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VirtuaVerse – Recensione: distopia di un futuro non troppo lontano

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Il futuro è adesso.

VirtuaVerse, un travolgente punta e clicca sviluppato da Theta Division, immerge il giocatore in una distopia tanto futuristica quanto contemporanea, in cui quasi ogni aspetto della vita quotidiana e persino il pensiero umano sono controllati dalla tecnologia tramite l’AVR (Augmented Virtual Reality) da cui ormai dipende la popolazione mondiale.

VirtuaVerse

  • Sviluppatore: Theta Division
  • Editore: Blood Music
  • Piattaforme: Steam
  • Versione recensita: Steam (Linux)
  • Prezzo (Steam): €14.99

Nonostante l’ambientazione cyberpunk e le forti influenze vaporwave non capovolgeranno le aspettative degli amanti del genere, il comparto audiovisivo è certamente uno dei punti di forza del gioco. Le illustrazioni e il mondo in pixel art, oltre ad essere eseguiti magistralmente, offrono una maggiore coesione tematica con i temi trattati (nonostante possano rendere alcuni puzzle una caccia al pixel), insieme ad una colonna sonora incredibile. Altrettanto coinvolgente è la storia che conduce il giocatore nelle location più disparate, che tuttavia inizia piuttosto lentamente.

Pill Street, una delle prime aree del gioco, senza lo spam visivo in AVR.

Gameplay retro nel mondo di domani

VirtuaVerse sfoggia il tipico ciclo di gameplay delle classiche avventure grafiche: chiunque abbia apprezzato titoli classici del genere come Monkey Island e Day Of The Tentacle si sentirà a casa. Ognuno dei capisaldi del genere fa la sua comparsa e si incastra perfettamente con il mondo di gioco: combinare oggetti tra loro, esaurire ognuna delle possibili opzioni di dialogo con gli NPC, interagire con ogni entità in cerca di indizi per la risoluzione di ogni puzzle.

Se non siete abituati all’esperienza che un titolo simile mira ad offrire, dovrete quasi certamente fare i conti con una curva d’apprendimento piuttosto ripida, specialmente considerando il fatto che molti dei rompicapi con cui sarete alle prese seguono una logica poco ortodossa, alcune volte basati su conoscenze strettamente legate all’informatica o essendo frammentati in sottoproblemi il cui collegamento non è immediatamente evidente.

Non è per tutti, ma è certamente coerente con la natura del suo genere, che viene catturata alla perfezione dall’esecuzione degli enigmi e dalla natura talvolta comica degli scambi di battute tra i personaggi.

Anche nel futuro, scambiare soldi usando le criptovalute non è così semplice.

Un’altra peculiarità e punto di forza di VirtuaVerse sono gli occhiali AVR che il protagonista usa per interagire con il mondo. È infatti possibile attivarli o disattivarli a seconda delle esigenze in modo tale da visualizzare informazioni che normalmente non saremmo in grado di vedere, offrendo delle opportunità per una serie di enigmi originali. Il primissimo obiettivo del gioco, oltre alla motivazione che mette in moto la sua storia, è proprio quello di riparare gli occhiali del protagonista. È una volta attivata la realtà virtuale aumentata che la morale del gioco diventa evidente: il mondo e la mente sono colmi di spam ed effimere illusioni, e la decisione di lasciare tutto in mano alla tecnologia è messa in discussione.

I controlli sono agevoli ed al contempo semplici: è possibile muoversi ed esaminare e/o utilizzare gli oggetti di gioco tramite il mouse. Nonostante il gioco fornisca delle utili scorciatoie da tastiera per accedere all’inventario (di cui certamente faremo frequente uso) e ad un registro degli eventi recenti, stranamente ne manca appena una per attivare o disattivare gli occhiali AVR.

Non solo città futuristiche, Nuwaka vi darà una boccata d’aria fresca. (Certamente più pulita)

La realtà distorta di VirtuaVerse

La storia di VirtuaVerse si svolge in una linea temporale simile alla nostra, svariate decadi nel futuro, in cui il mondo e la società sono drasticamente mutati in seguito all’avvento dell’AVR, una tecnologia rivoluzionaria che permette di visualizzare a mo’ di ologramma una serie di artefatti applicati al mondo, come segnaletiche, annunci pubblicitari e applicazioni virtuali. Una delle premesse della storia e dell’estetica cyberpunk è il fatto che è possibile essere parte di questa realtà virtuale aumentata permanentemente, tramite un chip impiantato nel cervello dell’utente.

È un mix di ingredienti che non tradirà le vostre aspettative quando affonderete i denti nella componente stilistica del gioco, ciò che avete davanti è un mondo incredibilmente mutato dal progresso scientifico e dai valori moderni, che al contempo non sono molto differenti da ciò che viviamo quotidianamente. Un misto di passato e futuro insomma, che pervade quasi ogni angolo del mondo che il giocatore dovrà esplorare.

Un rifugio per teppisti situato nei bassifondi della città. Sul muro un chiaro riferimento alle ASCII art tipiche della scena hacker old school.

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Molte delle aree di gioco sono pervase da entità visibili solo in AVR che svolgeranno la loro parte negli innumerevoli puzzle come anche nel distinguerle una dall’altra. Accendere e spegnere gli occhiali sarà qualcosa che dovrete fare spesso, ed è grazie a questo che è possibile scorgere un ulteriore livello di profondità nell’ambientazione. Un mondo del genere sembra quasi fatto apposta per essere rappresentato in un sublime stile pixel art targato Valenberg e accompagnato da una colonna sonora firmata MASTER BOOT RECORD (che ha anche diretto la storia del gioco) che, senza girarci attorno, è una bomba.

E a proposito del lato artistico, le ambientazioni sono incredibilmente dettagliate, nonostante limiti imposti dalla pixel art, che occasionalmente rendono alcuni oggetti più difficili da scorgere. Talvolta è possibile ammirare l’estetica del gioco anche in cutscenes e interazioni in primo piano che danno il giusto pathos a diverse situazioni, oltre ad invogliare chi è innamorato di questo stile ad addentrarsi sempre di più nella storia.

 

Ironia e dilemmi morali

In VirtuaVerse il giocatore veste i panni di Nathan, un emarginato che si guadagna da vivere con il contrabbando di software e hardware antecedente all’egemonia mondiale dell’intelligenza artificiale Xenon. Il nostro protagonista è in una relazione con Jay, ex solista in una band popolare e ciò che mette in moto l’avventura del protagonista è la sua scomparsa improvvisa e inspiegabile. Starà a noi capire cosa sta succedendo, in un viaggio che porta il giocatore a visitare i paesaggi più disparati.

Nella ricerca sfrenata per la nostra dolce metà, incontreremo una miriade di personaggi bizzarri, con cui il gioco riesce ad offrire dei momenti di ironia tipica del suo genere, ma senza rompere la cupa atmosfera distopica che pervade ogni angolo della società moderna. Il gioco sa esattamente quando i suoi personaggi devono essere seri o no, dando alla storia il giusto ritmo per mantenersi interessante senza, al contempo, diventare pesante. L’unico problema è Nathan.

Nathan è considerato un boomer dagli adolescenti.

Nonostante ci siano diverse personalità stereotipate all’interno della storia, quella del protagonista risalta ancor di più proprio perché con lui trascorriamo tutto il gioco. Anche lasciando passare lo stereotipo dell’hacker incredibilmente abile e diffidente della tecnologia moderna che ci aspettiamo per un titolo con queste tematiche, la personalità di Nathan sembra basarsi su questo aspetto che prevale in tutte le interazioni presenti nel gioco, senza lasciare che il personaggio muti in alcun modo.

Il fatto che il mondo sia cambiato in peggio a causa delle tecnologie e dell’ambizione umana è ben chiaro appena attiviamo l’AVR, non c’è bisogno di ricordarlo al giocatore dopo la prima parte del gioco.

Nonostante questo intoppo. la storia di VirtuaVerse è certamente in grado di mantenere l’interesse del giocatore, con un crescendo d’intensità fino all’ultimo secondo di gioco, e certamente non è una storia che si possa definire blanda, con un finale di grande impatto che dona al viaggio di Nathan un’appropriata chiusura, e che vi lascerà a bocca aperta.

Passerete un bel po’ di tempo in questo deserto di rottami.

In conclusione

VirtuaVerse è certamente un titolo che merita, un’avventura grafica in stile old school che saprà soddisfare gli amanti del genere con dei rompicapi ben congegnati, una storia coinvolgente e dialoghi ben scritti e pervasi dall’ironia tipica del genere. È certamente un gioco che richiede pazienza, specialmente se volete completarlo senza appoggiarvi ad una guida online, quindi preparatevi per una vera sfida.

Il comparto audiovisivo di VirtuaVerse è implementato magistralmente e rappresenta, tra le altre cose, un omaggio alla scena hacker nata con la commercializzazione di massa dei prodotti informatici, alla quale nel gioco sono presenti molti riferimenti, dalle demo animate con musica chiptune alle ASCII art comunemente trovate nei file NFO rilasciati con le versioni piratate di software commerciali. Amate il cyberpunk e i punta e clicca? Prendete VirtuaVerse.

VirtuaVerse

€14.99
8.2

Gameplay

7.9/10

Grafica

8.4/10

Audio

9.0/10

Comandi

8.2/10

Storia

7.5/10

Pro

  • Sublime stile pixel art
  • Colonna sonora spettacolare
  • Storia avvincente
  • Personaggi dall'ironia pungente

Contro

  • Il protagonista è piatto
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Giuseppe La Malfa

Videogiocatore seriale ed aspirante game maker. Tra i suoi generi preferiti: picchiaduro e giochi di ruolo

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