Ne abbiamo sentito parlare tantissimo in questo periodo mirziamov.ru. Amazon (dopo svariati progetti negli ultimi anni in diversi ambiti), ne ha fatto una serie TV nel 2019 e da allora è sulla bocca di tutti.
Come moltissime altre produzioni Amazon, non si tratta però di un contenuto originale, bensì di un adattamento dell’omonima Comic Serie pubblicata inizialmente su Wildstorm (DC Comics) e successivamente su Dynamite Entertainment.
The Boys è una serie a fumetti del 2006 creata da Garth Ennis (testi) e Darick Robertson (disegni). Terminata nel 2012, vanta di ben 72 numeri ed ha raggiunto livelli di popolarità tali da ricevere diversi spin-off:
La serie è stata costretta ad uno spostamento di casa editoriale dopo solo 7 numeri, aneddoto raccontatoci da uno degli stessi autori, che hanno descritto come la causa principale di questo cambiamento fosse stata l’estrema violenza e il linguaggio scurrile che caratterizzano l’opera: la DC Comics infatti non poteva permettere che i supereroi fossero descritti così negativamente.
C’è da dire, tuttavia, che proprio la DC non era affatto contraria all’esistenza del fumetto stesso, tanto da permettere a Robertson (sotto contratto) di lavorare comunque per la Dynamite.
O, parafrasando, “Who watches the watchmen?“.
Non vi è nuova vero? In realtà è una frase presente nel sesto libro delle Satire di Giovenale, il cui concetto è stato usata in moltissime opere moderne, come Watchmen, che la cita direttamente, o come anche The Boys.
Il senso è molto semplice: nel mondo dei fumetti, dei supereroi, chi controlla questi ultimi?
Un vecchio saggio disse: ” Da grandi poteri deriva la fottuta certezza totale che ti trasformerai in uno str*nzo ” (The Boys, Vol. 9 US)
Nell’eventualità che un Superman o una Wonder Woman, dietro la facciata del supereroe, nascondano una personalità diabolica, o se abusassero dei propri poteri insabbiando tutti i danni, chi li fermerebbe? Chi rimedierebbe a tutti i danni causati da un supereroe nel tentativo di salvare una città?
Cosa succederebbe se fondessimo il mondo degli eroi Marvel / DC a cui tanto siamo affezionati al mondo reale, al mondo del marketing e del capitalismo, della pubblicità e del controllo delle masse?
Ecco, The Boys prova a mostrarcelo.
Il primo volume della versione italiana Deluxe del fumetto (edito da Panini Comics) comprende le prime 14 uscite americane, che conta gli iniziali tre archi narrativi:
Sin da subito veniamo introdotti ai protagonisti: facciamo la conoscenza di Wee Hughie, un normalissimo ragazzo scozzese durante una normalissima giornata al luna park con la sua ragazza.
La tranquillità è destinata a svanire nel momento in cui la ragazza sparisce letteralmente, investita da A-Train, un supereroe dotato di super-velocità.
Hughie viene quindi avvicinato da Billy Butcher, il leader dei Boys, un ex-militare sempre in contatto con la CIA, per venire poi reclutato e introdotto alla restante parte del gruppo:
E’ qui che inizia la nostra storia. I Boys hanno intenzione di infangare la reputazione che gli eroi si sono costruiti per nascondere le persone che in realtà celano dietro la maschera. Ma soprattutto: i Boys non conoscono le mezze misure.
Contemporaneamente allo sviluppo dei nostri cinque protagonisti, si va a creare una sub-trama e facciamo la conoscenza di quelli che saranno i principali antagonisti della serie: i Sette.
Si tratta della più potente organizzazione di supereroi del mondo, capitanata dal più potente tra di essi: Patriota (o Homelander). I Sette sono famosissimi, delle vere star, e sono sotto il controllo di una grossa multinazionale, chiamata Vought, palese critica al controllo del potere e al capitalismo molto presente in moltissime opere del genere (LexCorp in Superman, Oscorp in Spiderman, Hammer in Iron Man eccetera).
Ebbene, nonostante Patriota somigli a Superman, non hanno niente in comune se non i super poteri. John (perchè questo è il suo vero nome, raramente usato) è il peggiore di tutti: è egocentrico, egoista, sfrutta la propria forza per i suoi scopi e non ha nessun rimorso.
Gli altri Sette non fanno la differenza, eccetto la nuova arrivata: Annie January o Starlight. Si è unita ai sette dopo il ritiro di uno dei membri, Fiaccola, ed è quello che potremmo definire come “La ragazza della porta accanto, ma con i superpoteri“.
Intenzionata a salvare il mondo, di sani principi ed anche un po’ ingenua, presto conosce la dura realtà dietro le figure che fino a poco tempo prima venerava: sono umani anche loro dopotutto, il solo problema è che sono il peggior tipo di umani.
Quindi possiamo dire che The Boys racconti due storie, destinate ad incrociarsi nonostante siano agli antipodi. Hughie ed Annie infatti fanno parte di due fazioni opposte, ma condividono lo stesso tormento: non sono sicuri di star facendo la cosa giusta, e se il fine giustifica davvero i mezzi.
The Boys, la serie: un adattamento buono ma non troppo fedele. Estate 2019: la stagione…
Lo stile del fumetto è abbastanza chiaro: non a caso è classificato come Mature Content, e per questo dobbiamo ringraziare i due autori, non proprio dei neofiti del genere.
Garth Ennis infatti ha lavorato molto sia per DC Comics che Marvel. Tra le opere più famose a cui ha collaborato troviamo: Hitman prodotto sotto DC, The Punisher e Nick Fury per la Marvel e infine Preacher per Vertigo (anch’essa, come The Boys, trasportata in TV da Amazon Studios).
I suoi lavori gli hanno permesso di vincere diversi premi:
Darick Robertson, come il suo collega, ha lavorato sia per Marvel che per DC, con pubblicazioni riguardanti la Justice League, gli X-Men e, anche lui, The Punisher.
E’ stato co-creatore della serie Transmetropolitan insieme a Warren Ellis, nominata per l’Eisner Award nel 2000 e definita da Wired Magazine come “migliore graphic novel della decade”.
I due autori sono due persone a cui piace raccontare la propria storia rendendola eccessivamente violenta, inserendo anche moltissime scene di nudo e filtrando il tutto il meno possibile.
Nella serie possiamo anche notare le varie influenze provenienti da precedenti lavori di cui si sono occupati: prendiamo per esempio Butcher, possiamo tranquillamente dire che sia pesantemente ispirato a personaggi quali Frank Castle (Punisher) e Nick Fury.
Lo stile del disegno è volutamente molto “Marvel Comic-style”: l’autore vuole farci sentire a nostro agio in un mondo familiare, per poi mostrarci che la realtà è ben diversa. Ed è qui che entra in gioco Robertson: il suo stile è più che perfetto per quest’opera.
Da un lato, lo stile classico DC/Marvel dei supereroi è principalmente quello più usato, ma dall’altro, nei momenti con i Boys, nelle scene di combattimento o negli istanti in cui la facciata “buona” dell’eroe sparisce, lo stile si sporca, diventa duro e violento, molte volte deformato dalla veemenza dell’istante che raffigura.
I supereroi, con il loro costumi colorati, col la loro gloria e la loro grandezza, sono i cattivi, mentre i buoni sono rappresentati da quei cinque anonimi tizi, violenti e vestiti di nero.
The Boys è esclusivamente per lettori adulti certo, ma non solo per questo. La violenza e il sesso sono le prime caratteristiche di questo tipi di contenuto, ma The Boys nasconde un concetto che non può essere colto da un target di minori: The Boys va capito.
Il fumetto infatti racconta di fenomeni sociali mostrandoci come la situazione può andare sempre nel peggior modo. Attraverso dei numerosi parallelismi e riferimenti nascosti alla vita reale, il fumetto ci sbatte in faccia tutto ciò che fa schifo nel mondo.
Il modo in cui ci viene raccontata la storia, i dialoghi e le interazioni, è il solito per Ennis: o lo si ama, o lo si odia. Il suo stile di sceneggiatura è molto prolisso e preciso, a volte troppo: in un fumetto di super eroi non si pretende certo di avere poche battute in nome delle scene action, ma contemporaneamente, inserire pagine e pagine di dialoghi rallenta molto la lettura.
L’intreccio nel primo volume non è molto complicato, i personaggi sono, sì, innumerevoli, ma incredibilmente, ognuno ha un proprio motivo di esistere, e niente è lasciato al caso.
Conoscendo Ennis, più andrà avanti la storia e più diventerà complicata e completa: bisogna solo avere pazienza.
Possiamo dire che il primo volume di The Boys è un ottimo inizio per un’ottima serie, ma non per tutti. Il volume rimane comunque abbastanza pesante da leggere, poiché l’azione è presente sì, ma continuamente frammentata da lunghi dialoghi che non tutti potrebbero sopportare, soprattutto trattandosi di un fumetto sui supereroi.
I due autori svolgono un eccellente lavoro considerando il loro stile e i loro standard. Il disegno di Robertson calza a pennello nella storia narrata da Ennis, che può risultare pesante, ma che molto spesso offre dei momenti qualitativamente altissimi.
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Un grande pregio del fumetto è una grande eterogeneità di personaggi secondari molto ben caratterizzati, ma soprattutto molto divertenti, come Love Sausage: eroe russo ormai ritiratosi, con un “grande” potere
Se siete amanti di questo genere di fumetto, vi piace la violenza, lo splatter, le scene di nudo e un po’ di comicità demenziale e non-convenzionale, The Boys è fatto apposta per voi: se invece preferite un adattamento cinematografico, potete sempre recuperare la serie su Amazon Prime Video.
Attenzione però, perché la serie è molto diversa dal fumetto: molti eventi importanti nella storia sono affrontati in modo totalmente diverso, interi archi narrativi vengono saltati per dare più spazio allo sviluppo interno dei personaggi e le relazioni tra di loro.
L’anima del fumetto è presente nello show, ma prendendo direzioni decisamente diverse. Menzione d’onore a Patriota, con un’ottima interpretazione da parte di Antony Starr: se nel fumetto il personaggio era interessante, nella serie lo è notevolmente di più perché più “umano“.
Chiunque volesse quindi affacciarsi all’opera originale dopo aver amato la serie, può farlo grazie alla edizione Deluxe (decisamente più compatta e pratica) del fumetto curata da Panini Comics, formata da 6 volumi complessivi disponibili anche in formato digitale.
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