo grazie alla produzione di serie qualitativamente eccelse come Samurai Jack, Ed, Edd & Eddy, Adventure Time, Steven Universe e Rick and Morty.

Se la sua fama è cosa nota, meno lo sono le sue origini, ammantate di visioni avveniristiche, libertà creativa e un aiutino da parte del caso.

La nascita di Cartoon Network

Chi ha visto I Griffin potrebbe aver già sentito parlare di Ted Turner, apparso in diversi cameo proprio nella serie creata da Seth McFarlane. Quel pittoresco figuro altri non è che il padre (o uno dei padri) di Cartoon Network e, per proprietà transitiva, colui che ha lanciato la carriera di molti aspiranti animatori negli anni ’90, tra cui lo stesso McFarlane.

Turner è infatti il fondatore della Turner Broadcasting System, un’azienda specializzata nella produzione di media che, negli anni ’70, rivoluzionò il modo di intendere la televisione: la società fu la prima a trasmettere gratuitamente un programma televisivo, il film del 1948 Il figlio della tempesta, su vasta scala attraverso l’uso del satellite.

Ted Turner e la sua versione animata nei Griffin

L’idea di Turner permise al suo piccolo network, il WTCG, di farsi conoscere in poco tempo da un ampio pubblico, rendendo necessaria l’acquisizione di materiale da trasmettere per soddisfare la nuova e ingente richiesta.

Nel 1986 Turner acquistò la Metro-Goldwyn-Mayer e, nel 1991, Hanna-Barbera Productions, ritrovandosi un enorme catalogo di classici dell’animazione cui attingere. Venne però a crearsi il problema opposto: tutto quel materiale necessitava di un canale a sé stante, e nel 1992 nacque Cartoon Network.

Inizialmente il canale trasmetteva esclusivamente repliche di Braccio di Ferro, Looney Tunes e altre serie storiche facenti parte delle licenze acquisite, finché Turner non decise di produrre anche serie originali attraverso i Cartoon Network Studios, dove aveva stipato l’intero staff di Hanna-Barbera, il quale creò nel 1994 le prime serie originali del canale: Space Ghost Coast to Coast  e The Moxy Show.

Ad affiancare i vecchi animatori di H-B arrivarono nuove leve che ebbero modo di farsi le ossa attraverso il programma contenitore What a Cartoon! (conosciuto anche come World Premiere Toons e The Cartoon Cartoon Show).

Il programma comprendeva cortometraggi creati dagli animatori dello studio da proiettare al cinema prima dei film. In seguito, alcuni corti sarebbero diventati serie grazie a dei sondaggi di gradimento.

Tra queste:

  • Johnny Bravo (1997-2004), dove esordì proprio Seth McFarlane;
  • Io sono Donato Fidato (1997-2000);
  • Ed, Edd & Eddy (1999-2008);
  • Leone il cane fifone (1999-2002).

Da citare infine Mucca e pollo (1995-2004), considerato uno dei cartoni più stupidi e dannosi mai partoriti da mente umana (specialmente dai genitori dei giovani spettatori), ma anche uno dei più longevi del canale.

Raccontava le avventure di una mucca di nome Mucca e del fratello pollo, di nome Pollo, spesso tormentati da Red Guy (Il Rosso, o Rosso Senza Braghe), un diavolo che si presentava sovente senza pantaloni. Mucca e Pollo, nonostante le critiche, contribuì a distinguere CN dal resto della concorrenza grazie al suo umorismo surreale, irriverente e sarcastico.

Le serie più conosciute prodotte da Cartoon Network nei primi anni furono Il laboratorio di Dexter (1996-2003) di Gennadi (ndr, questa in realtà sarebbe la traslitterazione corretta) Tartakovsky e Le Superchicche (1998-2004) di Craig McCracken. Furono infatti proprio questi autori a definire lo stile del canale.

Tartakovsky si trasferì negli Stati Uniti all’età di sette anni. Nel 1993 lavorò a 2 Stupid Dogs, serie animata della Hanna-Barbera, e creò Il laboratorio di Dexter basandolo su un progetto universitario. La serie era incentrata sul piccolo scienziato Dexter, il cui lavoro veniva per lo più rovinato dalla sorella maggiore Dee-Dee, una specie di uragano vivente dalla scarsa intelligenza.

Craig McCracken creò invece Le Superchicche, basandolo anche lui su un corto realizzato all’università. Le protagoniste erano le sorelle con superpoteri Lolly, Molly e Dolly, create dal Professor Utonium. Queste eroine hanno testa e occhi grandi e piccoli corpi e difendono la loro città da mostri e malvagi di ogni specie.

Gli stili di Tartakovsky e McCracken sottolineano il loro aspetto grafico attraverso movimenti limitati. Legati alla nuova moda Flash, le loro serie erano lavori grafici, in cui linee e colori erano predominanti. I loro personaggi erano apertamente ispirati alle produzioni della United Productions of America (Mr. Magoo, Gerald McBoing-Boing) ma anche al nipponico Astro Boy di Osamu Tezuka e Rocky and Bullwinkle di Jay Ward.

Le serie di Tartakovsky e McCracken furono visivamente e verbalmente innovative, con una narrazione basata sull’assurdo: i personaggi erano un ibrido di disegno, animazione, fumetto, pubblicità e arte, rappresentanti di una nuova frontiera della Pop Art, come le creazioni di Murakami Takashi o la street art.

Rita Street, produttrice di Cartoon Network, disse del venticinquenne Tartakovsky:

Dopo il debutto con Il laboratorio di Dexter, Tartakovsky divenne il membro più giovane di un movimento di animazione che potrebbe essere definito “Retro-Assurdo”. Il movimento è capeggiato da gente del calibro di Ralph Bakshi e John Kricfalusi e predilige l’arte del “disegno buffo” in contrapposizione con l’arte dell’attore animato

Lo stesso Tartakovsky dichiarò:

L’attrattiva dell’animazione è il disegno. Adoro guardare anche animazioni mal fatte, sono come caramelle per gli occhi. Ma quando si passa ad animazioni realistiche, come Pocahontas, per me l’attrattiva si perde

Inoltre, venne creato collateralmente il catalogo Toonami, con lo scopo di trasmettere anime dedicati ad un pubblico pre-adolescente per allargare il target di Cartoon Network.

L’acquisto della Turner Broadcasting da parte di Warner Media nel 1996 permise al canale di aggiungere ulteriori licenze al proprio catalogo (tra cui quelle dei personaggi DC Comics) e alla Warner di riappropriarsi delle proprietà intellettuali cedute dagli anni ’40 in poi, oltre ad avere un canale di trasmissione proprietario su cui mandarle in onda.

Gli anni 2000

Con l’avvento del nuovo millennio, l’intenzione di rivolgersi a fasce d’età più avanzate portò Cartoon Network ad investire in opere meno nosense e più autoriali: ancora una volta furono Tartakovsky e McCracken a dettare il passo.

Tartakovsky presentò Samurai Jack (2001-2004), unica serie occidentale trasmessa su Toonami, in cui il malvagio Aku spedisce l’unica persona che poteva ostacolarlo (un samurai innominato che assumerà il nome “Jack“) in un futuro distopico in cui è ormai il sovrano di ogni cosa. Jack tenta quindi di tornare nel passato per sconfiggere il suo nemico e impedirgli di conquistare il mondo.

I disegni sono influenzati nuovamente dagli anime e dalla UPA, ma Samurai Jack venne concepito come un vero e proprio lavoro grafico: ogni elemento, dai personaggi ai loro movimenti, è un gioco di linee geometriche. Lo schermo è diviso in sezioni verticali e orizzontali, un richiamo alla pittura giapponese e agli split screen tipici del cinema di arti marziali cinese.

Grazie a questo sfoggio di totale maestria, Tartakovsky vinse ben quattro Emmy Award e fu scelto da George Lucas, i cui lavori erano stati omaggiati spesso in Samurai Jack, per produrre e dirigere Star Wars: Clone Wars.

Nel 2004, McCracken invece produsse Gli amici immaginari di casa Foster (2004-2009). Era ambientato in una casa per “amici immaginari”, abbandonati quando coloro che li avevano immaginati erano diventati adulti. McCracken, quasi in antitesi con il suo collega/rivale, creò un mondo visivamente surreale e poetico intriso delle atmosfere da nuovo-gotico-fiabesco di Neil Gaiman e Tim Burton.

Anche il suo lavoro fu premiato: oltre ad aver vinto sei Emmy Award, nel 2008 divenne produttore esecutivo di un nuovo progetto di Cartoon Network, chiamato Cartoonstitute.

Adult Swim

Nel 2001 il network decise di compiere un grande azzardo: dedicare un’intera fascia oraria (inizialmente dalle 22:00, poi dalle 20:00 alle 6:00) esclusivamente a programmi per un pubblico adulto. Da un’idea di Mike Lazzo, creatore di Space Ghost Coast to Coast e produttore di Cartoon Network che ispirò Tartakovsky alla creazione di Samurai Jack, nacque Adult Swim.

Più (e meglio) di altri esperimenti analoghi, Adult Swim si dimostrò altamente contemporaneo e interattivo. Durante la fascia oraria dedicata era infatti possibile assistere alla lettura delle mail inviate dei fan, i quali potevano addirittura allegare i propri lavori (dai disegni alla musica) con la possibilità che venissero mostrati durante la trasmissione.

Steven Ellison, un giovanotto che sarebbe divenuto celebre con il nome di Flying Lotus, era un grande fan di Adult Swim, al punto da inviare una propria traccia alla rete, poi utilizzata nella soundtrack della serie animata The Boondocks.

La componente trendy e interattiva del programma si manifestò, oltre che nei contenuti, anche attraverso l’attenzione per la crescente espansione di Internet: alcuni show come Childrens Hospital o Rick & Morty cominciarono come prodotti destinati al web, salvo poi venire acquisiti dal lato “oscuro” di  Cartoon Network.

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La serie che più di tutte diede popolarità ad Adult Swim fu Robot Chicken, definita da Mike Lazzo “la versione Saturday Night Live della rete“. Creata da Seth Green (doppiatore di Stewie Griffin e interprete di Scott Male nella trilogia di Austin Powers) e Matthew Senreich, entrambi grandi appassionati di giocattoli, la serie si avvaleva della tecnica della stop motion per mettere in scena una serie di sketch parodistici con action figures.

La next gen di Cartoon Network

La seconda ondata di Cartoon Network esemplificò l’enorme ricerca stilistica e lo sforzo di diversificazione del canale. Nel 2001 debuttò Le tenebrose avventure di Billy e Mandy di Maxwell Atoms, incentrata sulle avventure di due bambini che, in seguito ad una gara di limbo, riescono a vincere l’eterna amicizia di Tenebra, il Cupo Mietitore.

La serie presentava atmosfere grottesche, orrorifiche e parodistiche del cinema di genere (dai classici film horror della Hammer ai cult degli anni ’80 come Nightmare, Hellraiser, La casa e tanti, troppi altri), non risparmiando scene visivamente e concettualmente turbanti.

Le tenebrose avventure di Billy e Mandy fu un enorme successo di pubblico e critica, riuscendo a protrarsi per ben 8 anni e divenendo la vera e propria forza trainante del canale, tanto che al suo interno si contano un numero infinito di camei e crossover con altre serie CN e Hanna-Barbera.

Tuttavia, la serie più longeva di Cartoon Network fu (ed è ancora) Ed, Edd & Eddy, creata da Danny Antonucci nel 1999 e andata in onda fino al 2009 (contando anche il film che conclude ufficialmente la serie).

Ambientata in una sorta di limbo, il quartiere, dove un gruppo di bambini gioca tutto il giorno immerso in una perenne estate (almeno fino alla quarta stagione), la serie mostrava i tentativi di tre di questi, gli “Ed”, che cercavano di truffare gli altri per potersi permettere delle palle di zucchero ridicolmente grandi note come “spaccamascelle“.

Le ispirazioni ai cartoni animati dei Looney Tunes della golden age erano perfettamente riconoscibili nelle animazioni sincopate, nelle espressioni esagerate e nelle gag slapstick permeanti ogni episodio, coadiuvate da un comparto sonoro composto quasi esclusivamente di strumenti a fiato.

Altro cartone con protagonisti assoluti un gruppo di bambini fu Nome in codice: Kommando Nuovi Diavoli di Tom Warburton, che a differenza di Ed, Edd & Eddy si presentava meno surreale e più disneyano nelle atmosfere e nei design, perdendo l’emergente tendenza grottesca delle altre serie di Cartoon Network.

La vetta commerciale

Nella seconda metà degli anni 2000, Cartoon Network e Warner cominciarono a lavorare più strettamente. In precedenza era capitato che alcuni sceneggiatori di serie animate CN/Warner finissero per scrivere fumetti (come nel caso della serie Justice League) ma stavolta l’intenzione era opposta: portare gli sceneggiatori di fumetti a creare delle serie animate.

I progenitori di queste serie di stampo supereroistico furono:

  • Judd Winick, scrittore di Lanterna Verde, Freccia Verde e Batman per DC Comics (altra proprietà Warner) che creò Juniper Lee (2005-2007);
  • Scott Peterson, editor della divisione WildStorm della DC, che avrebbe collaborato in veste di sceneggiatore a Robotboy (2005);
  • ed infine i Man of Action, collettivo di autori composto da Duncan Rouleau, Joe Casey, Joe Kelly e Steven T. Seagle, che insieme crearono Ben 10 (2005-2008).

I Man of Action lavorarono al concept della serie per 3 anni e i character design vennero curati da Dave Johnson, illustratore assai noto in ambito fumettistico. Le avventure del ragazzino che trova per caso un braccialetto alieno capace di trasformarlo in 10 extraterrestri dotati di abilità straordinarie fecero subito breccia nel cuore dei giovanissimi, rendendo Ben 10 il brand più redditizio della storia di Cartoon Network in termini di merchandise.

Questo successo spinse la rete a cambiare radicalmente l’approccio creativo, passando a concept più puliti e meno sui generis nel tentativo di cavalcare l’onda del successo di Ben 10. Purtroppo, questa scelta segnò l’inizio della parabola discendente di Cartoon Network.

Il declino

La nuova politica cominciò con la proposta di alcuni programmi acquisiti dedicati ad un target pre-scolare, praticamente inedito per il canale, tra cui il revival di Gerald McBoing-Boing e Peppa Pig.

Le produzioni originali cominciarono a scarseggiare, complici la chiusura di Toonami nel 2007 e lo scarso appeal suscitato da serie come Squirrel BoyClass of 3000 e Chowder – Scuola di cucina. Vennero proposte manovre pubblicitarie pedestri, come tappezzare l’intera città di Boston con apparecchi luminosi atti a sponsorizzare la serie Aqua Teen Hunger Force, che vennero scambiati per bombe e bloccarono l’intera città per un giorno intero, prima che la Turner ammettesse la propria responsabilità.

Per compensare la mancanza di programmi, Cartoon Network importò diversi show da altre reti, cercando al contempo di rilanciare il suo comparto animato con la fondazione, nel 2008, del Cartoonstitute, con a capo quel Craig McCracken che tanto prestigio aveva portato in passato (e la cui moglie, Lauren Faust, avrebbe dato il nome al progetto e creato due anni dopo My Little Pony – L’amicizia è magica).

Il Cartoonstitute si proponeva come il diretto successore di What a Cartoon!, ossia un contenitore di corti animati accuratamente selezionati che sarebbero poi divenuti delle serie. Alcune di queste (come Regular Show di J. G. Quintel, già regista per Le meravigliose disavventure di Flapjack) ottennero un discreto successo, ma gran parte dei progetti presentati e poi divenuti serie furono un fallimento.

L’approvazione di Uncle Grampa, considerato il simbolo della decadenza di Cartoon Network e del fallimento del Cartoonstitute, portò alla chiusura del progetto e al licenziamento di McCracken.

Il fondo fu toccato nel 2009, con la creazione di un blocco di programmazione dedicato esclusivamente alle produzioni live action: CN Real. Per tutta la durata del 2009, il canale animato per antonomasia trasmise solo reality show di dubbio gusto, qualche film su licenza e neanche un cartone. Il crollo degli ascolti fu devastante.

La rinascita: Adventure Time…

Con il fiasco del reparto animazione e del tentativo di virare su produzioni live action, Cartoon Network si ritrovò a tirare avanti per qualche mese con il sequel del suo brand di punta, Ben 10: Ultimate Alien, e i gadget ad esso correlati. Eppure, si decise di provare a rilanciare l’intero canale con una nuova serie animata, la prima ad essere trasmessa in alta definizione dal network.

Nel 2006 fu pubblicato su Internet un cortometraggio animato prima della sua uscita effettiva prevista nel 2007, il tutto all’insaputa del suo creatore, Pendleton Ward, sceneggiatore di Le meravigliose disavventure di Flapjack. Quel cortometraggio raccontava le avventure di un ragazzino umano di nome Pen e del suo cane Jake, doppiato da John DiMaggio (il doppiatore di Bender in Futurama), alle prese con strambe avventure in un mondo fantasy-lisergico.

Il nome del cortometraggio era Adventure Time.

Grazie allo stile essenziale, l’umorismo sferzante e l’atmosfera surreale figlia degli albori di Cartoon Network, fu adorato da pubblico e critica, vincendo addirittura un Annie Award per il miglior cortometraggio animato.

Nel 2010, quel corto venne finalmente scelto per divenire una serie animata a tutti gli effetti. Il 5 aprile di quello stesso anno andò in onda il primo episodio di Adventure Time, che venne visto da 2,5 milioni di spettatori: iniziò così la nuova Golden Age di Cartoon Network.

L’estetica di Adventure Time fu definita dal New York Timesun misto di Hayao Miyazaki e Yellow Submarine con un pizzico o due di Hieronymus Bosch” e il suo impatto sui creativi che vi hanno lavorato e sarebbero venuti dopo lo consacrò come vera e propria fucina di talenti. Ad Adventure Time collaborarono professionisti del calibro di Rebecca Sugar (futura creatrice di Steven Universe che fu fondamentale per l’evoluzione di Finn, Marceline e Re Ghiaccio), Ian Jones-Quartey (marito della Sugar e creatore di OK K.O.! Let’s Be Heroes) e Patrick McHale (creatore di Over the Garden Wall). Si può dire che Cartoon Network dal 2010 in poi poté esistere solo grazie ad Adventure Time.

Il pubblico amò alla follia lo stile di Adventure Time, che proprio come agli albori del canale prendeva a piene mani dalla cultura pop per creare un mix innovativo che raccontasse qualcosa di unico e personale. I vertici di Cartoon Network vollero quindi stimolare il più possibile la creatività dei loro dipendenti, permettendo ad ogni singolo addetto ai lavori di proporre idee per nuovi cartoni.

Da questo delirio di proposte nacquero The Problem Solverz, Clarence, Lo straordinario mondo di Gumball (nato dall’idea malsana del suo creatore, Ben Bocquelet, membro della divisione europea di Cartoon Network, di riciclare tutti i personaggi scartati da lui proposti per delle pubblicità), Young Justice, Secret Mountain Fort Awesome (poi ritirato perché troppo esagerato) e, soprattutto, il già citato Steven Universe.

…e Steven Universe.

Rivoluzionare ulteriormente il proprio canale e l’intera animazione televisiva mondiale nell’arco di appena 3 anni sembrava un’impresa a dir poco improbabile. Eppure, Cartoon Network ebbe la fortuna di avere Steven Universe nel suo palinsesto.

L’episodio pilota della serie creata da Rebecca Sugar andò in onda per la prima volta il 21 maggio del 2013 e fu diretto da niente meno che Gennadi Tartakovsky. Raccontava le avventure di un bambino di nome Steven e di tre gemme antropomorfe, Garnet, Perla e Ametista, che insieme formavano il gruppo delle Crystal Gems.

A differenza dei suoi contemporanei e predecessori, Steven Universe si distinse per la cura e la raffinatezza della sua estetica, dovuta alla presenza di un staff d’eccezione, la cosiddetta Crewverse, che poté contare sulla presenza di guest artist come Takafumi Hori, animatore dello studio Trigger. Quest’ultimo risulta particolarmente calzante per l’impressionante influenza che la cultura anime ebbe sulla produzione.

A ciò, si aggiunse un cast di doppiatori di tutto rispetto, anche in questo caso arricchito da guest star come Nicki Minaj. Steven Universe fu lodato dalla critica per la qualità tecnica e l’aver portato agli occhi di un pubblico giovane e massivo tematiche come l’omosessualità, le famiglie mono-genitoriali, i rapporti abusivi e la discriminazione attraverso sapienti allegorie come la fusione e la divisione gerarchica delle gemme.

Il successo della serie fu dovuto in buona parte al rapporto tra i creatori e il pubblico di Internet. Per Cartoon Network non era una novità – sia Adult Swim che Adventure Time ne avevano fatto largo uso a fini pubblicitari – eppure, grazie al blog Tumblr Keep Beach City Weird, la Crewverse riuscì a creare in breve tempo un fandom enorme, attivo e (spesso eccessivamente) accanito.

 

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Vittorio Pezzella

Conosciuto internettianamente con il nickname "Mr Vendetta" - ispirato all'omonimo film di Park Chan-wook, non al maledetto fumetto di Alan Moore - questo strano essere ha assunto le forme più disparate: blogger, vlogger, redattore, finanche gestore di gruppi Telegram e Facebook. E dire che nella vita voleva fare i soldi.

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