Cinema

Star Wars Kenner Action Figures: l’epica storia

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Quando “stellari” sono i prezzi delle figures.

Quando si parla del successo commerciale di un prodotto cinematografico come quello di Star Wars, il primo pensiero va sempre al botteghino ed ai milioni di persone che puntualmente si recano al cinema, ma la realtà non è così banale: l’industria guadagna ogni anno miliardi dalla vendita di gadget e merchandising, prime fra tutti le action figures.

Fra gli anni Sessanta e Settanta infatti, il mercato dei giocattoli visse un periodo di boom: dalla Barbie a G.I: Joe, i bambini non potevano semplicemente fare a meno di desiderarne sempre più. Si rivelò particolarmente fortunata l’idea di produrre modellini e pupazzi dei personaggi più amati dei telefilm, meno vincente fu invece il mercato delle figures legate al cinema, ma proprio il brand di Guerre Stellari cambiò le carte in tavola.

Star Wars e il successo inaspettato delle figures

Come già accennato, i giocattoli legati al cinema non vendevano molto nei primi anni ’70, e questo semplicemente perché l’attenzione volta a un singolo film durava poco.

Nel 1975, George Lucas decise di sfidare la sorte: aveva firmato da poco un contratto con 20th Century Fox per la produzione dei primi tre film della saga di Star Wars ed era convintissimo che i personaggi della sua “galassia lontana lontana” si sarebbero prestati alla perfezione per una linea di action figures a tema.

La produzione di merchandising per un film di quel calibro richiedeva molto tempo, quindi normalmente i produttori prendevano accordi già con due anni d’anticipo, tuttavia Lucas teneva molto alla segretezza del suo progetto ed era timoroso del fatto che qualcuno potesse rubare o copiare i modelli delle astronavi di guerre stellari, dato che ogni pezzo era unico.

Si decise di rimandare di un anno la questione, ma Lucas era destinato a rimpiangere questa scelta.

Dato che la produzione delle figures sarebbe dovuta essere completata in un solo anno, la maggior parte dei maggiori produttori di giocattoli rifiutò di farsi carico del progetto. Dopo l’ennesimo rifiuto da parte della Mego Corporation, la Lucas Film fu costretta a rivolgersi ad aziende minori.

George Lucas, creatore di Star Wars

Ad ottenere la licenza fu la Kenner, una società ancora molto piccola ma che, forte della disperazione di Lucas, riuscì a strappare al regista un contratto che garantiva loro addirittura il 95% degli introiti dovuti al merchandise.

Nel 1977 uscì il primo capitolo della saga e fu un successo clamoroso. Star Wars acquisì immediatamente lo status di cult e questo portò alle stelle la domanda di giocattoli ad esso correlati. Alla Kenner sapevano di avere tra le mani un buon prodotto, ma non potevano immaginare quanto: il loro impianto produttivo non fu sufficiente alle richieste del pubblico e furono dunque costretti a prendere tempo producendo dei semplici re-skin di alcuni dei loro giocattoli precedenti, ma andarono ugualmente a ruba.

Lo Star Wars Early Bird Certificate Package

Con l’avvicinarsi del Natale, l’azienda ebbe una trovata geniale: lo Star Wars Early Bird Certificate Package. Si trattava di uno dei primi esempi di pre-order nel mercato ludico: di fatto, i negozi vendevano cartonati, semplici scatole vuote, ma che garantivano il diritto a un accesso anticipato alle action figures vere e proprie, spedite via posta una volta prodotte.

Valse la pena di correre il rischio: ci fu un esaurimento delle scorte dopo soli tre giorni mentre a distanza di un anno vennero venduti 40 milioni di esemplari per un totale di 100 milioni di dollari.

Kenner ed il caso “Boba-Fett”

Nel 1979 erano già state distribuite figures per ogni personaggio del primo film, inclusi quelli secondari e le varie creature; la Lucas Film concesse quindi di rilasciare, in anticipazione del secondo capitolo, un modellino del cacciatore di taglie Boba-Fett.

Questo nuovo giocattolo, che sarebbe stato ottenuto gratuitamente fornendo quattro prove di acquisto di altri modellini già in circolazione, doveva originariamente presentare la possibilità di sparare un piccolo razzo di plastica, tuttavia questa feature fu eliminata.

Il motivo della rimozione del proiettile è legato alla sicurezza: un giocattolo simile prodotto da Mattel, il Cyclone Raider di Battle Star Galactica, aveva ucciso un bambino che ne aveva accidentalmente ingerito un missile. I Boba Fett arrivati agli acquirenti erano ben diversi dai 200 prototipi che, nonostante tutto, finirono quasi immediatamente nel mercato collezionistico arrivando a costare cifre esorbitantiAncora oggi, quando un collezionista vende all’asta uno di questi prototipi le offerte raggiungono cifre comprese tra i 150.000 e i 250.000 dollari.

Il prototipo originale di Boba-Fett con l’incastro “a J”: ne esisteva anche una seconda versione con l’incastro “ad L”.

Con l’uscita del secondo film, Kenner iniziò così a produrre modellini su scala più grande delle astronavi usate in Star Wars. Il loro pezzo di punta divenne una versione assemblabile del Millenium Falcon, abbastanza grande da poterci mettere dentro le figures, la cui dimensione standard era di 10 cm.  Questa nuova serie di figures ebbe un discreto successo, ma date le dimensioni maggiori, raggiungevano prezzi troppo alti per parte del pubblico: fu così che furono ideati i mini-rigs.

I mini-rigs erano nuovi, piccoli veicoli pensati direttamente dai designer di Kenner. Certo, non raffiguravano veramente elementi presenti nei due film, ma a George Lucas piacquero molto in quanto, secondo lui, la reiterazione del suo brand gli garantiva nuova vita. Anche i bambini gradirono la nuova serie di giocattoli Kenner, ed i Mini-Rigs ebbero infatti un ottimo impatto sul mercato.

Alcuni Mini-Rigs

Kenner, ormai sicura dei suoi prodotti ed esaurito il materiale a cui ispirarsi, introdusse la serie micro: figures più piccole e statiche dei personaggi già rappresentati, simili a soldatini nella fattura e più economiche dei giocattoli convenzionali.

Fu un flop clamoroso che causò perdite da milioni di dollari e così, nel giro di un anno il progetto fu abbandonato (ndr, per approfondire consigliamo la visione della serie Netflix “I giocattoli della nostra infanzia).

Il Ritorno Dello Jedi: la caduta dell’impero di Kenner

Kenner riuscì a risollevarsi del flop solo grazie all’uscita del terzo film.  Lo scenario sembrava essere finalmente tornato roseo quando i produttori di giocattoli appresero una notizia nefasta: Lucas non aveva intenzione di proseguire la saga.

Il pubblico si stava gradualmente dimenticando di Star Wars e le vendite delle figures calavano di conseguenza, i dirigenti di Kenner tentarono in ogni modo di convincere la Lucas Films a realizzare ulteriori sequel: proposero addirittura delle bozze di sceneggiatura ma senza alcun successo.

La Kenner finì per essere acquistata dalla Hasbro, che tuttavia ignorò la clausola del contratto sui diritti di Guerre Stellari che imponeva loro di versare 10.000 dollari all’anno alla Lucas Film,dettaglio che decretò l’inalidamento dello stesso. Una mossa pessima, se si considera che poco tempo dopo fu annunciata la trilogia prequel.

Alcuni dei personaggi de “La Minaccia Fantasma”, primo capitolo della trilogia prequel

Il tentativo di riacquisire la licenza sul merchandising di Star Wars fu disperato e costoso ed ebbe successo solo concedendo alla Lucas Film una percentuale molto più cospicua. Malgrado le speranze, l’insorgere di Lego come un concorrente sul brand e lo scarso apprezzamento ricevuto dai prequel stroncarono le vendite.

Hasbro riuscì a tornare a galla concentrandosi esclusivamente sui collezionisti: furono proposte così le serie Power of The Force e Power of The Jedi, che riprendevano la trilogia originale. Nel 2008 iniziò la serie animata Star Wars: The Clone Wars, che piacque parecchio agli affezionati del franchise, facilitando anche l’avvento delle figures ad essa dedicate. La punta di diamante di questa nuova iterazione era il personaggio di Ahsoka Tano, la protagonista.

Un tesoro nascosto

Sebbene le figures di Star Wars prodotte da Hasbro dal 1995 ad oggi abbiano un valore piuttosto basso, quelle della Kenner possono facilmente generare un ampio margine di guadagno: può capitare, infatti, di trovare una di queste gemme in un mercatino dell’usato, magari a un prezzo stracciato. Ci sono persino professionisti il cui intero lavoro consiste nel valutare pezzi collezionistici come questi.

Il valore medio delle figures Kenner è di 80 dollari (se conservate nella confezione originale ed ancora in buone condizioni), ma in vendite private è possibile trovare un range che va dai 30 ai 6000 dollari. In particolare, i 12 modellini dell’Early Bird Certificate Package superano tutti il migliaio di dollari, rendendoli veri e propri tesori.

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Stefano Spanò

Nerd incallito e nintendaro fino al midollo, sono niente di più che un tizio capace di mettere in fila due parole. Scrivo per urlare al mondo le mie passioni

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