Videogiochi

The Stanley Parable ed il concetto di gaming

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The Stanley Parable: contro i ricordi artefatti.

Tutti coloro che amano i videogiochi, sanno cosa significhi sentirsi impresse addosso avventure che non sono reali.

Viene spontaneo allora chiedersi: quanto sono sincere le emozioni che si provano per personaggi e racconti fittizi? Tale è la medesima domanda su cui si fonda “The Stanley Parable”, un gioco che si interroga su cosa significhi vivere una storia che non sta realmente accadendo.

Ovviamente, quest’ultima è una domanda retorica: èpalese come tali storie, seppur artefatte che siano, definiscano la sensibilità sia dell’individuo, sia della collettività. Basti considerare come l’immagine di un paese estero, mai visitato prima, venga compromessa dalla visione di opere ambientate in quel dato luogo.

Così il turista che decide di andare a visitarlo non parte ignaro di cosa troverà, bensì con una precisa idea in mente di ciò che dovrebbe trovare, che ne devierà la percezione del posto. Ricordi indelebili che in qualche modo formano l’individuo tanto quanto esperienze realmente compiute.

Cos’è “The Stanley Parable”?

Nato inizialmente come mod di Half Life 2 nel 2011 dalla mente di Davey Wreden, “The Stanley Parable” diventa presto un software a sé stante due anni dopo, a seguito di una collaborazione con William Pugh.

Eppure, è molto complicato delineare il genere a cui potrebbe appartenere il titolo: probabilmente, si potrebbe definire come un’avventura narrativa in prima persona, ma non sarebbe del tutto esatto.

Davey Wreden.  Co-creatore del gioco.

Nell’opera vestiamo i panni di Stanley, un impiegato che si occupa di quello che è presumibilmente il lavoro più noioso immaginabile: attendere che sul monitor del suo computer appaiano i tasti da premere e, quindi, premerli. Improvvisamente, Stanley si accorge che tutti i suoi colleghi sono misteriosamente scomparsi dall’ufficio. È rimasto solo.

Con queste premesse ha inizio il titolo. Durante tutto il corso dell’esperienza saremo accompagnati da una voce narrante (magistralmente interpretata da Kevan Brighting) che, secondo lo stesso creatore, rappresenta una buona “metà del perché questo gioco è stato così un successo”. Qui risiede la peculiarità del gioco: la presenza di una voce narrante, infatti, implicherebbe una storia coerente al racconto che il narratore sta esponendo.

Tuttavia, nel gioco in questione è il giocatore a compiere le azioni, con la possibilità di dare torto al narratore, illudendo il giocatore di essere libero di prendere le proprie decisioni, creare la propria storia a prescindere da ciò di cui parla il narratore; ma la realtà è ben diversa e l’opera lo ricorda a più riprese. Il fruitore sta in realtà solo testando un software che è già stato portato a compimento a prescindere dalla sua effettiva partecipazione.

La sua presenza e le sue scelte non possono in alcun modo deviare la storia in questione, in quanto questa è già stata scritta: anche qualora nessuno dovesse mai vederle, quelle sequenze esisterebbero comunque relegate dentro quelle linee di codice.

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L’interattività come distinzione tra videogiochi ed altri media

Insorge allora un ulteriore questione: l’interattività è davvero la distinzione tra videogioco ed altri media comunicativi, com’è stata definita per molto tempo? All’interno di un videogioco o di qualsiasi altro media comunicativi, nulla sarà influenzato dall’effettiva presenza di un fruitore, tutto è stato già deciso, per tanto l’interattività declamata appare solo un inganno; “The Stanley Parable” avalla quest’idea.

Qual è allora il senso? Che valore hanno davvero tutte le storie vissute attraverso i media?

“The Stanley Parable” non risponde a nessuna di queste domande, anzi, imprime ed aggiunge ad esse maggiore forza. Il videogioco, o il racconto in generale, si tramuta non in una rappresentazione di una porzione di mondo, ma in un mondo parallelo a quello reale.

The Stanley Parable Ultra Deluxe

The Stanley Parable Ultra Deluxe è la nuova espansione del gioco; prevista inizialmente per il 2019 ma rimandata prima al 2020 e successivamente al 2021, promette di ampliare il contenuto già presente nel titolo pur senza snaturarne l’essenza.

Il titolo è in sviluppo presso crowscrowscrowslo studio creato da William Pugh a seguito del successo di “The Stanley Parable”, ed i due creatori originali stanno nuovamente collaborando per la creazione di questa rivisitazione.

 

 

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