Avete mai sentito parlare di Telegram o di VK? Sicuramente almeno uno di questi due nomi è giunto alle vostre orecchie nel corso degli anni, anzi magari siete direttamente utenti di uno dei due.
Ebbene dovete allora sapere che queste due creazioni appartengono a Pavel Valer’evič Durov, un imprenditore e informatico russo noto come il “Mark Zuckerberg russo” per l’aver appunto creato VKontakte, il social network più diffuso in tutta la Russia.
A rendere questo paragone ancora più peculiare vi è il fatto che i due colossi condividono anche lo stesso anno di nascita: il 1984.
Pavel Durov viene spesso descritto come una personalità eclettica per via dei suoi ampli interessi: dalla sua conoscenza informatica alla laurea in filologia, di stampo prettamente umanistico.
Durov dedica molto tempo alla cura di sé: è vegetariano, non fuma, è astemio, veste sempre di nero (ricordando ad alcuni Neo di Matrix) e si definisce un libertario.
Per quest’ultimo punto ha avuto infatti degli attriti con il governo russo e viene pertanto definito “il nemico di Putin”. Durov lasciò infatti la Russia dopo essersi rifiutato di cooperare con i servizi segreti russi e fornire loro i dati degli utenti di VKontakte, andando a trasferirsi a Dubai, dove risiede ancora oggi.
Pavel Durov nasce a San Pietroburgo ma dopo alcuni anni la sua famiglia si trasferisce in Italia, precisamente a Torino, per via del lavoro come professore universitario del padre. Nel 2001 torna in Russia per gli ultimi due anni di liceo e successivamente, nel 2006, si laurea in filologia alla Saint Petersburg State University.
Fin da ragazzo ha sempre “smanettato” coi computer, programmando e arrivando persino ad hackerare la rete dei computer della scuola per minacciare un professore con il quale aveva un rapporto decisamente pessimo. La scuola ha più volte cambiato le credenziali per risolvere il problema ma il ragazzo trovava sempre un modo per infiltrarsi nel sistema.
Pavel non era però solo: fin dalla giovinezza alle sue spalle vi era anche l’aiuto del fratello Nikolaj, che era un vero e proprio esperto di informatica e per il quale Pavel nutre una forte ammirazione.
Nel 2006, all’età di soli ventidue anni, Pavel Durov fonda VKontakte: l’idea era quella di creare una piattaforma che permettesse agli studenti di comunicare all’interno del campus universitario e di scambiarsi gli appunti, ma in pochissimo tempo essa acquisisce talmente tanta notorietà da diventare un vero e proprio social network.
VK viene spesso paragonato a Facebook. Effettivamente c’è una certa somiglianza, che nemmeno Durov stesso nega, come ad esempio i colori blu e bianco, presenti in entrambi i social, oppure il sistema dei “likes”; ma al di là di ciò, vi sono anche delle differenze sostaziali: la più importante è l’atteggiamento dei due social nei confronti della privacy e del copyright.
Per l’appunto, nonostante in Russia vi siano effettivamente delle leggi contro la pirateria, la maggior parte dei cittadini russi non ha la minima difficoltà a trovare online film o album musicali. Nel 2010 la RIAA (Recording Industry Association of America) aveva posizionato VK al secondo posto come distributore illegale di musica a livello mondiale.
Randonautica: giocare con la realtà generata a livello quantico. Nell'estate 2020, in piena pandemia Covid-19,…
Ma questo è solo uno dei tanti problemi dovuti al copyright che ha dovuto affrontare il sito: nel 2013 il dominio di VKontakte venne reso inaccessibile dall’Italia per effetto di un provvedimento della Procura di Roma a seguito della denuncia da parte di Medusa Film per violazione di copyright; in seguito però il collegamento al sito è stato riattivato.
Dato il rifiuto dei fratelli Durov alla richiesta del governo russo di poter accedere alle informazioni del social, nel 2012 Pavel Durov viene formalmente accusato dalle autorità di aver investito un agente di polizia. E’ una delle prime mosse che il governo esegue per minare la posizione del giovane imprenditore e per ottenere il controllo su VK, che si mostra efficace: nel giro di due anni le quote del sito finiscono gradualmente nelle mani del Cremlino, fino a portare al licenziamento di Pavel Durov stesso dall’azienda da lui fondata.
Oltre a VKontakte, qualche anno dopo, i fratelli Durov creano anche Telegram, l’app di messaggistica istantanea che ha da poco raggiunto i 400 milioni di utenti.
Telegram si differenzia notevolmente da Whatsapp in quanto include innanzitutto un sistema di bot e canali, inoltre offre la possibilità di accesso e sincronizzazione da più dispositivi e un’eccellente sicurezza nelle chat segrete, vantando di un ottimo sistema di criptazione a prova di hacker.
Ma esattamente, cos’è un bot? E un canale?
Dunque, un bot è un’applicazione sviluppata da dei programmatori (o, perché no, anche da un singolo) esterni a Telegram, e serve ad interagire con gli utenti della piattaforma tramite messaggi o comandi. Ne esistono di svariati tipi: uno dei più noti è VKMusic Bot, un bot dal quale è possibile scaricare musica, inserendo il nome di una canzone e del rispettivo artista nella barra di ricerca.
Ci sono anche bot che è possibile aggiungere ai gruppi per semplici scopi di divertimento: come ad esempio i bot che dopo un semplice comando inviano delle frasi, oppure altri che servono a trascrivere i messaggi vocali o quelli che ancora inviano foto, gif o stickers di ogni tipo.
Un canale invece è uno strumento per diffondere messaggi pubblici a coloro che sono iscritti; è definibile come una “chat unidirezionale” verso un numero illimitato di membri (ndr, ma parlando di canali: vi siete già iscritti a quello di Cyberdude?).
Purtroppo, tutte queste features su Whatsapp non esistono ancora; senza contare il fatto che la dimensione massima di un file inviabile tramite Telegram è di 1,5GB, mentre per Whatsapp la dimensione si riduce a solo 16MB.
Inoltre, la peculiarità di Telegram, oltre all’essere un’app incredibilmente veloce e semplice, è il basare tutto sulla privacy e il rifiutarsi di guadagnare attraverso la vendita di metadati. Durov stesso ha attaccato l’app di Zuckerberg asserendo che non sarà mai un’app sicura perché se avesse davvero voluto difendere la privacy degli utenti, avrebbe dovuto rinunciare a fette di mercato in alcuni paesi e scontrarsi con le autorità, come egli stesso ha fatto.
Questo rispecchia molto la personalità di Pavel Durov, che (non a caso) ha anche impostato come sito web sul suo profilo Twitter un articolo di Wired intitolato “Messaging apps shouldn’t make money“.
Non c'è molto da dire, è una weeb mezza-nerd che adora disegnare (male) e giocare a D&D. Per il resto finge di studiare informatica all'università, molesta ogni gatto che le capita sotto tiro e adora la birra. Le sue giornate consistono prevalentemente in un alternarsi continuo di momenti di shitposting e depressione.
Nanowar of Steel a Etna Comics 2024 Il prossimo giugno, il palco di Etna Comics vibrerà di… continua a leggere
Durante Etna Comics 2024 si accenderanno i riflettori su Supersex, la serie ispirata alla storia e alla carriera… continua a leggere
Francesco Centorame, il giovane attore noto per i suoi ruoli sia in televisione che al… continua a leggere
Questo sito utilizza i cookie:
Leggi di più