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Furry, storia di una cultura (dal 1980 ad oggi)

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Il Furry fandom è in realtà simbolo di innovazione, creatività e apertura mentale.

Vi sarà già capitato, se siete assidui frequentatori di festival del fumetto e convention, di vedere persone vestite da animali pelosi o creature antropomorfe su internet in raffigurazioni artistiche. Ebbene ciò che vedete, nella maggior parte dei casi, viene considerato Furry. Far parte del Furry fandom, cioè essere appassionati, adorare e amare le figure animali umanoidi in ogni loro aspetto.

Il Furry è infatti un interesse rivolto verso le figure antropomorfe, oppure chi si identifica in tali forme con illustrazioni artistiche, racconti e travestimenti (le famose fursuits), o più semplicemente, una passione particolare verso opere in cui è presente tale design.

Vero è che l’argomento può sembrare molto estraneo e stravagante, tanto che lo stesso furry fandom crea meme e fanart verso se stesso. Non si può negare infatti che sia una “novità” il preferire (anche) sessualmente una forma animale ad una molto riconoscibile e rassicurante forma umana.

Ebbene, nonostante le premesse sopra riportate, nella maggioranza non c’è assolutamente niente di male o di cui aver paura in ciò che sentiamo nominare come “Furry”. Addirittura può portare dei valori molto positivi, ma purtroppo il “tabù” di cui spesso è accompagnata la community porta a non volerne parlare o ad isolare la gente arrivando ad ogni tipo di accuse.

Nel corso degli anni, il fandom non solo si è allargato, ma ha anche subito profondi cambiamenti passando da piccoli gruppi divisi (spesso messi socialmente da parte), a delle grandi convention da migliaia di persone in cui si incontrano appassionati e artisti. Ciò è presente anche in Italia seppur generalmente più reticente e diviso sia territorialmente che per linee di pensiero (come fu nei primi decenni del Furry fandom in America, anche nel nostro paese ora ci sono discussioni riguardo al venir accomunati alla comunità LGBT) ma pur avendo avuto i suoi punti di forza come il Zampacon (convention purtroppo non più organizzata dal 2017).

Ma prima di parlare del panorama Furry in generale e, successivamente, di quello italiano, è meglio spiegare come si è formata questa cultura.

Dagli anni 80 con fur-ore

Se vogliamo parlare degli animali antropomorfi in generale potrei arrivare a citare sia gli antichi Egizi che le religioni antiche e attuali, soprattutto in oriente con una varietà abbastanza vasta di culture in cui sono presenti tali forme animalesche. Di certo dei collegamenti culturali ci sono ma per risalire al Furry fandom come lo intendiamo oggi basta tornare indietro di qualche decennio.

All’inizio degli anni 80 (periodo denso di cultura pop e rivoluzioni sia tecnologiche che dello spettacolo), con la continua diffusione dei fumetti in America e in Europa si formarono dei veri e propri gruppi di appassionati organizzati e dediti a ritrovarsi tra loro. Tra i vari temi trattati, ci fu anche la fantascienza grazie a varie convention dedicate soprattutto in America (non a caso siamo nel decennio di Ritorno al Futuro e Star Wars).

Durante uno di questi incontri vennero pubblicati fumetti come: Albedo Anthropomorphics di Steve Gallacci (pubblicato per la prima volta nel 1983 e concluso nel 2005 con un’antologia) e Omaha the Cat Dancer di Reed Waller (1978-1993). La prima è un’opera sci-fi per adulti, mentre la seconda è una vera e propria raccolta di brevi romanzi erotici che seguono le storie di una stripper dalle forme feline, Omaha appunto.

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Già, oltre all’interesse per la fantascienza, si formò presto un cospicuo gruppo di appassionati attorno alle due opere (attratti generalmente dalla forma particolare dei personaggi), persone che iniziarono ad incontrarsi per discutere e a organizzare eventi. Fu proprio all’interno di questi gruppi che si iniziò ad usare la parola furry, appunto “peloso”, termine più breve e accattivante invece di antropomorfi o animali umanoidi.

Ovviamente a tale fenomeno hanno contribuito anche opere precedenti come Kimba the White Lion del maestro Osamu Tezuka in Giappone e anche molto più conosciute come il Robin Hood della Disney del 1973 oltre che tante altre opere Disney dedicate però ad un pubblico giovane o infantile. Del loro ruolo nel Furry fandom ne parleremo successivamente.

Verso la fine degli anni 80 gli appassionati erano aumentati considerevolmente e nel 1989 si ebbe la prima convention esclusivamente Furry, il ConFurence. Organizzato come un “test” e tenutosi nel sud della California all’interno di un Hotel del posto, contava non più di 70 individui.

Da allora, per tutti gli anni 90, nacquero numerose altre Convention sia negli USA che nel resto del mondo (in Europa la prima fu la Eurofurence del 1995) arrivando la stessa ConFurence ad avere intorno ai 1200 partecipanti nel 1998. Durante questi incontri si iniziarono a vedere anche le famose Fursuit, travestimenti antropomorfi diversi dai cosplay poiché rappresentano spesso il fursona di chi lo indossa. Su questo termine importante nel fandom ci torneremo in seguito.

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Locandina del primo evento Furry: il Confurence 0

Durante le convention, si denota sempre di più l’attenzione degli utenti verso i contenuti artistici maturi incentrati anche su temi LGBT che all’epoca erano ancora molto problematici e discussi e che invece, in un ambiente di nicchia come il furry fandom, trovavano la loro relativa tranquillità.

Tuttavia, buona fetta del furry fandom si era più affezionata ai già citati film Disney, Warner Bros e alle pellicole di Don Bluth, tra cui il bellissimo Fievel. Insomma, a niente che avesse elementi troppo spinti, come buona parte del Furry fandom ancora oggi che non è interessata all’aspetto pornografico.

Si arrivò però, in quegli anni di diffusione del furry in America, a dei veri e propri scontri tra le due parti del fandom proprio tra chi non voleva che il Furry venisse associato all’arte erotica e al mondo LGBT, e ciò portò il fandom alla fama di perversione e infantilismo per tutti gli anni 90. Fama che fortunatamente andò via via migliorando, grazie anche alla notevole quantità di persone che ne entrò a far parte e che continua ad aggiungersi tutt’oggi.

Perché indossi quello stupido costume da uomo?

Di certo, è difficile identificare un’enorme comunità di persone come il Furry fandom. Essendo molto diversa ed eterogenea, si rischia verosimilmente di incappare in qualche errore e toccare temi delicati, anche per chi ne fa parte (ndr, come me). Prima di spiegare come la cultura di massa è stata influenzata dal fandom e come si è diffuso sui social arrivando a parlare degli artisti, vorrei far capire come sia differenziato ed enorme questo mondo, specialmente ai giorni nostri.

L’Anthrocon (la convention più grande al mondo che ha preso il posto della ConFurence), arriva ad oggi a toccare quasi i 10.000 partecipanti. Del fandom fanno parte ora come ora dei veri e propri veterani anche qui in Italia (dove i primi appassionati del Furry fandom comparvero intorno agli anni 2000).

Sicuramente c’è una grande creatività e fantasia a contraddistinguere chi ne fa parte. Prima ho usato il termine fursona: ebbene, si potrebbe indicare come l’animale totem (tanto per fare riferimento alle antiche culture del nord America), ma in realtà può anche non essere un animale di cui ci sentiamo rappresentati ma che solamente ci piace. Il più delle volte è un vero e proprio avatar di noi tessi e di come vorremmo essere visti dal resto del fandom, ma anche dal resto del mondo. Un alter ego quindi, che può essere rappresentato artisticamente in fumetti, illustrazioni, opere letterarie e videogiochi.

Le Fursuit sono il modo migliore, oltre all’illustrazione, per rappresentare questa personalizzazione. Si tratta di un travestimento (spesso anche molto complicato e costoso) indossato dagli appassionati durante le convention ma anche nelle fiere del fumetto.

Volendo si può avere anche più di un fursona (o anche solo “Sona”) ma può essere di qualsiasi specie animale: sia con elementi anatomici tipici che invece completamente reinventati o ibridati dando vita alle più disparate forme, colorazioni e outfit. Sono contate anche creature fantasy immaginarie come il Sergal, creatura sci-fi ibrida aliena dalla mente dell’artista giapponese Mick Ono.

Tra i fursona più diffusi abbiamo:

  • Volpe;
  • Lupo;
  • Cane;
  • Felini (oltre al gatto anche tigri, leopardi, ghepardi);
  • Draghi (solitamente classici ma a volte anche ibridati con pelliccia).

Ovviamente in realtà, hanno il loro spazio tutti gli animali in generale, tra cui anche orsi, conigli, cavalli e addirittura falene. Come vedremo, molti fursona sono ispirati inoltre ad una specifica categoria o personaggio di un’opera come i Pokémon o i Khajit di Skyrim. Sono infine compresi anche animali-cyborg che permettono di creare fursuits in stile Daft Punk.

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Furstuit Daft Punk o precisamente Protogen del Furry e artista Koinu

La diffusione sui social…

Abbiamo già parlato di come partendo da artisti come Gallacci e Waller si sia arrivati ad una vera e propria diffusione culturale (fatta di stili di vita, illustrazioni, incontri) e come abbia influenzato anche il mondo del cinema e della televisione. Come si sia sviluppato poi negli Stati uniti viene spiegato molto dettagliatamente nel libro Furry Nation: true story of America’s most misunderstood subculture di Joe Strike. L’opera approfondisce la nascita e lo sviluppo di questa sottocultura in America, le similitudini con le religioni antiche (Oriente, nativi indiani e altri) e la psicologia tra chi considera il Furry solo un hobby e chi ne vive invece una vera e propria esperienza sessuale.

Iniziano gli anni 2000, e con la diffusione di internet e dei social network la comunità Furry trova un ottimo campo di diffusione e strumento di unione. Iniziano a spopolare fanart, fumetti e foto su piattaforme più o meno permissive e libere da censure come Twitter, Tumblr e Reddit.

Ciò ha portato il Furry fandom ad essere ancora più conosciuto verso chi ne è esterno, portandosi però dietro ciò per cui era maggiormente conosciuto. Tra i social più controversi c’è anche 4Chan, con cui la community furry non ha mai avuto splendidi rapporti, come già se n’è parlato in un post sulla nostra pagina Facebook.

Fin dal primi anni della sua nascita, 4chan è stata riempita di gente che disegnava strani animali antropomorfi che…

Geplaatst door Cyberdude op Woensdag 1 april 2020

Da queste brutte esperienze sui social si arriva così a creare dei siti e forum dedicati esclusivamente al mondo furry cui primo tra tutti, nel 2005, Furaffinity.

… E la nascita di nuovi artisti furry

Su social senza censure come Twitter e sul sito Deviantart (molto usato agli albori anche se in libertà più contenuta), si diffusero fanart e immagini furry. Ma con la nascita di Furaffinity le cose cambiarono e si ebbe un sito completamente dedicato al Furry in cui tutto il fandom poté unirsi in tranquillità (nonostante i vari problemi tecnici e attacchi hacking di cui soffre il sito).

Si passa tra opere più SFW (ovvero non spinte, safe for work) e opere NSFW (pornografiche, not safe for work), fino a delineare una certa maturità artistica nel fandom. Grazie a Furaffinity e i social, nacquero molti artisti Furry sempre più talentuosi che poterono mostrare le loro opere con sempre più facilità tra cui i più famosi GoldenWolf, TaniDaReal, Dark Natasha, Blotch e Darkgem.

Artisti che hanno definito degli stili nel panorama Furry occidentale. Mi sento di aggiungere inoltre esponenti come Miles-DF e Koul, che hanno contribuito a formare enormi gruppi di appassionati.

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Fanart di Miles-DF per una delle opere nipponiche attualmente più amate dalla comunità furry e non: Beastars.

Spesso si tratta di fanart certo, ma uno degli aspetti che più possono essere importanti a livello economico sono le commissioni (a prezzi che possono essere anche molto significativi) che riguardano le Fursona dei loro followers e appassionati. Ovviamente anche i siti di donazioni come Patreon hanno aiutato molto a poter avere un riconoscimento e supporto per le proprie opere.

I furry nella cultura di massa

Abbiamo parlato delle tante opere Disney che richiamano al Furry citando Robin Hood, capolavoro dell’animazione in cui la leggenda dell’arciere britannico viene riproposta sotto vesti di animali parlanti. Già, tutti conosciamo questo lungometraggio dell’animazione e purché sia precedente alla nascita del furry fandom non passò molto tempo prima di diventarne uno degli elementi più famosi.

Di sicuro, la Disney ha contribuito molto coi suoi lungometraggi per il fandom. Importantissimi anche Bambi (1942), Red & Toby (1981) e soprattutto Il Re Leone (1994) ma anche molte altre opere non-Disney: i Looney Toons, (l’indimenticabile) Lola Bunny di Space Jam (1996) e Tom & Jerry.

Nel campo videoludico troviamo Sony con Crash Bandicoot e Rachet & Clanck ma il marchio che ha donato al fandom la maggior parte dei personaggi più amati è Nintendo, con personaggi ormai rimasti nei cuori di tutti come Bowser e Yoshi.

Tutti però stiamo pensando la stessa cosa: i Pokémon infatti sono tra le creature più famose e amate all’interno del fandom e, sempre parlando di Nintendo, anche tutti i personaggi di Animal Crossing.

Parlando invece della cultura musicale, sono presenti anche clip come Lone Drigger dei Caravan Palace che ha elementi che rimandano esplicitamente alla cultura Furry.

Costruendo una reputazione che migliora via via sempre di più, il Furry fandom ha preso le attenzioni delle grandi case produttrici e, dopo il successo di My Little Pony nel 2011 ci si convinse che è un ottimo mercato su cui si può puntare.

Diversi anni dopo infatti la Disney sfornò uno dei suoi migliori lungometraggi che sono una vera e propria citazione (e tante fanart) al mondo Furry. Zootropolis nel 2016 infatti, con un’ottima animazione 3D, presentò dei personaggi amati particolarmente da tutta la community e che divennero tra i capisaldi di questa sottocultura.

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Zootropolis, film d’animazione Disney del 2016

Il furry tra Oriente ed Occidente

Ovviamente non basterebbe tutto l’articolo per citare ogni singolo libro, film, videogioco che possa considerarsi Furry anche magari per la presenza di un solo personaggio dotato di pelliccia.

Parliamo però anche della parte nipponica e di anime come il recentissimo Beastars. Tratto dall’omonimo manga, viene accolto con molto piacere dalla comunità Furry diffondendosi tra fursuits, fanart, racconti e digital comics. Anche se in questo caso ad esempio l’autrice Paru Itagaki non si considera Furry (ci furono diversi rumors poi rivelati fake) ma il pubblico l’ha comunque accolto come tale (ma non ci soffermeremo sul dibattito di come un opera si possa considerare Furry o no a prescindere dal fatto che lo sia anche l’autore).

Soprattutto nel sud-est asiatico, in Taiwan e in Giappone ci sono numerose comunità Furry, seppur sotto diverse sfaccettature. Anche il tema LGBT è molto presente nel Furry fandom orientale, soprattutto in fumetti e Doujin, ma di questi ultimi ne abbiamo già parlato in un altro articolo.

Storie raffiguranti soprattutto personaggi di grandi saghe come i Pokémon o più recenti, oltre a Beastars, abbiamo anche Brand New Animal (uscito quest’anno) e di videogiochi di genere Dating Sim come Nekojishi.

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Copertina della serie anime BNA, Brand New Animal del 2020 prodotto dallo studio Trigger

Guardando un bel po’ indietro nel tempo infatti, vediamo come l’arte animata e fumettistica Furry sia molto presente in Giappone. Tra film dello Studio Ghibli ad esempio, come Pom Poko e La ricompensa del gatto.

Numerose sono anche le convention come Kemocon o Infurnity in cui sono presenti artisti famosi nel fandom tra cui l’artista taiwanese Arashi Takemoto, famoso soprattutto per Doujin bara e varie  Fanart.

Il Furry in Italia

Come già detto la passione per il Furry fandom in Italia, come nel resto del mondo, c’è.

Di certo, ha fatto molta fatica a diffondersi. All’inizio furono pochi appassionati, che però seppero far crescere la community fino a fa nascere i due principali siti italiani: FurryItalia e FurryMania che per molto tempo furono luoghi di ritrovo e riunione per il fandom italiano.

Questo finché non si arrivò nel 2012 a fondare il Zampacon che, finalmente, riuniva fisicamente gli appassionati in Italia in un solo evento, tra fursuits ed artisti.

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Il poster per la convention Zampacon ’14 realizzata dall’artista italiano Lion21

Vero è che nel fandom italiano ci sono state spesso incomprensioni e divisioni. Alcune di queste hanno portato a diversi problemi. Ci fu poi la definitiva chiusura della convention, dovuta principalmente a delle complessità nella gestione. Ciononostante, ci sono comunque piccoli eventi durante fiere del fumetto, come il celebre Lucca Comics and Games.

Ma appunto, il Furry fandom è uscito dalle polemiche grazie alla diffusione ed a contenuti sempre più nuovi che nella loro versatilità possono arrivare ad interessare sia gli adulti (con contenuti maturi) che i più giovani. Grazie al lavoro di artisti, scrittori e organizzatori si è riusciti senza dubbio a formare un importante ruolo nella società e nell’intrattenimento diventando per questo uno dei fandom più amati.

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Aspirante fumettista, di cui frequento tutt'ora dei corsi. Riscoperto furry da poco più di un anno Mi piace l'idea di dare un contributo alla comunità furry in Italia e di far conoscere meglio questa nuova cultura ancora poco diffusa nel nostro paese.

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