20 Gennaio 2017. Sembrava un venerdì come tutti gli altri negli Stati uniti. Automobili che sfrecciavano, lavoratori che lavoravano, il capitalismo che capitalizzava e la gente in fomento per l’esito delle elezioni presidenziali. Con la soddisfazione di alcuni e lo scontento di altri venne eletto il magnate Donald J. Trump, promotore di idee a sua detta rivoluzionarie.
Il fatto curioso è che da quel fatidico giorno una piccola videocamera iniziò a riprendere senza sosta un muro, quello del Queens’ Museum of the Moving Image di New York City, dove era recata l’iscrizione emblematica HE WILL NOT DIVIDE US.
Ma quale è il motivo di tutto ciò? Come ha fatto una frase a coinvolgere decine di migliaia di persone? Può essere questa una nuova forma artistica di protesta sulla scia dell’operato di Yoko Ohno, Andy Warhol e Banksy?
Fin dal primo momento in cui Trump “salì al trono” era chiaro al mondo intero il suo volere di costruire, emulando la Grande Muraglia Cinese, un muro gigantesco che costeggiasse la frontiera messicana e impedisse l’accesso del popolo messicano all’interno del glorioso suolo americano.
A molte persone questa cosa non andò a genio, e tra di loro spicca la pepata personalità di Shia LaBeouf, giovane interprete del personaggio di Sam Witwicky, protagonista della saga fantascientifica Transformers.
Puntualmente il 20 Gennaio, assieme agli artisti Luke Turner e Nastja Rönkkö, Shia LaBeouf allestì l’opera. La richiesta è molto semplice:
“Il pubblico è invitato a recitare alla videocamera le parole HE WILL NOT DIVIDE US […] ripetendo la formula per quante volte desidera e per quanto tempo voglia”
Richiesta accolta. Nel giro di pochissimo tempo una folla di centinaia di persone (fonte IndieWire) iniziò a saltare davanti alla telecamera, gridando a squarciagola l’incantesimo come se non ci fosse un domani. L’opera sarebbe dovuta durare per ben quattro anni, ossia fino al giorno in cui il mandato presidenziale di Trump avrebbe incontrato la sua fine.
L’accaduto si sparse a macchia d’olio grazie al contributo dell’user @daisyrdley. Il tweet nel giro di tre giorni ricevette oltre centomila likes e venne retweetato oltre sessantamila volte.
Gli anon notarono questo fenomeno e subito sulle board /pol/ dei due siti 4chan e 8chan (ora 8kun) si scaturì un furioso dibattito. Gli utenti di /pol/ (principalmente di destra, quindi repubblicani, quindi sostenitori di Trump) si presero subito gioco di questi individui definendoli “sinistroidi“ e “sinistricchioni“ (leftyfags). Nemmeno Shia LaBeouf sfuggì alla presa in giro, dove venne considerato
“[…] un attore di ultima categoria che cerca disperatamente di salvare la sua immagine dopo che Hollywood lo ha lasciato disoccupato e irrilevante per la società.”
Seguendo le orme lasciate da Anonymous nelle varie operazioni precedenti, una nuova battaglia faceva capolino nella storia di internet.
Quasi immediatamente /pol/ accorse per rendere omaggi a quest’opera d’arte; ma al posto dell’oro, dell’incenso e della mirra vennero donate Shadilay, icone di Donald Trump e dell’anfibio supremo Pepe the Frog. Fu tutto inevitabilmente immortalato sulla telecamera di He Will Not Divide Us, e quella che doveva essere un’opera d’arte divenne una commedia.
Mentre l’hashtag #HeWillNotDivideUs stava spopolando su Twitter, emerse la controparte ShiasFunHouse, profilo scherzo dove fecero la loro comparsa i momenti salienti che testimoniavano il disagio causato dagli anon di /pol/, a cui successivamente si unirono anche altre board come /v/ e /a/. Venne in seguito creata una compilation dall’utente I’m a fish per poi essere consegnata nelle mani di YouTube.
La situazione iniziò a sfuggire di mano quando Paul Joseph Watson, uno degli host del sito di complotti di estrema destra Infowars, pubblicò su Twitter un video di Shia che
“[…] urla maniacalmente He Will Not Divide Us! In faccia ad un supporter di Trump… diventando così l’incarnazione fisica della divisione.”
Il video divenne estremamente popolare e venne repostato sul subreddit r/PublicFreakout con la scritta “Shia LaBeouf Gets Divided”: un titolo che sarebbe diventato meme cardine di tutto il movimento.
Da qui molte testate iniziarono ad etichettare Shia come “suprematista bianco”, contribuendo a metterlo sotto una cattiva luce. Questa non era la prima volta in cui l’attore aveva queste manifestazioni di rabbia, e non sarebbe stata l’ultima.
Gli attacchi degli anon si intensificarono. Alcuni di loro riuscirono a hijackare lo stream per diverse ore durante l’assenza dell’attore (dall’una alle cinque del mattino circa), leggendo tweets e threads di 4chan. Fu richiesto l’intervento della Polizia di New York City per allontanare e interrogare i disturbatori. Girarono voci sull’imminente ritorno di Shia nello stream, subito smentite.
Successivamente altri utenti fecero la loro comparsa, tra cui una donna che mostrò il suo seno alla telecamera mentre una scolaresca stava innocentemente passando accanto. Erano all’incirca le otto e mezza del mattino e in quel momento arrivò Shia LaBeouf, furibondo.
Ci fu una breve colluttazione dove un utente venne aggredito. I testimoni affermano che Shia tolse la sciarpa dal collo dell’uomo, dopodiché lo graffiò e lo scaraventò a terra urlando. L’uomo sporse una denuncia di aggressione e quella sera stessa la NYPD si materializzò di nuovo davanti alla telecamera, stavolta mettendo le manette ai polsi dell’attore.
Secondo un tweet ufficiale LaBeouf agì dopo aver visto un anon recitare la frase “Hitler non ha fatto nulla di sbagliato” davanti alla telecamera. Dopo, nello stesso feed, la versione dei fatti cambiò in legittima difesa e il Nazi divenne l’aggressore.
LaBeouf fu rilasciato nel mese di Febbraio. Per quasi tutto il mese la battaglia tra anon e manifestanti continuò con vandalismo e violenza. Le cose non stavano andando per il verso giusto. Serviva un cambiamento.
Il Queens’ Museum of the Moving Image non fu entusiasta dei recenti avvenimenti, soprattutto a seguito dell’arresto di uno degli artisti per aggressione. He Will Not Divide Us chiude i battenti.
In una dichiarazione al giornale Page Six il museo ha spiegato il motivo di questa scelta:
“L’installazione è diventata una minaccia seria e costante per la sicurezza del museo, dei suoi visitatori, del personale, degli abitanti del quartiere e delle attività commerciali adiacenti ad essa.”
In seguito la schermata del livestream fu sostituita da un riquadro nero recante la scritta “Il Museo ci ha Abbandonato” in caratteri bianchi cubitali. Un’opera che doveva durare 4 anni non riuscì a sopravvivere neanche un mese.
Sembrava la fine di un’odissea ma, credeteci, era solo l’inizio.
L’opera d’arte trovò una nuova casa sulle mura del Teatro El Rey, situato in un sobborgo malfamato di Albuquerque. Fu tutto immortalato in un video pubblicato su YouTube dall’utente Matthew Reichbach.
Questo spostamento non è andato come si sperava. Stavolta però non furono gli anon, sempre e comunque presenti, a sabotare He Will Not Divide Us. Furono i cittadini stessi di Albuquerque a minacciarne l’integrità, a partire da un uomo afroamericano non identificato, che il 19 Febbraio ha agitato la sua arma da fuoco di fronte alla telecamera dicendo
“Fanc*lo Trump e i suoi sostenitori!”
Una gif dell’uomo che estrae l’arma venne pubblicata su Reddit e divenne virale in pochissimo tempo.
Due giorni dopo un vandalo mascherato con una bandana ha ostruito la lente della videocamera con della vernice spray. L’avvenimento fu testimoniato su The Daily Dot e sul sito di gossip TMZ.
He Will Not Divide Us venne chiusa una seconda volta il 23 Febbraio per colpa di colpi di arma da fuoco che sono stati registrati in lontananza sulla live. Stavolta l’opera non durò nemmeno una settimana.
Nuova data, nuovo trasferimento. La telecamera venne posizionata in modo tale da riprendere soltanto una bandiera bianca, con la scritta in nero He Will Not Divide Us, issata in un luogo completamente sconosciuto.
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Ciò non è bastato a fermare gli anon, che presero il tutto come una sfida. In sole 24 ore gli anon di 8chan, sulla board /hwndu/ appositamente creata per He Will Not Divide Us, riuscirono a identificare la posizione della bandiera con Moon Creek rd. nella cittadina di Greenville, in Tennessee.
8chan dimostrò una volta per tutte che gli anon erano disposti a mettere in campo ogni mezzo a loro disposizione per il loro divertimento personale. La nuova casa di He Will Not Divide Us, assieme alla ormai nota bandiera, fu rintracciata grazie alle stelle e alla traiettoria degli aerei immortalati nella videocamera. Il campo di ricerca fu ristretto grazie ad un residente della zona, che ha suonato ripetutamente il clacson della sua automobile al momento giusto.
La posizione fu diffusa nel web e l’indomani un anon di /pol/ ne approfittò per sostituire l’opera con un cappellino M.A.G.A. e con una maglietta con l’effigie di Pepe the Frog. La bandiera fu catturata dall’anon nel processo, come fosse un souvenir che è tuttora orgogliosamente esposto sul muro della taverna di casa sua.
He Will Not Divide Us fu spostato, di nuovo.
Stavolta oltreoceano, alla Fondazione per l’Arte e le Tecnologie Creative di Liverpool, nel Regno Unito. In una conferenza stampa LaBeouf, Rönkkö e Turner diedero le loro motivazioni per questo gesto:
“Semplicemente, l’America non è un posto sicuro per l’esistenza di questa opera d’arte.”
A mali estremi, estremi rimedi. Anche se questi rimedi si sarebbero rivelati inutili come tutti i tentativi precedenti. La nuova posizione venne condivisa immediatamente su 4chan, dove le forze congiunte degli anon pianificavano un modo per ammainarla. Si pensava ai droni, armati di coltellino o di bombe di vernice verde.
Ma un individuo mascherato apparve misteriosamente sulla nuova livestream, che cessò quasi istantaneamente. Subito dopo nuove foto iniziarono a circolare in rete, foto che ritraevano un ormai spoglio palo di metallo.
Inoltre, altre foto dei due “parkour autists” stavano circolando in lungo e in largo, mentre la polizia di Liverpool ordinò la chiusura immediata di He Will Not Divide Us per effrazione di proprietà. La missione era compiuta: la bandiera era stata rubata, un’altra volta.
Nel frattempo Studio Nobu, compagnia di marketing digitale, creò una replica della bandiera all’indirizzo HeWillNotDivideUs.xyz il 23 Marzo.
Il messaggio sul sito affermava che questa bandiera non sarebbe mai stata tirata giù. Sappiate che il sito è stato chiuso molto di recente e che l’ultimo snapshot sulla Wayback Machine risale al mese di Settembre 2019. Il motivo della sua chiusura ci è tuttora sconosciuto.
La bandiera era in cerca di una nuova casa, mentre il sito rimaneva nel limbo in attesa di nuovi dati da parte della videocamera.
Un utente si era stufato di girarsi i pollici in attesa di nuovi risvolti, così pensò bene di hijackare il sito ufficiale di He Will Not Divide Us. La schermata che ne derivò era completamente nera dove compariva il messaggio in caratteri bianchi:
14/88
#GLIEBREINONCIDIVIDERANNO
prossimamente nel 2018 da
Shia Labeouf
Il messaggio, carico di odio e pregiudizio razziale inserito parodizzando il credo di /pol/, venne subito rimosso dal sito che venne ripristinato in poche ore.
Nel frattempo LaBeouf iniziò una nuova opera d’arte in Finlandia chiamata #ALONETOGETHER: un’installazione dove i tre artisti, chiusi in tre baracche situate in posti differenti dello stato, avrebbero potuto conversare con i visitatori via testo da una piccola cabina situata al Kiasma Museum di Helsinki.
Un anon si diresse in Finlandia per chiedere di persona a Shia se la bandiera sarebbe stata di nuovo issata. Shia fece comparire una breve frase sullo schermo: “Lo sarà presto”.
La bandiera trovò nuovamente una sistemazione. Il sito di He Will Not Divide Us riaprì la sua interminabile diretta ritraendo una nuova bandiera appesa ad un muro bianco. Stavolta le stelle non c’erano, né tanto meno gli aerei.
Gli anon discussero su 4chan, ipotizzando che si trovasse nella Serpentine Gallery di Londra, sempre nel Regno Unito. La fonte sembrò essere uno screenshot di una chat non verificata tra un anon e Turner, uno degli artisti manifestanti.
Fu scoperto che sì, la bandiera era a Londra, ma in un luogo diverso. Fu identificato il posto grazie ad un laser blu che venne puntato sulle finestre degli edifici e immortalato nel livestream. Prima che gli anon rubassero di nuovo la bandiera, He Will Not Divide Us fu nuovamente trasferito, mentre gli utenti di 4chan e 8chan iniziavano ad arrendersi e mollare la presa a causa della cocciutaggine dei tre artisti.
La nuova location era in Francia, alla galleria d’arte e musica contemporanea Le Lieu Unique a Nantes. Si trattava della settima iterazione di He Will Not Divide Us, e ormai l’opera era talmente nota che gli anon persero interesse. Questo infatti sarà l’ultimo vero attacco.
Il 24 Ottobre l’utente H Drone pubblicò su Youtube il video di un drone che tenta di dar fuoco alla bandiera grazie a un pezzo di tessuto in fiamme. L’attacco non ebbe successo, dato che la bandiera era ignifuga, e il drone si schiantò al suolo. Il video divenne virale e testimoniò la prima vera disfatta degli anon.
La galleria scrisse un articolo a riguardo:
“Un drone con un pezzo di tessuto in fiamme si è avvicinato senza autorizzazione alla bandiera per darle fuoco. La bandiera, essendo ignifuga, ne è uscita intatta e il tentativo è fallito.”
La bandiera è tuttora issata al Lieu Unique di Nantes, dopo essere stata temporaneamente trasferita al Muzeum Sztuki di Łódź, in Polonia, in occasione della mostra “Peer to Peer” che sarebbe durata fino al 28 Ottobre 2018.
Shia LaBeouf uscì vittorioso pubblicando un tweet l’8 Maggio 2018, vedendo che non si verificarono più attacchi alla sua opera d’arte.
Il link venne ultimamente condiviso su 4chan con la caption “He Will Not Divide Us è tornato!“. Al post seguì la risposta di un anon che, con totale disinteresse, rispose:
“È morto.”
Aspirante doppiatore, nerd fulltime. Shitposter just for fun. È il re dei topi, dei gatti e dei pirati. Internauta e gamer da quando era bambino. Va matto per i biscotti. Fa schifo a Smash Bros.
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