Estate 2019: la stagione di Bad Guy, di Vento Aureo e del raid all’Area 51, ma anche la stagione di un vero e proprio terremoto che ha scosso il panorama mediatico. Era Luglio quando su Prime Video compariva “The Boys”.
“The Boys” è una serie tv ideata da Eric Kripke e tratta dall’omonimo fumetto scritto da Garth Ennis e disegnato da Darick Robertson. Si tratta di uno dei prodotti di punta della piattaforma di streaming di Amazon, un adattamento di ampio successo commerciale, ma in cosa si distingue davvero dal prodotto originale?
In un mondo volutamente ispirato a quello dei fumetti Marvel e DC, “The Boys” segue le vicende di Hughie Campbell, giovane malcapitato che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Dopo l’improvvisa morte della sua fidanzata Robin (accidentalmente travolta dal supereroe noto come A-Train), il “Piccolo Hughie” viene reclutato dal losco Billy Butcher e dalla sua squadra: un gruppo di ex-agenti della CIA dedito a sorvegliare e sbugiardare gli ipocriti superumani, in particolar modo il gruppo di “eroi” chiamato “I Sette”, mascherati da paladini della giustizia quando in realtà sono tutt’altro che santi.
La serie, come anche il fumetto, parte da queste premesse per poter approfondire uno scenario ai limiti dell’horror: quello di un mondo infestato da supereroi corroti e violenti. Come ci si aspetterebbe da un buon adattamento, il cult di Amazon riesce perfettamente a rendere l’idea dietro questo world building, qui però finiscono le similitudini col prodotto originale.
Nonostante l’ampia divergenza dalla fonte originale, “The Boys” è un prodotto ben confezionato, una storia raccontata bene, non il solito live action. Nella serie si contano innumerevoli differenze rispetto alle vignette da cui è tratta ma ciò non le impedisce di sviluppare un carisma tutto suo, unico ed inimitabile.
Come già accennato, la versione di Amazon non è una trasposizione fedele delle vignette pubblicate da Dynamite Enterteinment, sebbene mantenga alcuni aspetti della storia: vengono conservati alcuni elementi narrativi (come l’incidente di Robin o il rancore di Butcher verso i supereroi), ma per il resto la penna di Erik Kripke (tra l’altro, già sceneggiatore di “Supernatural“), ha decisamente lasciato il suo segno.
L’ideatore della serie ha un preciso obiettivo, un progetto che per ora dichiara di voler portare avanti fino alla quinta stagione e che fino ad adesso ha brillato per la sua unicità: un potenziale spettatore che ha già letto il fumetto non si troverà né spaesato né annoiato.
“The Boys” infatti si allontana dall’omonimo fumetto quel tanto che basta a distinguersi: introducendo del nuovo certo, ma mantenendo lo stesso spirito pungente e scorretto che i fan hanno tanto apprezzato.
Dalla dolcissima scena del parco fino al ben più amaro primo incontro fra la supereroina Starlight e i Sette, alcuni elementi della storia di Ennis si conservano, eppure, il The Boys di Amazon prende quasi subito una piega diversa: la maggior parte dei personaggi vede cambiati radicalmente i propri retroscena, altri invece sono direttamente stati introdotti da Kirke.
Anche gli eventi dell’intreccio non coincidono: basti pensare che nella serie tv non c’è alcuna traccia dei primi tre archi narrativi del fumetto, sostituiti con eventi totalmente nuovi (ma ugualmente interessanti).
Se pensate che la serie di The Boys sia violenta, allora dovreste leggere il fumetto.…
Se c’è una cosa per cui “The Boys” è famoso, questa è lo stile tagliente della sua ironia: dalla satira politica a quella sul panorama supereroistico e sulla cultura pop, né la serie né il fumetto risparmiano qualcuno mostrando peli sulla lingua.
Splatter, allusioni sessuali, linguaggio scurrile e battute sulle Spice Girls sono il pane quotidiano di Hughie e degli altri, ma con approcci molto diversi nelle due versioni della storia. Anche sul fronte dello stile, Kirke ha voluto metterci del suo e non è stato affatto un errore: sebbene la versione di Amazon risulti più tenue nel tono dei dialoghi e meno cruda sul piano visivo, essa riguadagna punti meritati sfoggiando una fantasia quasi perversa nell’inscenare controversie politiche, uccisioni spettacolari e persino satira di natura religiosa.
Il punto di maggior lontananza fra serie e fumetto è certamente il worldbuilding: nell’opera originale è infatti molto rimarcato il fatto che i supereroi siano una costante nella quotidianità di quel mondo. Nel corso dei capitoli compaiono i personaggi più disparati e questi si aggregano in molteplici squadre, ognuna col suo spazio in una saga in cui fa da antagonista.
L’adattamento del 2019 non segue la stessa falsariga, concentrandosi molto di più sulla caratterizzazione dei Sette, rinunciando agli altri gruppi di eroi.
Persino la concezione stessa degli individui con superpoteri è stata fortemente rimaneggiata: in entrambe le versioni, le abilità dei vari personaggi derivano dall’assunzione di un composto chimico, tuttavia nella versione di Ennis e Robertson questo è un fatto assodato fin dall’inizio, al punto che i protagonisti usano la stessa sostanza per combattere ad armi pari con i loro avversari.
Nel “The Boys” di Amazon questo dettaglio viene scoperto solo nel corso della storia, Hughie ed i suoi compagni si ritrovano quindi a dover usare l’ingegno per compensare l’enorme divario nella potenza di fuoco.
Il “The Boys” di Prime Video si differenzia dalla fonte anche per la diversa cura nella caratterizzazione dei personaggi e nell’approfondimento delle loro relazioni. Nel fumetto la maggior parte dei personaggi era sì carismatica, ma di tipo più statico.
Anche escludendo Hughie, l’adattamento offre invece personalità più dinamiche, in continua evoluzione: dal progressivo sviluppo del rapporto fra Frenchie e Kimiko, al lento e degenere tracollo psichico di Patriota, ogni singolo frame di questa serie è volto a scavare nell’animo dei suoi protagonisti.
Da questo punto di vista, la scrittura di Kirke risulta lodevole, tuttavia è assolutamente innegabile l’importanza del cast: la recitazione fenomenale della gran parte degli attori arricchisce in modo eccellente una sceneggiatura che già faceva dell’alternarsi di brutalità e umanità il suo cavallo di battaglia.
I due “The Boys” sono fondamentalmente prodotti diversi, ognuno coi suoi pregi ed i suoi difetti. Entrambe sono storie molto valide, ma con approcci narrativi non propriamente affini.
Sicuramente è consigliabile la fruizione di entrambi, ma c’è da tener presente che, mentre il fumetto risulta osare di più ed essere caratterizzato da una maggior crudezza, la serie approfondisce con più cura la dimensione psicologica del cast.
Nerd incallito e nintendaro fino al midollo, sono niente di più che un tizio capace di mettere in fila due parole. Scrivo per urlare al mondo le mie passioni
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