Sorprendi (e terrorizza) i tuoi amici con i cursed emoji!
Chi bazzica l’Internet e frequenta gli ambienti dei creatori di meme sa bene che non esiste una ricetta unica per creare un meme di successo. Talvolta l’ironia, talvolta il sarcasmo, l’idiozia, il “cringe” o il nonsense possono essere l’ingrediente ideale per rendere più spicy anche il più banale “top text – bottom – text” in Impact.
E qualche volta, invece, si crea qualcosa di nuovo, mescolando due ingredienti diametralmente opposti, e ottenendo una salsa agrodolce che piace veramente tanto.
È questo il caso dei Cursed Emoji: da un lato, la dolcezza e la quotidianità degli Emoji, le faccine colorate utilizzate ogni giorno nei nostri messaggi. Ma dall’altro, una sensazione di disturbo, di inquietudine, di puro caos, manifestati da piccoli dettagli fuori posto ma allo stesso tempo messi al posto giusto per suscitare il disagio inconscio nell’osservatore.
Cosa accade mixando per bene questi due ingredienti? Praticamente… questo.
Cursed Emoji: a Nightmare Fuel
Letteralmente “benzina per gli incubi“: ad una prima occhiata, questi sembrano essere degli innocui emoji personalizzati. Osservandoli meglio e nei dettagli, si notano invece le caratteristiche fuori posto di cui parlavamo prima, caratteristiche che rendono ciascuno di essi tremendamente più disturbante: occhi sanguinanti o arrossati, lacrime, sorrisi leggermente marcati che esprimono in realtà un profondo disturbo psicologico pronto ad esplodere in una crisi di nervi, possibilmente omicida.
Per non parlare di pupille dilatate o delle semplici fauci aguzze di un (non più tanto) innocuo Pac-Man.
Nell’agosto del 2004, su The Lens Flare, un user di nome “sashastan” caricò questa foto che, ad oggi, conta oltre 60.000 visualizzazioni.
L’origine di questi Cursed Emoji è varia: alcuni nati addirittura quindici anni fa, come Xok, alias il suddetto Pac-Man infernale. Altri invece sono più recenti e reinterpretati con l’aggiunta di elementi che acuiscono il terrore da loro provocato.
Come per tutti i meme di questo genere però, il loro utilizzo è per la maggior parte ironico, e la componente spaventosa viene sottomessa ad uno o due strati di scherno “positivo” o “wholesome“. Come nel caso di questo esempio, rivisitazione del Cursed Emoji in posizione D2 nella precedente tabella, chiamato “Screen Reaching Emoji”.
In apparenza, un semplice meme del tipo “relatable“, vale a dire un meme che descrive una situazione ed un sentimento che dovrebbe essere condivisa dal pubblico a cui lo stesso meme è rivolto.
Scavando più a fondo, però, notiamo come l’espressione dell’emoji e la sua mano che si protende verso lo spettatore diano un’impressione ed un significato completamente diverso: stiamo osservando l’ente con cui lo spettatore dovrebbe identificarsi non da un punto di vista esterno, ma dal punto di vista del gatto, oggetto del desiderio ossessivo delle carezze di tutti gli amanti dei felini.
Dal punto di vista dell’animale appunto, non interessato al contatto con l’uomo, questo appare come un mostro che ha cancellato tutto ciò che c’è di positivo nel contatto tra uomo e animale (come si nota dai suoi occhi insanguinati e dal suo sorriso “serio”) e che desidera soltanto trattare il gatto come un oggetto, per ricavarne un piacere fisico, appunto, come la carezza del pelo del gatto.
Una analisi complessa e campata per aria per quello che dovrebbe essere un meme nemmeno tanto originale, dirà qualcuno. In realtà l’orrore psicologico suscitato dai Cursed Emoji ha radici più lontane, sempre da un punto di vista della fenomenologia dell’internet.
I cursed come archetipi dell’orrore
Chi vive nel web ed ama il genere horror avrà avuto modo di apprezzare le Creepypasta: dalle più semplici (su stile Pokémon o Spongebob), alle più complesse ed elaborate, come la serie SCP. Questi sono a tutti gli effetti dei meme, nel senso più largo di “fenomeno dell’Internet”, e nella maggior parte di queste storie dell’orrore, essi appaiono come mostri le cui caratteristiche sono condivise dai Cursed Emoji.
Squidward dalla creepypasta “Red Mist”, anch’egli con occhi sgranati ed iniettati di sangue.
Si pensi ad esempio a Jeff the Killer, probabilmente il protagonista della più famosa Creepypasta dell’ultimo decennio. Osservando la sua iconica foto dal sorriso terrificante e dagli occhi sgranati possiamo notare come le similitudini con alcuni dei Cursed Emoji siano ben evidenti.
E se si provano a cercare altri meme a carattere disturbante (come ad esempio “The Red Mist”, Obunga o Momo) si nota come tutti questi condividano più o meno le stesse caratteristiche. L’idea alla base è che la visione di un volto umanoide ma dai connotati strani, bizzarri, spesso associati a condizioni psico-fisiche negative (gli occhi sgranati della pazzia o dall’ira, i denti digrignanti per la fame, lacrime, sangue, occhi cerchiati di nero perché privati del sonno) dovrebbero causare terrore, orrore o paura nello spettatore.
Gli occhi sgranati di Jeff the Killer ricordano quelli di alcuni dei Cursed Emoji
Naturalmente, è il contesto a definire se qualcosa fa davvero paura o meno. I Cursed Emoji infatti non fanno paura come un buon film dell’orrore, né costruiscono un climax d’ansia come una buona Creepypasta.
Semplicemente, se utilizzato nel modo giusto, un Cursed Emoji aggiunge un retrogusto “aspro” all’immagine che si sta realizzando: da un lato è apprezzabile e migliora il meme, ma dall’altro aggiunge un secondo significato, un “layer” più disturbante. Un po’ come il succo di limone aggiunto all’insalata: le dà un ottimo aroma, ma lascia anche la sua asprezza.