ExHentai: la biblioteca di Alessandria degli hentai.
Una delle fantomatiche regole virtuali di internet, la numero 34 per la precisione, insegna che se un qualcosa esiste, allora ne esiste sempre anche una sua corrispettiva versione porno, e anche nel caso in cui non esista ancora, qualcuno prima o poi la creerà.
Interfaccia principale del sito omonimo creato in funzione della Regola34, contenente ad oggi più di 5 milioni di post.
Si potrebbe rimanere ore, se non giorni, a discutere su quanto sia moralmente corretto sessualizzare certe categorie di concetti ed argomenti, ma non sarebbe questo il luogo adatto. Ciò che è certo è che esistono tantissimi archivi online di materiale che rischierebbe terribilmente di andare perso, dai libri ai videogiochi, passando per serie TV e fumetti oltre a relative sottocategorie.
Interfaccia minimalista e vecchio stile ma dettagliata d E-Hentai Galleries, che ad oggi risulta tra gli archivi più fruibili di fumetti erotici digitali.
Ed è proprio per l’ultimo mondo citato, quello dei fumetti, che nel 2001 nacque l’archivio Hentai Galleries, conosciuto ai più come “E-Hentai“, partendo da un gruppo fondato nel 1999 su “Yahoo! Group” per dare spazio alla sottocategoria dell’ambiente fumettistico che tutti seguono ma che quasi nessuno ammette veramente di spulciare (ndr: chissà come mai, se nomini qualche “salsa” famosa dell’internet, tutti sanno magicamente di cosa stai parlando, giusto 177013?).
Un archivio per tutto, anche per gli hentai
Per conoscere però l’inizio di questa storia, bisogna fare un salto avanti di circa 9 anni dalla fondazione, quando gli advertisers (ovvero, gli inserzionisti) del sito chiesero la rimozione di artwork e materiali affini riguardanti minori e zoofilia per motivi di legalità e decoro.
E fu lì che Tenboro, proprietario e fondatore delle Hentai Galleries, acquistò il dominio oggi conosciuto come “ExHentai“, sito costola del precedente che ospitava ed ospita questo genere di contenuti ritenuti più pericolosi ed indubbiamente proibiti.
Per accedere ad ExHentai, un utente doveva già essere in possesso di un account del sito principale, altrimenti avrebbe visualizzato, nel vano tentativo di accesso, solamente il disegno di un panda in lacrime (ndr: da lì il nome “Sad Panda”), proveniente dall’illustrazione “Reminds me of You“ realizzata dall’artista “Epiphany“.
Il famoso disegno che ha dato origine allo pseudonimo protettivo di “Sad Panda” per ExHentai.
Nove anni più tardi, nel 2019 e precisamente a giugno, avvenne la rimozione di entrambi i siti dall’indicizzazione di Google in quanto violavano le nuove regole stabilite dal DMCA (Digital Millenium Copyright Act), concernente il materiale presente su entrambe le piattaforme.
La caduta di ExHentai
Il vero dramma però ebbe inizio un mese dopo, esattamente il 26 luglio, quando il moderatore Maximum_Joe, in un thread sulla board /h/ di 4chan, che tratta appunto di hentai, annunciò che “in poche ore” (ndr: 12 si venne a sapere poi) entrambi i siti sarebbero stati chiusi per sempre.
Screen originale del fatidico avviso da parte del moderatore su 4chan a poche ore prima della chiusura (2019).
Le cause a quanto pare potrebbero essere state molteplici, a partire dal materiale lolicon/shotacon (abbreviazioni di “lolita complex” e “shōtarō complex”), ovvero artwork ed affini in cui almeno uno dei due personaggi rappresentati è un minore impegnato in atti sessuali con un adulto, ospitati per l’appunto sull’ormai rinomato “Sad Panda“.
Infatti, a causa delle nuove proposte di legge introdotte dalle Nazioni Unite (ancora oggi in dibattito, ndr) poi integrate nazionalmente solo dai Paesi Bassi, i siti ospitanti materiale pedopornografico di qualsiasi tipo, anche solo disegnato come in questo caso, avrebbero rischiato di venir chiusi con conseguenze rilevanti per i loro proprietari.
Piccolo meme a tema riguardante il cosiddetto “United Nations Loli Ban” del 2019 (la loli in questione si chiama Hinata, dall’anime “Wataten!: An Angel flew down to me“).
In alternativa, si sospetta che possa anche essere stata colpa della legge sul copyright approvata al Parlamento Europeo a fine marzo dello stesso anno, la quale regolamenta la diffusione del materiale protetto dal diritto d’autore, che per un sito colmo di scan e di materiale ricaricato, sicuramente rappresenta un problema.
Tante sono le discussioni che iniziarono a nascere alla luce di questo fatto su diversi forum e board, tutte con un solo obiettivo: Come preservare tutto il materiale esistente nei due archivi?
Mentre questa domanda non trovava risposta e l’utenza cercava freneticamente di salvare quanto più materiale possibile (ndr: un utente arrivò persino a paragonare il down dei siti allo storico incendio della bibilioteca di Alessandria) il 27 luglio, alle 4:13 circa, accadde come previsto: Sad Panda andava offline.
Messaggio originale dell’admin Tenboro riguardo gli aggiornamenti sullo stato e sul futuro di Exhentai entro la fine del 2020, in cui spiegò anche che le manutenzioni del sito era diventate lente a causa di una tendinopatia permanente.
Pochi minuti dopo, sul forum di E-hentai, un post di Tenboro segnalò che il sito “padre” sarebbe rimasto operativo invece fino al 2020, indicando inoltre che già allora ospitava circa 50 terabytes di materiale.
Un lieto fine, almeno per questa volta
La parola fine sulla vicenda venne messa circa una settimana dopo gli improvvisi quando, il 2 agosto del 2019, ExHentai tornò di nuovo disponibile a seguito dello spostamento dei server ospitanti in Moldavia, allo scopo ovviamente di evitare ulteriori ripercussioni legali a livello nazionale.
Ad oggi, entrambi gli archivi sono attualmente operativi e continuano ad accumulare nuovi contenuti, spesso anche unici ed esclusivi in quanto diventati introvabili in formato cartaceo oppure ormai andati fuori produzione.