Tra le numerose controversie che riguardano più o meno indirettamente la Walt Disney Company, quella dei messaggi subliminali è sicuramente una delle più peculiari.
Secondo alcuni, il colosso di Topolino inserirebbe all’interno delle proprie produzioni – dai poster pubblicitari agli stessi film – alcuni riferimenti nascosti in materia di sesso, satanismo o massoneria. Il tutto, allo scopo di traviare le menti degli spettatori, per lo più giovanissimi.
La volontà di trovare il marcio in un colosso mediatico che ha fatto del family friendly il suo marchio di fabbrica non è una novità: il suo stesso fondatore, Walt Disney, è stato più volte accusato di simpatie naziste per via dei suoi atteggiamenti antisemiti, razzisti, sessisti e schiavisti.
Quando però non si hanno analogie concrete cui appellarsi, ecco che trovare il pelo nell’uovo diventa più difficile, e così ci si trova costretti a forzare un po’ la mano per trovare “prove” a sostegno della presunta malvagità della Disney, arrivando persino a inventarle di sana pianta.
I messaggi subliminali tanto millantati, in pratica, esistono oppure no?
Per messaggio subliminale, dal latino sub (sotto) e limen (soglia), si intende un’informazione pervenuta al cervello senza che il ricevitore se ne accorga, ma la assimili a livello inconscio.
La base per la teoria dei messaggi subliminali fu il saggio I persuasori occulti (1957) del giornalista e sociologo Vance Packard.
Nel libro, Packard guardava con apprensione alla crescente influenza che l’industria pubblicitaria esercitava sulle vite degli americani, descrivendone le tecniche come manipolative. I pubblicitari analizzavano le attitudini dei consumatori, servendosi sempre di parole-chiave e immagini-chiave per suscitare le reazioni desiderate.
Un esempio stereotipato sono gli spot degli yogurt, che spesso si servono di donne avvenenti in abiti succinti intente a ingerire una crema bianca con espressioni estatiche, facendo in modo che lo spettatore associ il prodotto (lo yogurt) a qualcosa di piacevole (il sesso).
La progressiva presa di coscienza del mezzo, unita alla perdita di pazienza e interesse del consumatore nei confronti della pubblicità (ndr, o almeno così la definisce l’imprenditore Seth Godin nel saggio La Mucca Viola), ha depennato queste tecniche da “malvagi poteri occulti” ad un semplicissimo storytelling.
Le pubblicità non nascondono messaggi “segreti”, bensì utilizzano immagini e sensazioni archetipiche per facilitare la ricezione di un messaggio che lo spettatore già conosce: acquistare quel prodotto specifico.
Se lo spettatore non si accorge del messaggio, significa semplicemente che il messaggio non gli è arrivato, dunque non può essere influenzato all’acquisto.
Poco dopo la pubblicazione del saggio di Packard, un tale di nome James Vicary disse di aver condotto uno studio assai più inquietante: gli avventori di un cinema in cui venivano inseriti brevi messaggi subliminali di tipo pubblicitario nei fotogrammi del film (“bevi Coca-Cola” e “mangia popcorn”) aumentavano effettivamente i consumi dei prodotti in questione.
Nel 1962 Vicary confessò che in realtà tale studio era una truffa orchestrata solo ed esclusivamente per risollevare la sua azienda pubblicitaria dal fallimento. Nonostante questa smentita, per altro reiterata più volte, in parecchi furono influenzati dai millantati risultati della sua ricerca farlocca, forse suggestionati dalla paura che incutevano i famigerati servizi segreti sovietici, che secondo il folklore dell’epoca detenevano famigerate capacità di controllo mentale.
Fatto sta che da allora i messaggi subliminali sono entrati stabilmente a far parte dell’immaginario collettivo.
L’accostamento tra Disney e messaggi subliminali avvenne per la prima volta nel 1994.
In quell’anno infatti un articolo della testata Variety rese noto che nelle copie in LaserDisc dell’edizione home video di Chi ha incastrato Roger Rabbit (film prodotto dalla divisione Touchstone Pictures, deputata alle produzioni per adulti della Disney), era possibile intravedere per alcuni fotogrammi la mancanza di biancheria intima nel personaggio di Jessica Rabbit.
La compagnia si accorse della cosa dopo che centinaia di fan, scoperto il fattaccio, erano corsi per tale ragione a recuperare l’edizione, risalente al 1990. Nonostante il film fosse esplicitamente per adulti per ben altri motivi (ndr, come dimenticare le inquietanti morti nella salamoia) il fotogramma incriminato venne comunque censurato nelle successive edizioni.
Uno dei dirigenti Disney commentò la vicenda in questo modo:
Comunque il film non è mai stato pensato per i bambini. Se lo fosse, sarebbe stato rilasciato sotto il marchio Disney. Questa è la stessa azienda che ha pubblicato Giochi d’adulti e Pretty Woman. Il marketing è distorto in modo diverso. L’intera faccenda ricade nel dipartimento “Get-a-life”.
È curioso però notare come l’articolo di Variety si riferisca esplicitamente all’evento come “buffonata subliminale“, nonostante in Chi ha incastrato Roger Rabbit proprio la componente sessuale fosse assolutamente esplicita.
Le dichiarazioni e le censure non bastarono a placare gli animi, e da allora partirono migliaia di ricerche retroattive finalizzate a svelare nuovi controversi retroscena in film Disney assai più innocenti.
Molte di queste furono incoraggiate e attuate dall’organizzazione cattolica anti-abortista American Life League (ALL) a partire dal 1995, la quale accusò la Walt Disney Company di inserire nei propri film messaggi subliminali e contenuti pornografici, basandosi proprio sulle teorie di Vance Packard.
Il motivo di tale astio fu la pubblicazione in sala del film britannico Il prete del 1994, avente per protagonista un giovane sacerdote cattolico omosessuale. La pellicola, distribuita dalla Miramax di Harvey Weinstein, anch’essa proprietà Disney, venne vista come un tradimento da parte della ALL, che arrivò a pretendere delle scuse ufficiali da parte di Disney, mai concesse.
Di seguito, alcuni dei messaggi subliminali più gettonati e condivisi, molti dei quali rivelati proprio dall’ex-animatore Tom Sito all’Huffington Post.
Sulla copertina della prima edizione in VHS del film La sirenetta, una delle torri del castello che fa da sfondo ai protagonisti presenta un’ambigua forma fallica, poi modificata nelle edizioni successive.
L’artista che disegnò la copertina era ben consapevole di cosa stesse facendo, e non di certo perché tramasse di corrompere giovani menti.
Infatti voleva solo giocare un simpatico scherzo al reparto marketing, ma trovandosi a ridosso della scadenza, non fu più possibile modificare l’illustrazione prima della pubblicazione.
Sempre in La sirenetta, nella scena del matrimonio tra Eric e Ursula, il prete che celebra le nozze presenta nel basso ventre una ambigua protuberanza.
Un dettaglio che spinse tale signora Janet Gilmer, offesa dalla visione del film, a denunciare la Walt Disney Company e Buena Vista Home Video alla County Circuit Court di Washington, poi respinta per insussistenza del fatto.
Infatti, a differenza della torre del castello, qui non c’è nessun organo sessuale: il rigonfiamento altro non sarebbe che il ginocchio del prete, atto a enfatizzarne la statura comicamente bassa e ricurva.
Il ginocchio sarà poi comunque rimosso nell’edizione in DVD del 2006.
Con La bella e la bestia del 1991, l’ossessione della ALL passa dalle parti intime alle invocazioni sataniche.
I due presunti messaggi subliminali del film coinvolgono prima le tre fanciulle che fanno da coro a Gaston durante la sua performance canora autocelebrativa, e successivamente la morte dello stesso Gaston nel finale del film.
Durante la canzone dedicata all’antagonista, le procaci gemelle esibiscono il gesto delle corna, iconico simbolo del demonio.
In realtà il gesto non ha nulla a che fare con il maligno, bensì con la volontà degli animatori di far apparire i personaggi più aggraziati. Questa polemica fu talmente insensata che per una volta la Disney fece a meno di modificare la scena in edizioni successive.
Allo stesso modo, i teschi che compaiono negli occhi di Gaston poco prima della sua rovinosa caduta in un dirupo non hanno altro scopo che quello di esplicitare il destino del personaggio, evitando di mostrare ai bambini qualcosa di cui già sono a conoscenza senza scadere nel macabro e nel gratuito (ndr, ricordate l’esempio della pubblicità dello yogurt?).
In questo caso la scena è stata dapprima modificata con la rimozione dei teschi, e poi ripristinata nella sua interezza.
Nel lungometraggio Aladdin del 1992, la scena incriminata era una sola: Aladdin si appresta ad approcciare la principessa Jasmine sul terrazzo della sua stanza, allarmando di conseguenza la tigre domestica Rajah.
Il protagonista, comprensibilmente intimorito, cerca di ammansire il felino con goffa calma e teneri vezzeggiativi, nei quali però i malpensanti hanno distinto le parole: “Good teenagers take off their clothes” (trad. Le brave ragazze si tolgono i vestiti).
Tralasciando la follia del pronunciare una frase del genere nel bel mezzo del film (ndr, non dovrebbero essere messaggi “subliminali”?), le vere parole pronunciate dal personaggio sono: “Good kitty, take off. Down kitty” (trad. Bravo gattino, vai via. Stai giù).
La battuta innescò un polverone, anche a causa di un articolo pubblicato nel 1994 dal magazine cattolico Movie Guide, il quale arrivò fino alla ALL, che accusò la Disney di incentivare il sesso in età adolescenziale.
Anche Il re leone, l’ultimo classico del Rinascimento Disney, nonché quello di maggior successo, fu investito da un’ondata di polemiche riguardo presunti messaggi subliminali.
Partendo dal poster, la forma del muso di Mufasa ricorderebbe, secondo alcuni, la silhouette di una donna di spalle.
Un secondo dettaglio è invece nella sequenza del film in cui Simba vede formarsi nel cielo notturno una vera e propria scritta, che all’apparenza sembra essere “SEX“, ossia “Sesso“. Un dettaglio tanto palese che perfino il Washington Post dedicò un intero articolo alla questione.
Tom Sito, il quale aveva anche lui lavorato al film, spiegò che in realtà la scritta stava per “SFX“, che stava per “Special Effects“. In pratica era sì una firma nascosta, ma finalizzata ad omaggiare l’enorme contributo del reparto degli effetti speciali al successo del film.
Ma risultava assai difficile credere che il pubblico generalista potesse cogliere il riferimento, quindi alla fine fu deciso di rimuovere la scritta nelle edizioni successive.
Nel caso di Le avventure di Bianca e Bernie del 1987, la casa di Topolino fu messa nell’imbarazzante posizione di dover giustificare la presenza di una donna nuda in un film per bambini.
Nella sequenza del decollo dell’albatros, sono infatti presenti sullo sfondo due fotogrammi di una donna in topless. Tutti alla Disney sapevano che era lì per mero scherzo, ma nessuno se ne preoccupava in quanto, a velocità normale, la donna era praticamente indistinguibile.
Il problema è che nessuno aveva tenuto conto delle VHS, le quali potevano essere messe in pausa e riavvolte a piacimento: questo errore grossolano era presente solo in alcune versioni della prima edizione home video del film, poi prontamente ritirate e ridipinte per cancellare la scomoda presenza soft-pornografica.
Alla fine, il più esplicito dei presunti messaggi subliminali all’interno di un film Disney si è rivelato paradossalmente l’unico con un fondo di verità.
A conti fatti, dietro i cosiddetti messaggi subliminali dei film Disney c’è stata davvero una manipolazione, ma non da parte dello stesso colosso mediatico, bensì di associazioni bigotte, hater o semplici troll dell’internet che hanno trovato un appiglio in alcune scene solo apparentemente ambigue per gettare fango sulla compagnia.
Niente di nuovo, sia chiaro, ma è quantomeno ironico che gli stessi gruppi che accusano la Disney di manipolare le giovani menti siano i primi a manipolare le informazioni per supportare la loro (folle) narrazione.
Conosciuto internettianamente con il nickname "Mr Vendetta" - ispirato all'omonimo film di Park Chan-wook, non al maledetto fumetto di Alan Moore - questo strano essere ha assunto le forme più disparate: blogger, vlogger, redattore, finanche gestore di gruppi Telegram e Facebook. E dire che nella vita voleva fare i soldi.
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